Capitolo 11: Paisley

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Uscimmo tutti tranne uno dal frutteto.

Trasportai il barile attorno a gli alberi per le ore a venire. Con le palme dei piedi logorate dalle vesciche dopo aver riempito il terzo barile e terribilmente sanguinanti dopo il quinto. Alla fine decisi di mettermi le scarpe quando scoprii che il terriccio era più roccioso di quanto avessi osservato in precedenza. Gli altri furono abbastanza gentili da lasciarmi le mele appese più in basso così da raccoglierle, ed alcuni mi dettero pure un po' della loro frutta dai rami più alti. Dopo un po' rifiutai i loro atti di carità e la loro comprensività. Sarà stato difficile, ma riuscii a riempire otto barili con i piedi sanguinanti e del tempo extra. 

Davie non parlava e mi guardava a mala pena. Penso che si sentisse parzialmente responsabile per il mio inconveniente. Mi diede uno sguardo dispiaciuto quando andai sotto al suo albero a rovistare alla ricerca dei frutti più in basso. Al contrario degli altri, lui aveva già raccolto le mele più basse e lasciato tutte quelle fuori dalla mia portata. Penso che fosse troppo terrorizzato di andare più in alto, avendo assistito alla mia gaffe, dunque non potevo biasimarlo. 

Fui inondata dal sollievo quando riempii il mio ottavo barile fino all'orlo. Lo lasciai sotto a uno degli alberi e zoppicai verso il capitano. Fui la prima a finire sebbene il mio svantaggio. Rimaneva immobile con una espressione impassibile, guardandomi senza pietà mentre mi facevo strada attraverso il frutteto. Quando mi aveva aiutata a scendere dall'albero sembrava mostrare compassione -no, compassione non è il termine adatto. Interesse? Preoccupazione? Riguardo? Gentilezza? Ciò nonostante, c'era qualcos'altro oltre al verde spento che vedevo. Ma non appena raccolse la sua arma da fuco da terra, qualcosa sembrò scattare in lui. Ed ora mi fissava come ogni altro Correctore aveva sempre fatto. 

"Ne ho riempite otto." Gli dissi. Non sembrava per niente sorpreso o impressionato. Fece semplicemente un cenno con il capo verso il capanno.

Lanciai un'occhiata verso il capanno e di nuovo verso di lui con perplessità, "Cosa?"

"Allineali di fronte alla capanna." Mi ordinò freddamente.

"Non posso semplicemente lasciarli lì?" Mi pulsavano le mani dal dolore.

"Verrà un furgone a prenderli più tardi, e non abbiamo il tempo materiale di cercarli. Allineali di fronte alla capanna." 

Mi accorsi che discutere con lui o qualunque altro Correctore era inutile. Sono innocua ai loro occhi. Per quanto snervante possa essere venire etichettata come debole o rammollita, non c'è niente che possa fare. 

Dunque detti la schiena al capitano e provai del mio meglio a mascherare il dolore sotto ai piedi. 

"Manca un'ora!" Disse mentre mi allontanavo in modo altero da lui.

Altri due terminarono di riempire i loro barili mentre io trascinavo uno dei miei verso il capanno. Copiarono le mie azioni, borbottando rumorosamente. I barili erano meno pesanti da vuoti. Dovetti fermarmi un paio di volte per sopprimere le lacrime, la pelle che mi si lacerava alla base dei polpastrelli stava diventando incredibilmente dolorosa.

Sussultai di gioia quando scagliai il mio ultimo barile davanti alla capanna. Mi lasciai cadere a terra e mi misi le mani doloranti di fronte a gli occhi per ispezionarle. La sola vista mi fece pulsare il dolore attraverso le falangi. Le premetti ai pantaloni, l'attrito affievoliva il male. Quando ritrassi le mani, notai che avevano lasciato delle impronte sanguinose sul materiale della divisa.

Tutti avevano o stavano quasi per finire quando Harry ci informò che mancavano quarantacinque minuti. Molti sedevano per terra, appoggiandosi al capanno. Stavamo tutti bisticciando su qualcosa, sguazzando nella nostra compassione per noi stessi. Eccetto Paisley. 

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