CAPITOLO 7

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MIRA

Cobain.

Aula Cobain.

Quando avevo letto l'insegna sull'arco di pietra il cuore aveva iniziato ad accelerare come un tamburo.

Per fortuna, di fianco a me Cherì stava cercando di distrarmi, commentando con sarcasmo ogni singolo elemento che le risaltava all'occhio.

«Ma li hai visti?» Disse indicando i due studenti e la ragazza seduti sulla scrivania al fondo dell'aula. «Sembrano degli scappati di casa, soprattutto quello lì con la felpa grigia.» Ridacchiò divertita, ma io mi fermai a osservare il tizio con la felpa grigia. Lo avevo visto tirarsi su il cappuccio e i capelli mi avevano subito incuriosita.

Erano bianchi, ma non di un bianco lattiginoso, finto, come quelli di Ariel. Sembravano veri.

Un secondo, c'era dell'altro.

Mi stava fissando.

Perché mi stava fissando?

Grazie al cielo, almeno il rosso antipatico che mi aveva lanciato quell'occhiata lasciva in mensa, si stava dedicando ad altro.

«Sei nervosa?» Cherì mi mise una mano sulle spalle e mi condusse a un posto che non era né troppo avanti né troppo indietro, giusto a metà strada.

«Abbastanza.» Ammisi, sedendomi.

«Andrà tutto bene, la prima prova è solo un test di valutazione attitudinale e di conoscenza. Se hai superato quello di ingresso, anche questo sarà fattibile.» Fece scivolare una mano in aria, come a indicare che non vi era nulla di cui preoccuparsi.

Aspetta? Test? Test scritto? Inchiodai gli occhi sul foglio girato dal lato bianco steso sul bancone.

Cazzo.

Ci dovevo mettere il nome?

No, Dio, ti prego... no!

Mi portai una mano alla bocca per cercare di nascondere l'espressione sconvolta. Come se il cielo mi avesse ascoltata, la bionda sulla scrivania fece un cenno con la testa a una ragazza con le treccine, che afferrò una scatoletta marrone da uno dei cassetti e cominciò a camminare verso di noi.

Poco dopo, anche il biondo dai capelli lisci come spaghetti la seguì, accompagnato dal tizio con i capelli viola che se ne stava dietro il rosso.

Messi tutti insieme potevano fare la bandiera della comunità LGBTQIA+.

«Dentro questa scatola» la studentessa dalla carnagione scura, vestita con un maglione grigio e una gonna bianca e corta, ci guardò tutti «ci sono dei numeri che io, sotto il controllo dei miei colleghi» aggiunse quella frase con parecchio astio «consegnerò a ognuno di voi.»

Iniziò a estrarre dei foglietti, depositandoli sui banchi di ciascuno.

«Ma te lo immagini farlo?» Cherì, sussurrando, si sporse verso di me.

«Fare cosa?»

«Consegnare a più di duecento studenti un nome deve essere una gran bella rottura di coglioni.»

Trattenni a stento una risata. Era una bella sboccata la mia nuova conoscente, che speravo sarebbe potuta diventare un'amica.

«Sì, penso che mi cadrebbero le braccia prima.»

L'ansia mi ripiombò addosso quando vidi Cherì farsi improvvisamente seria, con lo sguardo fisso dietro di me.

Mi girai di scatto e mi ritrovai di fronte il ragazzo con la felpa grigia. I suoi occhi neri erano puntati nei miei, le labbra sottili erano tirate in un'espressione glaciale.

Madness (Wallstreet University Vol.1)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora