Capitolo 12: Recinzione

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Harry

Mi sento le articolazioni pesanti. Intorpidite. I miei sensi sono azzerati. Ma l'odore delle mele e la sensazione del terreno sotto ai miei piedi sono percepibili. Respiro affannosamente e il cuore mi picchia all'impazzata sulle costole. Mi sembra di star andando così lentamente. So che posso andare più velocemente.

Vedo la sua uniforme arancione sfrecciare tra gli alberi. I suo capelli biondi platino le svolazzano sulle spalle. I suoi piedi fanno attrito con il terreno mentre scatta in avanti. Corre così velocemente.

"671!" Le urlo dietro. "Le conseguenze per una tentata fuga o una trasgressione delle regole di un Correctore sono-" Mi manca il fiato prima che possa terminare la frase. In ogni caso è inutile, il suo passo è spedito e molto più veloce del mio. La distanza tra me e lei aumenta rapidamente. "Fermati!" Le abbaio contro, è il mio ultimo tentativo.

Non ricordo nemmeno di aver fatto la scelta. Tutto d'un tratto mi ritrovo con la pistola in mano e con l'occhio sinistro socchiuso mentre miro... Mentre miro al retro della sua testa e respiro profondamente e non mi sento le dita ma so che il mio indice è sul grilletto e l'adrenalina mi scorre dai piedi fino alle mani e sento il metallo ghiaccio sui miei polpastrelli e so che se lo premo la pistola viaggerà indietro e la pallottola partirà dalla canna e ci sarà un fracasso così forte e del piombo si pianterà nella carne del suo capo.

Ma la ragazza si ferma.

Rimango accecato da qualcosa, i miei piedi si fermano per conto proprio. Rimane lì, appoggiata ad un albero, cercando di recuperare fiato. Mi mordo l'interno della guancia. Assaporo il sapore del sangue.

Senza pensarci, il mio braccio scatta in avanti. Le mie dita la afferrano per i capelli, il suo cuoio capelluto è saldamente intrecciato tra le mie falangi. La strattono per i capelli, sperando di tirarla verso di me, ma il suo corpo rimane nello stesso punto. Invece, mi rimane in mano una ciocca di capelli biondi.

Fisso la mia mano in puro orrore, un pezzo di capelli sanguinanti mi ricopre la mano. La pelle è rimasta attaccata alla chioma, il sangue denso mi cola giù per la mano verso il polso. Il dolce profumo delle mele e l'odore metallico del sangue si confondono, creando un intossicante aroma fruttato, che mi fa voltare lo stomaco.

Osservo i capelli più fini cadermi dalla mano per terra, sono stranamente ipnotizzato dalla scena dinanzi ai miei occhi.

Mi ritorna la vista, 671 è ai miei piedi. C'è un'enorme fossa sanguinante nel retro della sua testa. Il sangue le sgorga dalla ferita e le gocciola giù per il collo, diffondendosi attraverso la sua uniforme arancione. Mi sento la bocca impastata mentre le inonda la schiena.

1930. E' in fondo alla fila di fronte al capanno. Ha le mani insanguinate. Come le mie. E' rimasta a bocca aperta. Sta cercando di respirare. Distoglie lo sguardo. Ha difficoltà a inspirare. Mi sento chiudere la gola.

Sono in isolamento. In una stanza di puro metallo. Nessuna finestra. Solo buio. In qualche modo so di essere qui. Sento l'odore del generale. L'odore del sangue e di donne -insieme alla sua acqua di colonia, pillole di nicotina e rame.

"Questa è la tua punizione." E' tutto ciò che mi dice. Mi ricordo ancora la volta che me lo disse. Dovevo avere sedici anni quando iniziarono a costruire Knox. Mi chiuse la porta in faccia e mi lasciò lì per cinque ore. Mi chiese se avevo fame quando tornò indietro.

Posso ancora sentirlo chiudere la porta. Ho la sensazione che le tenebre mi stiano strangolando. Il silenzio è assordante. Chiudo gli occhi e faccio finta che riaprirli farà qualche differenza. Faccio finta che il buio attorno a me sia il frutto della mia immaginazione. Provo a respirare.

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