capitolo 3 - Sheet

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Il giorno seguente andammo al mare, nuotammo fino allo sfinimento, fino a raggiungere quei palloncini gialli chiamati boe.
Appoggiai le mani sulla resistente corda che legava le varie boe. Intorno a noi c'era solo il mare.
L'unico suono che sentivo era il nostro fiatone e i brevi movimenti dell'acqua.
L'acqua scendeva velocemente sul mio viso.
Marco era seduta affianco a me sulla solida corda, tutto era in un silenzio religioso.

La spiaggia era ormai lontana, riuscivo a vedere lievemente le persone sulla riva, sembravano piccolissime formiche.

Eravamo io, Marco, il mare e i respiri corti. Era tutto così tranquillo.

Lasciai la corda e il mio corpo sprofondò lentamente nell'acqua, riemersi e mi tolsi i capelli dal viso.
Guardai Marco.
I suoi piedi si muovevano piano nell'acqua e piccole onde si creavano al loro lato.
I muscoli delle sue braccia erano tesi, le sue mani aggrappate saldamente alla corda. Piccole goccioline d'acqua bagnavano il suo corpo esposto all'aria.
Lui mi sorrise.
«Devi dirmi qualcosa?»
Io scossi la testa.
Le sue labbra erano leggermente più rosse del solito, eravamo da un po' in acqua.
I suoi occhi sembravano leggermente più chiari del solito.
La collana d'oro che indossava era ormai appiccicata al suo corpo, il ciondolo a forma di delfino si muoveva leggermente.
«Ti sei abbronzato» Non sapevo nemmeno io quello che stavo dicendo, volevo solo riuscire a spezzare quel silenzio che regnava nell'aria.
Lui sorrise, diverse gocce d'acqua scesero sul suo corpo a quel movimento inaspettato del volto.
«Già»

Le sue parole si persero nell'aria salmastra mentre il sole dipingeva riflessi dorati sulla superficie dell'acqua.
Una brezza leggera accarezzava la mia pelle, portando con sé il profumo del mare.
Era un momento sospeso nel tempo, dove solo noi due esistevamo, avvolti dal suono tranquillo delle onde che si infrangevano lontano.

E in quel momento, tutto ciò di cui avevamo bisogno era lì, nell'abbraccio dell'oceano e nel sorriso del altro.

Mi sentivo in pace, come se quel momento potesse durare per sempre.
Le nostre parole si mescolavano con il suono del mare, creando un'armonia che avvolgeva i nostri cuori.
Guardandoci negli occhi, sapevamo di condividere qualcosa di speciale, un legame che resisteva al passare del tempo e alle onde del destino.
E mentre il sole tramontava lentamente all'orizzonte, sapevamo che quel giorno sarebbe rimasto impresso nei nostri ricordi.

Tornammo a riva poco dopo.

Mi stesi a pancia in su sull'asciugamano, Marco si sedette vicino a me, prese il libro che stavo leggendo e lo sfogliò.
Lo guardai e lui posò il libro. «Ancora devo capire cosa ti piace di questo libro» sospirai. «È interessante» risposi.
«Se lo dici tu» mi rispose lui. Mi passò le dita tra i capelli e io chiusi gli occhi, sorridevo mentre lui intrecciava i miei capelli tra le sue dita.

«Alessandro? Sei tu?» Sentii una voce che conosco.
La mano tra i miei capelli scivolò via velocemente, aprì gli occhi e mi misi seduto sull'asciugamano.
Ci misi un po' a mettere a fuoco chi c'era davanti a me.
Una figura alta copriva il sole delle sette, quel sole ormai tenue e sempre più basso. «Ali?» guardai meglio il volto della persona che avevo davanti, e un sorriso comparve sul suo volto.
«In persona!» disse, tendendomi la mano.
Io la presi alzandomi. «Che ci fai qui?» chiesi.

Ali era uno dei tanti bambini con cui giocavo in Egitto. Quando dovevo passare le estati, fin troppo calde, lì, il pomeriggio mi radunavo con dei bambini e insieme giocavamo fino a sera. Lui era cambiato non poco, non lo vedevo da più o meno vent'anni.
«Oh, ora vivo qui!» rispose Ali.
Mi strinse tra le sue braccia e io ricambiai il suo abbraccio.
«Ti ho visto in TV! Tu perché sei qui?» mi chiese.
Appoggiai le mani sui fianchi.
«Vacanze» risposi. Lui rise.
«Di' la verità! Sei venuto a trovare tua madre! Vero Alessandro?» Il modo in cui pronunciava il mio nome, quella R inesistente, mi fece ricordare l'infanzia passata a ripetergli che non si pronunciava così.
Scossi la testa e risi.
«No, no vacanza! Niente madre in mezzo sta volta» alzai le mani in alto e lui rise.
La sua tipica carnagione mulatta brillava al calare del sole. Il suo costume bianco spiccava in mezzo ad essa.
«Mi fa piacere vedere che sei vivo! Da quanto manchi in Egitto!» Risi a quella affermazione.
«Ah, io ti avevo avvisato Ali!» lui annuì. «Ricordo, ricordo».

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