Capitolo 3

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Rhett

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Rhett

Dovrei essere eccitato per quello che sta per accadere, e di cui ho tutta l'intenzione di trarre ogni beneficio, invece mi sento un idiota; irrigidito e travolto dalla personalità di Faye Wild.
C'è questa cosa in lei che fa scattare dentro di me un pulsante. Fa clic, come il cane azionato di una pistola dopo avere tolto la sicura, tutte le volte in cui ci guardiamo e rischio di mettermi in ridicolo facendo gesti che mai avrei immaginato di dedicare a qualcuno senza poterne trarre qualcosa in cambio. Perché sono sempre stato un figlio di puttana egoista. Stavolta però ho davanti una sfida capace di farmi ruzzolare dal mio glorioso piedistallo fatto di certezze e sicurezza; di farmi finire in un inferno che non avevo programmato e di cui non conosco nessuna pena.
Ricostruisco, mentre percorro il lungo corridoio disseminato da quadri e vasi pieni di fiori freschi che rilasciano un odore delicato nell'aria, la mia facciata. Aggiusto la giacca del completo, anche se so di essere in ordine, concentrandomi sul compito che mi è stato assegnato. Non solo, anche sul piano che prevede Theodore Wild in ginocchio, con i pantaloni bagnati dalla paura e il corpo scosso dal dolore.
Sarebbe facile utilizzare la sua stessa tecnica, quella che ha usato per picchiare la figlia. Prima deve conoscere un po' della furia dei Blackwell, i quali non facciamo sconti a nessuno e seguiamo dettami ben precisi per farci ubbidire e chiedere perdono.
Entro in sala da pranzo nel medesimo istante in cui le cameriere dispongono a tavola i piattini con il dolce. Una delle due si affretta ad aggiungerne uno anche per me, nonostante il mio cenno di diniego.
La vista dei dolci mi fa sempre ribrezzo e fatico a restare concentrato, perché rievoca in me attimi di terrore del giorno in cui sono rimasto orfano di madre. Che poi il suo volto non lo ricordo quasi più ed è la cosa che fa più male. Ma non credo sia questo il momento per pensare a lei.
Devo dare ai Wild del merito. Anche se con poco preavviso, sono stati in grado di regalare una cena degna dei migliori ospiti alla mia famiglia. Le apparenze contano molto, specie per Ersilia Wild, la quale avrebbe tanto voluto che suo marito tenesse il diavolo lontano da casa sua. Sfortunatamente per lei, l'inferno si abbatterà presto su di lui, spazzando via col suo gelo ogni traccia di vittoria.
Faron e Dante, seduti vicini a tavola, qualora nostro padre non fosse disposto a intervenire, sono pronti a passare al piano B in qualsiasi momento. Me lo comunicano con il linguaggio del corpo che abbiamo adottato e imparato a usare per circostanze come questa.
In casa non è mai stato tanto loquace, ma quando si tratta di affari le cose cambiano per Seamus Blackwell, il quale più che rilassato sta chiacchierando del più e del meno con Theodore e Ersilia. Il bastardo, sa recitare bene le sue battute.
Non c'è traccia delle sorelle di Faye. Presumo che Theodore non si sia scomodato a invitarle a scendere come avrebbe voluto fare con Faye, ovvero con la forza qualora si fosse rifiutata.
Il pensiero mi fa irrigidire. Quante volte le ha messo le mani addosso? Quante ha sfogato la sua rabbia su di lei? Quante volte hanno nascosto l'accaduto?
Prometto a me stesso di scoprirlo e se ci saranno altre azioni la punizione sarà raddoppiata e il dolore che proverà non avrà fine.
«Eccoti!», esclama mio padre, pulendosi gli angoli della bocca con il tovagliolo, indicandomi il posto vuoto a sedere accanto a sé. «Come sta Faye? I ragazzi volevano che fossi tu a rispondere alla mia domanda. Sono rimasto abbastanza sulle spine».
Apprezzo il silenzio dei miei fratelli. Sanno essere di aiuto quando non si lasciano vincere dai propri sentimenti. In ognuno di loro divampa un tipo di fuoco diverso e pronto a bruciare qualsiasi cosa da un momento all'altro. Finora sono stati bravi a domare se stessi. Mi domando per quanto ancora ci riusciranno. Inoltre, perché mio padre è così guardingo? Mi sta chiedendo di stare al gioco per poi fare come i serpenti e mordere?
