CAPITOLO 11

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HUNT

Mi paralizzai per un istante. Il biondino aveva sparato a sé stesso e la mia ragazza misteriosa aveva premuto tre volte in grilletto puntato verso di noi.

Il silenziatore attutì di parecchio il rumore.

Dio, che spettacolo.

La rabbia di prima sfumò, l'immagine di Dave che le rubava un bacio se ne andò come foglie portate via dal vento e le viscere iniziarono a contrarsi, incapaci di trattenere la risata che mi uscì dalle labbra.

Non fui l'unico, a eccezione delle due matricole, tutti ci lasciammo trasportare dal divertimento della situazione. E la cosa divenne ancora più esilarante quando entrambi osservarono le armi dalle quali non era uscito altro che fumo.

Mettere per terra il succo di mirtillo era stata un'idea geniale, almeno questo a Dave dovevo riconoscerlo.

«Cazzo, non mi divertivo così da una vita.» Il capo degli Oppressori riprese le armi dalle mani di entrambi e le rigettò sul cuscino. «Vi annuncio che tu» disse indicando DeSummer «hai passato la prova.» Girò la testa con un sorrisino per rivolgersi a Mira. «Tu no. Ma posso sempre cambiare idea se ti inginocchi davanti a me.»

Strinsi un pugno e mi morsi il labbro ancora una volta.

Contenermi stava diventando difficile. L'effetto che mi faceva starle vicino era al pari dell'ossessione che avevo già provato tre anni prima e che mi aveva portato al peggio.

Mira era sconvolta. Ancora teneva la mano sospesa come se avesse la pistola nella stretta.

I suoi bellissimi occhi dorati erano sgranati, ma a differenza di DeSummer, non vi era alcuna traccia di lacrima.

«Io ti uccido.» Lo sussurrò appena, come se non fosse nemmeno sicura di ciò che stava dicendo. Ma nel giro di poco la sua espressione mutò in una maschera di odio che rivolse a Dave.

Abbassò le braccia, tremando come una foglia. Non era paura, riconoscevo quel sentimento.

Era la stessa cosa che provavo io da una vita.

Rabbia, ingiustizia.

«Ti prego, fallo, bambolina.» Le accarezzò la guancia e lei fece una cosa a dir poco inaspettata; voltò la testa verso le dita di Dave e per poco non gli staccò l'indice a morsi.

«Non mi toccare, cazzo. Non osare toccarmi.» Lo caricò e il rosso per lo spavento fece un passo indietro.

Io e Morghana avanzammo in fretta, penso che a entrambi fosse venuto il dubbio che iniziasse a picchiarlo sul serio. Non sarebbe stato un gran grattacapo – mi avrebbe fatto piacere vederlo massacrato, in realtà- , il vero problema era che Dave fosse estremamente vendicativo.

E io sapevo fin dove era capace di spingersi.

Ma non ci fu bisogno del nostro intervento, DeSummer si riprese dallo stato catatonico e afferrò Mira per la vita, trattenendola.

«Calmati, Mira. Calmati.» Era spaventato, persino lui sapeva che un'azione del genere, contro il figlio di Jeremya Norton, poteva rivelarsi una mossa da vero idiota.

Oltre al sadismo del figlio, pure quello del padre era passato alla storia. Gestiva la stragrande maggioranza degli istituti penitenziari d'America e le sue prigioni, a parità di punizioni, erano tutt'altro che una passeggiata.

Con i fondi pubblici ci aveva fatto una fortuna, li aveva investiti per guadagnare altro denaro e implementare i servizi.

Vidi Dave avvicinarsi alle cartelle abbandonate sulla scrivania e iniziò a sfogliarle velocemente alla ricerca, suppongo, di Mira.

Madness (Wallstreet University Vol.1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora