Faye
Non c'è delicatezza nel bacio che Rhett mi sta offrendo insieme a un bisogno sempre più crescente di sentirmelo addosso, a un livello ben più profondo di un semplice contatto. Il mio corpo è come se fosse acceso da un incendio che divora ogni insicurezza, ogni traccia di razionalità. Non c'è tempo per pensare, per rifiutare, per trovare una soluzione immediata che non preveda la mia disfatta.
Inspiro bruscamente. La testa mi sembra leggera. Come quando ti ritrovi a galleggiare e a fissare un cielo privo di nuvole. Il cuore invece si fa sentire forte e chiaro nel petto mentre mi ritrovo a cavalcioni sulle sue ginocchia.
Il suo bacio ha il sapore di tutto. In particolare, sa dell'unica cosa che potrò avere solo per me nella vita: il suo amore.
In questo istante, ho zero fiducia in me stessa. Dovrei essere arrabbiata, sentirmi umiliata per il modo in cui mi ha scacciata, neanche fossi un insetto quando stavo solo cercando di aiutarlo, di stargli vicino. Invece, penso solo alle sue labbra. Alla pressione che esercitano sulle mie fino a schiuderle.
Tra il mio affanno e le mani che si muovono, il suo respiro affrettato mi scalda la pelle. Sto bruciando e annegando al contempo.
La sua mano si posa sulla mia coscia. La tiene lì per il tempo necessario ai suoi denti di serrarsi sul mio labbro inferiore e tirarlo lievemente provocandomi un gemito. Poi fa salire la mano sul mio fianco, stringe appena e torna giù. Stavolta si ferma sulla mia natica e interrompe appena il bacio per avere il mio consenso.
Quando è convinto di essere ricambiato con lo stesso bisogno, torna a dedicarsi alla mia bocca.
«Dimmi che mi perdoni», ansima, affondando la mano sulla mia nuca e facendomi inclinare la testa in modo da esporre la mia gola alla sua bocca.
Il rifiuto rimane impigliato sulla lingua mentre i suoi baci diventano il percorso verso la perdizione. Riesco a percepire il suo desiderio e non posso fare a meno di ricambiarlo per non dovermi ritrovare senza a causa di una presa di posizione impulsiva.
«Dimmi che resti», riprova, dando uno scossone alla mia titubanza.
Il piacere è così intenso da farmi contorcere sul suo grembo.
Dentro di me so che è lui a essere una combinazione selvaggia e letale per i miei sensi. Ha questo potere. Mi farà sempre cedere, anche quando quello a essere inerme sarà lui.
Mi muovo cercando un contatto attraverso ogni singola frizione, ricevendo in cambio scintille.
Rhett nasconde il viso nell'incavo del mio collo, mi morde sotto l'orecchio e io ansimo inarcandomi.
So di volerlo. So di volermi abbandonare. Non per una notte. Forse voglio che sia così per sempre, ma non oso sperarlo o sognarlo. Non oso illudere il mio cuore a poter vivere una felicità tanto duratura.
Quello che sento in questo momento è amplificato, così tanto da farmi sentire come sul punto di perdere il senno.
I nostri baci diventano ruvidi, passionali.
«Ascoltami attentamente, piuma», mi schiaccia contro il suo petto, attirandomi nella sua orbita. Mi solleva il mento immobilizzandomi con quello sguardo carico di promesse, richiedendo la mia completa attenzione.
«Sto riempiendo di bugie me stesso per non correre e non illudermi. So cosa voglio, l'ho saputo sin dal primo istante. Ancor di più so che sei un rischio, un pericolo che mi annebbia e mi fa perdere la rotta. Anch'io ho il timore di non essere in grado di fermarmi. Di volerti a tal punto da impazzire. Da te non mi aspetto niente. Al contempo, so che un tuo rifiuto potrebbe annientarmi. Perché sei tutto».
«Cosa stai cercando di dirmi? Io non posso evitare quello che sento. Non posso neanche non ritrovarmi coinvolta perché lo sono. Tutto quello che faccio, è per te. Non contro di te. Sapere che hai avuto il minimo dubbio sulla mia fiducia, mi ha scossa, Rhett. Ma se metti un muro davanti, sappi che non sempre sarò in grado di scavalcarlo o di abbatterlo, perché ho bisogno anch'io di rassicurazioni. Ho bisogno di sapere che ti fidi di me anche quando non ti fidi di te stesso. Posso essere la tua rete di sicurezza quando salti nel vuoto, ma devi volerlo».
Gli sto chiedendo di mettersi nei miei panni. Di capire quanto mi abbia scossa la sua reazione prima delle sue scuse. Voglio che sappia che ci sono, ma non più alle sue condizioni. Solo alle mie.
Rhett preme un bacio sulla mia fronte e mi accarezza una guancia. «Mi dispiace», dice con un filo di voce.
So che non è abituato a farlo, ma è sincero, e per questo accetto il suo tentativo sedando ogni altro pensiero con un abbraccio.
«Non ti lascio andare», sussurra sulla mia spalla.
«Dovresti farlo, invece».
Solleva la testa guardandomi storto, pronto a controbattere. «Non lo farò».
«Davvero?»
«Non vuoi neanche tu che lo faccia».
«Cosa te lo fa pensare?»
Le sue labbra tornano pericolosamente vicine. «Tutto di te mi sta urlando di tenerti. È semplice, piuma. Tu mi vuoi».
Le mie ciglia battono allo stesso ritmo del cuore.
«Non negarlo».
Chiudo gli occhi. La sua mano sulla mia natica preme e io oscillo su di lui come un'onda. Ansimo, e quando ho il coraggio di guardarlo, resto folgorata dal bagliore che risplende nei suoi occhi, insieme a quel bisogno primitivo di incidermisi dentro.
«Forse», rispondo con un tono basso, smorzato dal battito accelerato del mio cuore dentro il quale stanno scorrendo piacevoli sensazioni. Quelle che custodirò gelosamente perché uniche.
Rhett sfodera un debole sorriso e strofina la punta del naso sul mio. «Dimmi di cosa hai paura», mi incalza, come sempre perspicace e attento.
Strizzo di nuovo le palpebre nel tentativo di non farmi abbagliare e di essere sincera. «Sto cercando con tutte le mie forze di non provare così tanto per te», pronuncio le parole sollevando timidamente gli occhi fino a raggiungere i suoi. «È inutile. Tu mi avvolgi in questa coperta morbida facendomi sentire al riparo. Riesci a gestire la mia paura. Mi provochi. Mi consumi. Mi attiri in una vita che non è costruita da illusioni. Perché sei tu quello a rendere tutto reale», butto fuori riprendendo fiato e deglutendo a stento il nodo che mi si stringe intorno alla gola. «Io, io ho paura di provare tanto e di uscirne con un foro in mezzo al cuore. Non so se sarò in grado di sopportarlo, capisci?»
Gli premo la mano sugli occhi per coprirglieli. «Adesso che ho confessato, ti prego, non guardarmi così».
Rhett mi afferra per il polso abbassandomi la mano. «Non hai idea di quanto io sia coinvolto, vero?», chiede agguantandomi il viso. L'espressione per un solo attimo dura come il granito. «Tu hai visto le ombre della mia anima e non hai cercato di scacciarle, le hai scaldate e accudite con la tua luce. Mi costringi a mostrarmi per quello che sono, senza corazza, senza una parete a tenermi al riparo. E cosa più assurda, accetti i miei difetti e la vita che conduco tendendomi una mano per non farmi precipitare del tutto in quel buco nero», trae un profondo respiro prima di proseguire e infliggere un altro colpo secco al mio cuore. «Non mi stai cambiando. Mi stai offrendo uno squarcio di vita che una parte di me ha sempre desiderato. Adesso che ho visto com'è stare con te, non voglio rinunciarci. Io a te non ci rinuncio», mi spinge contro il suo corpo. «Permettimi di scacciare ogni tua paura», si avvicina pericolosamente alle mie labbra.
«Rhett, cosa significa?»
«Sono tuo».
La sua bocca stuzzica la mia prima di prendere, prendere tutto, e togliermi il fiato, il terreno sottostante, l'equilibrio.
«Ti desiderio, piuma. Voglio possederti dentro e fuori».
Rhett non è uno da parole usate a vanvera. La sua sincerità è un'arma che sfiora la pelle e la recide.
