9 FEBBRAIO 1492

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"Prima di iniziare ilcapitolo vorrei scusarmi, per il fatto che mi sono appena accorta diaver commesso un errore nelle date che danno titolo ai capitoli.

Teoricamente l'anno avrebbedovuto essere il 1491, mentre io segnavo 1492...mi spiace, fate fintache tutto ciò che avete letto appartenesse al 1491, da questocapitolo, che si svolge nove mesi dopo il precedente, siamo nell'anno1492.

Grazie e scusate l'errore:)"


Quella notte ero andata a dormire tranquilla, come ogni sera, avevoacceso il caminetto accanto al mio letto e mi ero coricata sotto lecoperte piuttosto presto, perchè il mal di schiena che miperseguitava da mesi, quella sera, sembrava volesse essere piùprepotente del solito.


Mi ero tirata il lenzuolo fino a sotto il mento e avevo osservatosorridendo la gobba che formava la mia pancia da sotto le coperte.


Erano passati nove mesi esatti da quando avevo scoperto di aspettareun bambino, e non potevo fare a meno di sorridere pensando che da lìa poco sarebbe nato, che finalmente avrei potuto tenere tra lebraccia quel piccolo fagotto che fino ad allora avevo custodito nelmio ventre come un tesoro prezioso.


Ripensando a quel giorno oggi mi sento davvero stupida e incoscente,credevo davvero che mio padre mi avrebbe lasciato tenere il bambino?


Quando iniziarono le doglie un ostetrica e due infermiere siprecipitarono nella mia camera assieme a mia madre.


Non so descrivere la sensazione che provai quando vidi quel piccolofagottino in braccio all'ostetrica, piangeva disperatamente e urlava,aveva una voce fortissima, me la ricordo ancora, strillava come avoler annunciare a tutto il mondo che ora c'era anche lui.


-E' una femmina!- urlò l'ostetrica sorridendo porgendo la bimba amia madre affinchè la prendesse in braccio.


Era un momento perfetto, la gioia mi scoppiava nel cuore e ripensarea quel preciso momento in cui la mia vita era meravigliosa mi rendefelice ancora oggi.


Ma come dicevo ero stupida e incoscente e dovevo ancora imparare cheun momento perfetto non può durare all'infinito, passa veloce, tiscivola tra le dita nonostante tu cerchi con tutte le tue forze ditrattenerlo,non bisgona aggrapparsi troppo alla felicità di unmomento, pochi istanti dopo l'avrei imparato e non me lo sarei piùscordata.


Stavo pregando mia mamma di lasciarmi abbracciare la mia bambina,anche solo per un secondo, ma proprio mentre stava per porgermela,proprio mentre lei tendeva le sue piccole manine verso di me, con gliocchi lucidi e innocenti, la porta si spalancò di colpo.


Mio padre andò verso la bambina e la prese malamente dalle bracciadi mia madre.


Capì velocemente ciò che stava succedendo e ricordo esattamente lasensazione che provai, quando mio padre mi proibì di toccare la miabambina, di vederla e di stringerla tra le braccia, non è unasensazione difficile da descrivere, stavo semplicemente morendo.


Sentivio una voragine enorme nel petto, un buco nero che avevarisucchiato in pochi istanti la gioia provata poco prima, e lavoragine si allargò quando tra le lacrime che non mi ero accorta diversare, tra le mie urla che uscivano meccanicamente dalla mia bocca,incontrollate, vidi mio padre con la mia bambina in braccio spariredietro la porta.


Non ricordo con precisione cosa accadde dopo, o forse non ho vogliadi ricordarlo, ma in quel momento ricordo che desideravo soloprendere la mia piccolina, scappare lontano da quella casa e nontornare mai più.


Una capitolo della mia vita si stava chiudendo e tre parole mitornarono alla mente "dolore, angoscia e paura".




FINE PARTEPRIMA



"Chiedoscusa se il capitolo risulta corto, ma si tratta di una conclusioneper quanto riguarda la prima parte del libro, prometto che entropochi giorni pubblicherò l'inizio della seconda parte a cui ho giàiniziato a lavorare.

Volevoringraziare tutti coloro che hanno votato, commentato e letto la miastoria fino ad ora.

Spero che vipiaccia:)"

PETROVADove le storie prendono vita. Scoprilo ora