capitolo 8 - silenzio

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La luce serale filtrava dalla finestra, tingendo la stanza di un caldo bagliore dorato. I raggi del sole, ormai al tramonto, disegnavano lunghe ombre sui muri e accarezzavano i contorni degli oggetti con una delicatezza quasi magica. Ero lì, seduto sotto quella finestra ancora aperta. L'aria fredda mi entrava nei polmoni e mi faceva venire la pelle d'oca. Stringevo il libro tra le mani, piegandone quasi la copertina; avevo buttato la testa indietro e chiuso gli occhi, godendomi il fresco e perdendomi nei miei pensieri. Rispondevo a domande poste in passato, accecato da un sapere che adoravo. Aprii piano gli occhi e guardai fuori dalla finestra, rischiando di essere accecato dal bagliore del tramonto. Lasciai andare la morbida copertina del libro, ormai piegata dalla forza delle mie dita. Milano era così calma a quell'ora che mi chiesi se fosse normale. Sospirai, mi alzai e chiusi la finestra. Le mie braccia erano ormai fredde; avevo perso completamente la cognizione del tempo, fermo lì a pensare.
Nell'aria si sentiva uno strano odore di fritto e, in lontananza, varie voci, sottili e armoniose. Appoggiai il libro sul davanzale della finestra e mi sistemai i pantaloni, passandoci velocemente il dorso della mano sopra. Camminai velocemente verso la cucina; non avevo fame, volevo solo qualcosa da bere. Aprii il frigo e presi il succo di frutta ACE, poi presi un bicchiere e ne versai un po'. La sensazione del succo di frutta freddo, quasi ghiacciato, che invadeva la mia gola calda era rinvigorente. Le dita divennero leggermente fredde al contatto con il bicchiere e il succo fresco. Posai il bicchiere nel lavandino e appoggiai i palmi delle mani sul metallo.

Mi guardai intorno, non mi ero mai sentito così solo.

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La sera dopo ero in un locale di Milano, ero lì con Marco, Emma, Jacopo e tanta altra gente. Ci sedemmo su dei divanetti, poi Emma mi trascinò sulla pista da ballo con lei. In sottofondo suonava "Dark Horse". Emma appoggiò le sue mani sulle mie spalle e iniziò a ballare, io feci lo stesso. Chiusi gli occhi e mi lasciai trascinare dalla musica. Pian piano diverse ragazze si avvicinarono a me, ballavano accanto a me, mi si buttavano addosso volontariamente e io ridevo. Emma mi guardava e mi trascinava lontano da quel gruppo di ragazze. Mi passò un bicchiere e tornammo sulla pista da ballo. Mi giravo per guardare i nostri divanetti. Ci stavano guardando tutti. Feci un passo avanti.

Boy, you should know what you're fallin' for
Baby, do you dare to do this?
'Cause I'm coming at you like a dark horse

Presi Marco e Jacopo per mano trascinandoli sulla pista da ballo. Emma e Jacopo iniziarono a ballare insieme, come stavamo facendo poco fa io e lei. Io guardai Marco, lui fece lo stesso.

Are you ready for, ready for (hey)
A perfect storm, perfect storm? (Hey, hey)
'Cause once you're mine, once you're mine
- There's no going back-

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Tornammo a casa che era l'una passata.
Il silenzio regnava in tutta Milano e, fortunatamente per me, non avevo bevuto troppo da sbattere la testa contro il muro. Dovevo ringraziare Marco per questo.

Lo stesso Marco che, appena aperta la porta di casa, mi aveva preso per mano.

«Allora? Cosa vuoi fare per il tuo compleanno?»

Io risi, chiedendomi perché mi stesse trascinando tra le stanze di casa mia.
«Non so, vorrei organizzare qualcosa, pensavo...»

Proprio in quel momento si fermò.
Eravamo in bagno.

«Pensavo di chiederti una mano per organizzare... mh... perché siamo in bagno?»

Marco sorrise, posò le sue morbide labbra sulle mie.

«Voglio farti provare una cosa.»

Le sue mani scivolarono sulla mia maglietta blu .
Io lo guardai , sorrisi , non ricordo esattamente perché lo feci.
Lui prese il mio cellulare , lo collegò ad Alexa e mise della musica.
Vidi i suoi occhi colmi di lussuria.
Dio ci avrebbe punto per questo. Probabilmente,alla nostra morte , io e Marco ci saremo rincontrarti ; trascinati per l'aria, sbattuti dalla bufera infernale, evidente contrappasso della passione che ci travolge in vita, ma in quale momento non mi interessa.
Mentre la mia maglietta cadeva sul pavimento insieme alla sua , quello sembrava veramente l'ultimo dei pensieri, e , infondo lo era.

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