«Era indisposta», mi siedo, reggendo il gioco di Ersilia, ma non mangio il dolce; piuttosto allontano il piatto. Neanche Dante lo fa. Faron, invece, non è scortese e accetta nonostante stia continuando a far balzare i suoi occhi dappertutto. Un giorno gestirà gran parte degli affari di famiglia e nessuno potrà eguagliarlo. Si è già dimostrato utile in più di un'occasione, cosa che non è stata vista di buon grado dal nostro caro zio Parsival. Quest'ultimo ha dovuto strappare dalla strada un ragazzino, Coleman, solo per il gusto di mettere al fratello i bastoni fra le ruote. Si è impegnato parecchio da quando ha saputo dell'esistenza di un vecchio testamento che tra non molto verrà letto.
Parsival ha fatto in modo che l'identità del suo nuovo giocattolino non venisse svelata. Ma io so. Ho le prove e presto potrò fare la mia mossa.
«Ha gradito i tuoi doni?»
La voce di mio padre mi riporta al presente.
«Sembra che le piacciano i fiori e i cioccolatini alla nocciola. Non così tanto da ammorbidirla ma... ci lavoreremo».
Ersilia ha almeno la decenza di sorridere in modo sincero. «Li adora. Sono sicura che con il tempo riuscirete a trovare un compromesso, Rhett. Faye è solo spaventata perché non era preparata alla tua proposta. Lei preferisce avere tutto sotto controllo».
La lealtà verso il marito è più importante della figlia che ha dovuto crescere come sua. Non dubito che le voglia bene e non la biasimo, ma ha sbagliato a nascondere la verità.
«Mi piacerebbe conoscere qualcos'altro su di lei. Magari avrei dovuto chiederle se pensa che sua madre l'abbia messa sull'ultimo gradino delle preferenze facendola sentire poco protetta. O se ora più che mai ha intenzione di andarsene. In quel caso le cose sarebbero complicate».
Intorno cala un silenzio di tomba. Persino le cameriere si sono fermate. Non dubito che al loro rientro nelle cucine o dove il personale si cambia per il turno, dilagheranno teorie e pettegolezzi. Una parte di me lo spera. Qualcosa che rovini l'aspetto impeccabile dei Wild è proprio quello che ci vuole. Uno scandalo come questo potrebbe far tremare le loro fondamenta in apparenza solide.
«Rhett, non è come pensi. Io tengo a Faye, anche se non è sempre facile comunicare con lei. Non voglio che se ne vada».
«Non metto in dubbio il suo bene nei confronti di Faye, signora Wild», mi esprimo, ignorando lo sguardo acido del marito che non sa se intervenire, magari ribadendo che la figlia dopo essere stata pestata non andrà da nessuna parte. Conosce le regole del gioco meglio di me. Un passo falso e può dire addio a tutto. I Blackwell lo tengono in pugno, e per essere volgari: per le palle.
«È stato un incidente», dice a bassa voce Ersilia, stringendo il tovagliolo tra le mani. «Non ho potuto proteggerla».
«E adesso?»
Non saprò mai cosa avrebbe risposto.
«È ora di andare, ragazzi. Grazie per l'accoglienza e per la cena».
Mio padre si alza, saluta e tutti e quattro ci allontaniamo dalla sala da pranzo senza aggiungere altro.
Wild ci segue come un cane bastonato. «Siamo a posto?», chiede agitato a mio padre.
È come se per lui fosse normale, quasi un suo diritto, mettere le mani addosso a una persona solo per aver espresso la propria opinione dopo essere stata incastrata in una vita che non ha scelto.
«Ma certo. Domani ho un affare al porto. Perché non ti unisci a noi? In fondo, siamo soci e presto saremo una famiglia».
«Domani?», Wild tentenna. Sudore freddo gli cola dalla fronte. Si lancia uno sguardo alle spalle, come se potesse trovarvi ogni risposta sul da farsi. L'avidità, alla fine, prevale. «Mandami i dettagli», accetta.
Usciamo da Villa Wild carichi e con un unico obiettivo: vendicarci.

Savage - Come carezza sulle cicatriciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora