𝟏𝟔. 𝐂𝐨𝐧𝐟𝐥𝐢𝐜𝐭

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Le pareti della mia stanza sembravano avvicinarsi sempre di più, soffocandomi. Da quella notte, non ero più la stessa. Leonard era tornato da me, chiedendo perdono, promettendo che non sarebbe mai più successo. E io, scioccata e confusa, gli avevo creduto, sperando che le sue parole fossero sincere.

Non faceva altro che scusarsi ogni giorno, ma nulla cambiava davvero. Ogni volta che cercavo di allontanarmi, Leonard trovava un modo per avvicinarsi ancora di più. Era come se non riuscissi a liberarmi della sua presenza oppressiva. Mi sentivo intrappolata in una spirale senza fine.

«Jess, cosa c'è che non va? Sei così distante ultimamente,» mi disse un giorno, mentre eravamo seduti sul mio letto. Cercava di accarezzarmi il viso, ma io mi ritrassi istintivamente.

«Niente, Leo. Sono solo un po' stanca,» mentii, evitando il suo sguardo.

Lui sospirò, passandosi una mano tra i capelli. «Non sembra solo stanchezza. Sembra che tu non voglia stare con me. Mi stai nascondendo qualcosa?»

Sentii il cuore battermi forte nel petto. Volevo dirgli la verità, urlare il mio dolore, ma le parole mi si bloccavano in gola. Avevo paura. Paura di non essere creduta, paura delle conseguenze. «No, davvero. È solo un periodo difficile,» dissi, cercando di sembrare convincente.

Leonard mi osservò per un lungo momento, poi si avvicinò di nuovo. «Jessica, sai che puoi parlarmi di tutto, vero? Io ti amo, ti amo e voglio solo il meglio per te.»

Annuii, anche se dentro di me sapevo che le sue parole non potevano cancellare il terrore che provavo. «Lo so, Leo. Grazie.»

Nonostante le sue parole rassicuranti, le cose peggioravano. Le sue visite notturne continuavano, e ogni volta che cercavo di respingerlo, lui mi ignorava, convincendomi che era tutto normale, che era così che dimostrava il suo amore. Mi sentivo sempre più sola, sempre più impotente.

Una sera, mentre stavo cercando di addormentarmi, sentii la porta della mia stanza aprirsi. Leonard entrò silenziosamente, come aveva fatto tante altre volte. Il mio cuore iniziò a battere all'impazzata. «Leo, per favore, non stasera,» sussurrai, la mia voce quasi tremante.

Lui si fermò per un attimo, guardandomi con quegli occhi intensi che ormai associavo solo alla paura. «Jess, ti amo. Non capisci? Voglio solo stare con te,» disse, avvicinandosi al letto.

«Leonard, ti prego. Non mi sento bene,» mentii, sperando che questa volta mi avrebbe ascoltata.

Ma lui non si fermò. Si sdraiò accanto a me, e il suo tocco diventò sempre più insistente. Cercai di respingerlo, ma la sua presa era troppo forte. «Ti prego, Leonard, basta,» implorai, ma lui continuò, ignorando le mie suppliche.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Oct 18 ⏰

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