11 MARZO 1492

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I miei passi irrequieti rimbombavano sul pavimento di legno della mia camera, non era possibile, non volevo crederci...eppure era così.

Percepivo lo sguardo sbalordito di Petia su di me, se ne stava seduta con le mani sulle ginocchia sul mio letto.

-Devi parlarne con nostro padre e nostra madre- disse con un filo di voce.

Mi girai e la guardai con gli occhi umidi.

-Come potrei?- dissi nervosamente cercando di ricacciare le lacrime in gola -Come poteri dire alla mia famiglia una cosa simile? Come potrei dire alla mia famiglia... a coloro che amo che sono stati disonorati? Che per colpa mia dovranno provare vergogna a mettere piede fuori di casa? Che ad ogni loro passo ci saranno persone che mormorano, verranno lentamente isolati e evitati da tutti, nessuno vorrà più avere contatti con noi, ho condannato le mie stesse sorelle ad un destino orribile, non troverete mai un marito degno di voi...mai!- urlai, ero esausta e mi buttai sul letto accanto a Petia liberando le lacrime che iniziarono a cadere impazienti e dolorose, non volevo più pensare, non avevo più voglia di niente.

-La colpa non è interamente tua Kat, Stoyàn gioca anch'esso un ruolo importante in tutto questo- disse appoggiando dolcemente la mano destra sulla mia spalla.

-Questo lo so...ma per la società è la donna ad avere ogni colpa, non sarà certo la famiglia di Stoyàn a cadere nel disonore per aver ingravidato una donna prima del matrimonio...in questo mondo noi donne valiamo ben poco Petia- le dissi guardandola negli occhi.

Vidi i suoi occhi azzurri che fin'ora erano velati da un'ombra di tristezza illuminarsi e diventare il doppio di quello che erano normalmente...aveva avito un'idea.

-Non so perchè non ci ho pensato prima...- mormorò.

-A cosa?- dissi asciugandomi l'ultima lacrima che mi aveva rigato la guancia.

-Forse nessuna famiglia verrà disonorata...la soluzione è semplice è stata sotto il nostro naso per tutto questo tempo...- fece lei accendendo sul suo viso un sorriso stupendo.

-Petia arriva al punto- non sopportavo più questo suo tergiversare.

-Tu ami Stoyan e...lui ama te, è semplice, dovete solamente sposarvi e tutta questa storia sarà finita, fingerete di aver consumato il matrimonio la notte stessa e dopo un po' di tempo potrete annunciare di aspettare un bambino...sei incinta da poco la pancia non è ancora gonfia, con il corsetto potrai nasconderla ancora per il tempo necessario all'annuncio...vedrai andrà tutto bene! Oddio, non riesco ancora a capire perchè non ci ho pensato prima, ti avrei evitato settimane di angoscia!- esclamò abbracciandomi.

Ricambiai l'abbraccio, Stoyàn mi amava e io amavo lui, ci saremmo sposati e tutto sarebbe andato per il meglio.

-Parlerò con lui oggi stesso...- dissi ritrovando un po' di energia e sollievo nella mia voce -la famiglia di Stoyan ha un buon patrimonio, nostro padre acconsentirà sicuramente all'unione!

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La casa di Stoyan era distante dieci minuti dalla mia, si trovava dall'altra parte del villaggio di Betzenov sul limitare del bosco.

Normalmente ci avrei messo i soliti dieci minuti per arrivare, ma in quel momento ero talmente nervosa che attraversai il villaggio nella metà del tempo arrivando in cinque minuti davanti alla porta di legno di casa Bojinov.

Quando ero uscita di casa avevo pensato che non potevo presentarmi davanti alla porta della famiglia di Stoyan senza un pretesto, così avevo chiesto a mia madre se le erano rimaste delle erbe da vendere ed era stata piuttosto felice di appiopparmi un cestello con del rosmarino e un fiore dai petali viola che serviva per profumare: verbena...amavo la verbena, da piccola c'era un'albero vicino a casa mia, alla sua base cresceva sempre della verbena e io adoravo raccoglierla per arricchire le acconciature dei miei capelli.

PETROVADove le storie prendono vita. Scoprilo ora