𝟏𝟐. 𝐆𝐚𝐥𝐚

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Il sole del mattino filtrava attraverso le ampie finestre della sala prove, illuminando ogni angolo con una luce dorata. Quel giorno, la professoressa ci aveva convocati per una sessione speciale, anticipando che ci sarebbero state nuove sfide tecniche per tutti noi. Il suo tono solenne lasciava presagire che non sarebbe stata una giornata facile.

Entrai nella sala prove con Brandon al mio fianco. Nonostante la nostra nuova alleanza, la tensione tra di noi era palpabile. Le nostre dinamiche stavano cambiando, sì, ma la rivalità che ci spingeva a migliorare era sempre presente.

La professoressa entrò nella stanza, il suo sguardo severo passò su di noi uno per uno. «Bene, oggi ho deciso di mettere alla prova le vostre capacità tecniche con nuove sfide. Ognuno di voi dovrà lavorare su un aspetto specifico del ballo che trovo carente.»

Iniziò a chiamarci uno alla volta, assegnandoci i compiti. Quando fu il mio turno, mi avvicinai, sentendo il cuore battere forte. «Mia,» disse, «voglio che ti concentri sulla tua espressività. Sei tecnicamente molto brava, ma devi trasmettere più emozioni. Lavora su questo.»

Annuii, prendendo a cuore le sue parole. Sapevo che aveva ragione; spesso mi concentravo così tanto sulla precisione che dimenticavo di lasciar trasparire i miei sentimenti.

Brandon fu il prossimo. La professoressa gli assegnò una sfida simile: «Brandon, il tuo controllo è impeccabile, ma manca di fluidità. Voglio che ti concentri su questo. Rendi i tuoi movimenti più morbidi e continui.»

Quando tutti ebbero ricevuto le loro sfide, la professoressa ci lasciò liberi di lavorare. Mi avvicinai a Brandon, cercando di rompere il ghiaccio. «Sembra che abbiamo compiti simili,» dissi, cercando di sembrare incoraggiante.

Lui annuì, ma il suo sguardo era teso. «Già. Ma non pensare che potremmo aiutarci a vicenda.»

Sorrisi, sorpresa dalla sua disponibilità. «Non era a quello che stavo pensando.»

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Le ore successive furono intense. Brandon e io lavoravamo fianco a fianco, cercando di migliorare i nostri punti deboli. Ogni tanto ci scambiavamo suggerimenti, ma la tensione era sempre lì, sotto la superficie.

Ad un certo punto, mentre stavamo provando un passo particolarmente difficile, Brandon perse la pazienza. «Stai ancora pensando troppo alla tecnica, Mia. Devi lasciarti andare!»

Mi fermai, respirando profondamente per non perdere la calma. «E tu, Brandon? Ti rendi conto di quanto siano rigidi i tuoi movimenti? Prova a rilassarti un po'.»

Lui mi guardò, gli occhi accesi dalla frustrazione. «Non è così semplice come sembra.»

«Credi che per me lo sia?» ribattei. «Stiamo cercando entrambi di migliorare, ma sembra che tu non voglia accettare l'aiuto che tutti ti offriamo.»

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