Il respiro si blocca, deglutisco nervosamente e ricaccio dentro ogni singolo brivido che mi ha trasmesso da quando mi ha detto di essere mio. Non sa il valore che ha per me tutto questo.
«Rhett...», soffio il suo nome, lasciando uscire una lacrima piena di ogni sentimento che non riesco più a contenere.
Lui mi accarezza la guancia e con il polpastrello cattura la lacrima trascinandosela dietro fino a farla sparire.
Il mio respiro diventa affanno quando la sua bocca scivola sul mio collo per un contatto sufficiente alla mia pelle da esserne scossa. Il punto che ha appena morso brucia e pulsa allo stesso modo in cui il desiderio sta irrompendo sotto la mia pelle, scivolando giù fino alle mie gambe a stringere i suoi fianchi.
Mi lascio andare al tocco bollente della sua lingua che sta percorrendo parte della gola verso il petto.
Immagini di lui che prosegue fino a raggiungere la mia vita mi fanno avvampare.
Come se Rhett avesse percepito il modo in cui mi sto sciogliendo, tira indietro la testa e con lo sguardo puntato sulla mia bocca, muove la mano lungo il mio ventre.
Mi sento confusa, mentre dentro di me tutto si ravviva.
La sua mano solleva il tessuto scoprendo i miei fianchi, mostrando gli slip di seta senza cuciture che ho indossato sotto il vestito.
«Dovremmo spostarci da qui, subito», ansima.
Sbatto le palpebre. «Perché?», balbetto, mentre mi aiuta a scendere dalle sue ginocchia e ci ricomponiamo.
Ho sbagliato qualcosa? È perché non ho esperienza?
«Perché non ho voglia di condividerti con nessuno!», esclama, scacciando via i miei dubbi.
Che stupida! Come ho fatto a non riflettere su questo?
Stringendo i denti per il dolore che sente su tutta la spalla a partire dal polso, con la mano buona prende la mia e mi conduce fuori dalla stanza fino al piano superiore.
Non ho mai visitato questo piano. Silenzioso e con poche stanze, non c'è molto, a parte un tappeto persiano lungo il corridoio e qualche quadro preso all'asta o regalatogli da uno dei loro soci e che varrà parecchi soldi. Le luci sparse sono soffuse e creano una strana magia nell'aria che sembra frizzante grazie anche all'odore di pulito che aleggia intorno.
Rhett apre l'ultima porta in fondo al corridoio e poco prima dello scatto della chiusura, a rimbombare nel silenzio, la sua bocca si abbatte sulla mia.
Mi afferra saldamente per i fianchi e mi spinge verso il centro della stanza, a pochi passi dal punto in cui si trova un letto enorme a baldacchino. Il legno non cigola nemmeno quando lo raggiungiamo e mi sdraio sul soffice materasso.
Le lenzuola profumano di Rhett e mi domando quante notti sia salito qui dopo avermi dato la buona notte.
Rhett mi segue a ruota e mi sale sopra, continuando a esplorare la parte superiore del mio corpo con baci e morsi.
Le mie mani, seppur impacciate, lo assecondano. In breve riesco a sfilargli la camicia e a ritrovarmi di fronte il suo torso nudo, scolpito, segnato da qualche minuscola cicatrice di cui vorrei conoscere la storia.
Non resisto e in preda alla frenesia mi sfilo il vestitino e quando si protende lo avvicino.
Rhett si dedica subito al mio seno, dopo aver tirato le coppe e averlo esposto all'aria, al calore del suo fiato, ai suoi baci.
I miei capezzoli sono turgidi e sensibili quando la sua bocca ne agguanta uno torturandolo in modo piacevole.
Non avrei mai pensato di poter sentire una scossa solo partendo da un semplice morso indolore.
Dal seno, scende lungo l'addome, più giù, oltre l'ombelico, e il mio mondo si inclina.
La sua lingua traccia una scia sul tessuto prima che con i denti lo tiri via segnandomi la pelle.
Esposta al suo scrutinio, non mi sento affatto in imbarazzo. Non per il modo in cui sembra diventare sempre più famelico.
Il suo desiderio è il mio carburante. Una benzina destinata ad accendersi al minimo cenno di fuoco.
Mi bacia le cosce, raggiungendo lentamente ancora una volta quel centro, bisognoso e reattivo.
Chiudo gli occhi per l'invadenza improvvisa, ma non lo fermo perché i movimenti sicuri della sua lingua mi fanno rilassare e gemere così forte da dovermi tappare la bocca e concentrare sul respiro sempre più affannato, anziché sul modo in cui si sta spingendo dentro con la bocca.
Rhett, forse notandomi in tensione, solleva la testa dalle mie gambe. Quello che vede lo eccita, gli piace a tal punto da sorridermi in modo sghembo, con le labbra lucide.
Vorrei dirgli qualcosa, ammettere che mi piace il modo in cui mi sta venerando e facendo impazzire, ma prima che possa anche solo emettere il più breve dei suoni, si rituffa tra le mie pieghe concentrandosi adesso sul punto più delicato.
Gli afferro i capelli e allargo le gambe, raggiungendo un piacere che non pensavo avrei mai provato insieme alla persona che voglio al mio fianco.
Quando i miei spasmi si placano, Rhett si lecca le labbra, risale e mi bacia, facendomi assaggiare il mio sapore.
«Non è stato abbastanza», sussurro con voce roca, sorprendendo me stessa per l'audacia.
«Era solo riscaldamento, piuma».
Si sdraia e mi fa sistemare a cavalcioni. Porta le mie mani sulla sua vita e mi lascia fare.
Tocco il suo petto, facendo attenzione alla zona dolorante.
Non dimentico che è ancora convalescente.
Le mie dita sfiorano il bordo dei jeans e tiro il primo bottone sollevando gli occhi per capire come sta reagendo.
Rhett socchiude gli occhi. Allora tiro giù anche la zip, aprendo la patta, rivelando l'erezione sotto i boxer.
Mi inumidisco le labbra e gli abbasso i jeans. Lui mi aiuta fino a toglierli e a gettarli a terra, nello stesso punto in cui giace il mio vestitino.
La sua mano si ferma sulla mia guancia. «Se non sei sicura non continuare».
Lo rispedisco giù e abbassandogli i boxer, restando in ginocchio sul materasso, osservo il suo membro. Dopo pochi istanti di esitazione e valutazione, lo prendo in mano, lo accarezzo e sento Rhett imprecare. I suoi fianchi scattano in avanti.
Mi sfugge un sorriso mentre continuo ad accarezzare la sua parte delicata che svetta fiera.
«Come ben sai non ho esperienza», mi preme ribadire con un certo imbarazzo.
«Continua così. Non c'è bisogno di esperienza per questo».
«Ma come faccio a sapere cosa ti piace e cosa no?», chiedo, stringendo appena.
La sua mano si adagia sulla mia. «Mi piace tutto quello che fai. Non me ne fotte un cazzo se non hai un metro di paragone e sei inesperta. Mi basta che sia tu. Voglio tutto da te, ricordi?»
Mi mordo il labbro e mi abbasso, pronta a ricambiare il favore. Sarà lui a guidarmi se non dovessi farlo bene.
Le sue pupille si dilatano e si restringono in un guizzo, mentre dalla gola gli risale un verso quando comprende cosa ho intenzione di fare. I suoi fianchi fanno su e giù, insieme al movimento della mia mano. La sua si posa sulla mia testa, le dita affondano tra i capelli mentre mi tira di nuovo su.
«Ferma!», mi ordina con voce gutturale.
Ansimiamo entrambi, guardandoci negli occhi come due animali fuori controllo.
Uno strattone da parte sua e mi abbasso a sfiorargli le labbra, stringendo le cosce intorno ai suoi fianchi. Sento la durezza della sua erezione tra le mie gambe e non posso fare a meno di dimenarmi per strusciarmici sopra, bagnata e bisognosa.
Rhett si strappa via la fascia dal braccio e con un certo sforzo, spinto dal bisogno di avermi, mi spinge sotto il suo peso, mi fa piegare le ginocchia, mi allarga le gambe e preme la punta del suo membro tra le mie pieghe, proprio in quel punto di contatto diretto che mi fa inarcare con la schiena.
«Sicura?»
«Sì», dico piano.
Si guarda intorno come se si fosse ricordato solo adesso di qualcosa di importante.
«Non ho un preservativo», scrolla la testa, tirandosi indietro. Negli occhi annebbiati aleggia un lampo di frustrazione.
Gli afferro il viso. «Rhett...», provo a spiegargli che prendo la pillola da un paio di settimane. Di recente ho persino fatto ulteriori controlli, su suggerimento di Ersilia. La sua spiegazione era: "Per ogni evenienza". So però cosa stava cercando di fare, non sono una sprovveduta. Le ho persino dovuto raccontare di essere ancora vergine e che il discorso me lo avevano già fatto a scuola gli insegnanti e persino le mie sorelle per farla smettere di infilarmi dei volantini e dei profilattici sotto la porta o di riempirmi di strane domande dopo aver visto Rhett. La conversazione non è stata delle migliori. Mi ha creduta, ma da quando c'è lui, ha ritenuto che fosse necessario che non arrivassi a questo momento del tutto impreparata. Ha voluto fare la sua parte, ma adesso mi rendo conto che è tutto naturale e non qualcosa di meccanico o scontato.
Rhett si abbassa e mi bacia il collo. «Non possiamo senza protezione, piuma. Non ti farò correre un rischio a causa del mio bisogno...»
Gli tappo la bocca con la mia e afferrando il suo membro lo premo nella mia entrata, provocandogli un verso.
«Piuma!»
«Sono protetta», ansimo. «Ed è la mia prima volta», preciso, come se non lo sapesse.
Sbatte le palpebre e dopo un momento di tensione e indecisione, quando gli stringo il viso tra le mani, lui preme la fronte sulla mia e allineando il bacino, prendendo insieme a me un breve respiro, spinge appena i fianchi per darmi un assaggio del dolore che a breve potrei provare.
Le nostre bocche giocano e i nostri corpi si incastrano come se fossero pezzi mancanti destinati a combaciare.
«Piuma...»
Lo respingo appena per richiamare la sua attenzione. «Non voglio niente di delicato. Voglio sentire tutto. Voglio che sia intimo e con te».
Rhett freme, poi spinge con un colpo secco di reni e io trattengo il fiato mentre dalle palpebre chiuse colano le prime lacrime. Il bruciore non passa neanche quando si tira indietro e poi torna a invadere le mie pareti con la sua lunga e spessa asta.
Dalla gola mi sfugge un gemito e lui si ferma, ma le mie dita sulla sua schiena, artigliate e pronte ad affondare nella carne, gli suggeriscono di non farlo.
Rallenta e smette di muoversi quando riesce ad arrivare fino in fondo, toccando quel punto che mi provoca una scossa, un gemito e uno spasmo.
Mi molla un colpetto sotto il mento per costringermi a guardarlo e mentre i nostri occhi si incontrano, torna a muoversi dentro di me.
Mi manca il fiato e mi stringo a lui mentre gli dono me stessa, insieme alla promessa di una vita insieme; qualora fosse scritto nel nostro destino.
Ben presto Rhett aumenta il ritmo, diventa rude, e quando mi sfaldo, sotto i suoi baci roventi, anche lui trema abbandonandosi al piacere.
Scivola subito via, provocandomi una fitta e una sensazione strana, quasi di mancanza. Non devo attendere poi così tanto, dal bagno torna con un panno umido e senza darmi la possibilità di protestare, lo passa in modo delicato tra le mie gambe doloranti, nascondendo e pulendo la traccia di quello che abbiamo fatto.
Finisce di prendersi cura di me, torna in bagno e poco dopo mi è di nuovo accanto. Si sdraia, mi avvolge tra le braccia da dietro, mi bacia la nuca e si rilassa.
«Non pensare che sia finita», mormora.
Accarezzo il suo braccio e mi lascio cullare dal calore e dal suono del suo respiro.
Se è questa la pace, non voglio rinunciarci.
«Giuramelo».
«Lo giuro».💛🪽
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Savage - Come carezza sulle cicatrici
AksiIl dolore fisico lo puoi controllare quando smetti di provare qualsiasi emozione e ti indurisci. Il rumore di un'anima che è stata sopraffatta dalla paura, invece è difficile da sedare. Questo lo sa bene Nolan Rhett Blackwell. La sua vita è un incu...