Capitolo 1- Home

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A chi c'è dal inizio
A chi ha sempre creduto in me .
A voi 🤍

La nebulosa...simbolo di un amore profondo e immenso, che avvolge due persone in un legame indissolubile e misterioso. Come la nebulosa che si estende nello spazio infinito, questo tipo di amore può essere visto come qualcosa di eterno, in cui due anime si fondono insieme oltre i confini del tempo e dello spazio.

Io e Marco siamo una Nebulosa


La pioggia scivolava giù dalle finestre sbarrate mentre fissavo il vuoto, chiuso nella stanza buia di quell'oscuro Hotel.

Ogni notte, mentre il cellulare illuminava la stanza con una tenue luce blu, mi sentivo come se un pezzo del suo cuore fosse rimasto bloccato a chilometri di distanza. Le parole dolci dei messaggi non riuscivano a colmare il vuoto che sentiva dentro, e ogni momento senza Marco sembrava un'eternità di solitudine e dolore.
In quei momenti di silenzio, il mio cuore pesava come un macigno sul petto, mentre la distanza diventava una gabbia invisibile che mi separava dall'unica persona capace di farmi sentire davvero vivo. Ogni volta che chiudevo gli occhi, vedeva il suo sorriso, sentiva il calore delle sue mani, ma poi li riaprivo e mi ritrovava solo, circondato dall'eco del vuoto. Era come se il tempo si fosse fermato, lasciandomi sospeso in un'attesa infinita, mentre il desiderio di stringerlo forte a me diventava sempre più insopportabile.
Continuavano a ripetermi che l'avrei riabbracciare presto, continuavano a dirmelo tutti e io.. continuavo a ripetermelo a me stesso, come se questo potesse migliorare la situazione, come se quel vuoto potesse sparire.

« Ale,stiamo andando a cenare,tu vieni?» disse Stefano, dopo aver bussato delicatamente alla porta e averla aperta, pronunciando quelle parole. Mi voltai per guardarlo.
« Mh, arrivo.»
« Bene, ti aspetto fuori » disse Stefano. Guardai un'ultima volta la pioggia che scendeva lentamente sulla finestra dell'hotel, presi il cellulare e uscii dalla mia camera.
« Che si mangia di buono? » chiesi con un sorriso sul volto.
Stefano ricambiò quel sorriso.
« Non ne ho idea, lo scopriremo presto però» Percorremmo il lungo corridoio scuro dell'hotel, entrammo nell'ascensore e Stefano schiacciò il pulsante per l'ultimo piano, dove si trovava il ristorante.

La fastidiosa musica dell'ascensore non faceva altro che farmi venire il mal di testa. Le luci, troppo luminose per quel periodo, dove non avrei voluto vedere nessuno se non Marco, mi accecavano.
Erano sempre state così luminose?

Un messaggio illuminò lo schermo del mio cellulare, che tenevo stretto nella mano destra.
Guardai velocemente chi me l'avesse mandato.
Era un messaggio di Marco.
Una foto, di quelle che si potevano vedere una sola volta.
L'aprii velocemente e la guardai per un po'.
A Milano il tempo era sereno, un brillante sole si estendeva sulla grande terrazza di casa di Marco.
Nella foto si vedeva la sua mano tenere un frullato in mano.
Le unghie ben curate e il tatuaggio sul dito che spiccava su tutta la mano.
Aveva sempre portato diversi braccialetti, in quel momento ne aveva uno di quelli che generalmente prendi in spiaggia e un sottile bracciale d'oro.
'Pensandoti' recitava la piccola didascalia sotto la foto.
Risposi al messaggio con un semplice cuore e in quel momento l'ascensore si aprì.

Le grandi finestre del ristorante lasciavano spazio alla magnifica vista di Parigi.
Quella era l'ultima tappa prima del mio ritorno a casa.
Parigi di notte era davvero bellissima, si vedeva in lontananza l'alta Torre Eiffel illuminata da migliaia di luci e ai suoi piedi c'erano le case, che come la torre, brillavano di una leggera luce gialla.
« Ti è sempre piaciuta Parigi » Stefano avanzò verso il resto dello staff, mi lasciò lì con quelle semplici parole.
Si, mi era sempre piaciuta Parigi, ma in quel momento, non riuscivo a vederla con gli stessi occhi innamorati di sempre.
Mancava qualcuno con me , qualcuno che mi tenesse la mano mentre osservavo quello spettacolo dalle grandi finestre del ristorante.
Mancava semplicemente Marco.
«Ale, vieni che ordiniamo.» Mi voltai verso il nostro tavolo.
«Arrivo.» I miei occhi guardarono un'ultima volta quel panorama mozzafiato, poi mi incamminai verso il tavolo.

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