17. Poesia Erotica sulla Colazione

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Il lupo correva in cerchio, frenetico, infelice

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Il lupo correva in cerchio, frenetico, infelice. Sbatté il suo peso contro le pareti; si precipitò sul pianerottolo del secondo piano, verso le scale. Si lanciò contro la balaustra - un gemito scricchiolante, un'eco di spaccature - e all'improvviso stava cadendo, spiraleggiando velocemente verso il suolo... Un terribile, scheggiante crack... La zampa stesa dietro di lui. Un ululato che lacerava muscoli e ossa.

Remus si alzò bruscamente a sedere, ansimando. Nel buio pesto delle tende chiuse del letto, le sue dita si misero a grattare il viso, il collo, il petto, alla ricerca di graffi, di una nuova fuoriuscita di sangue maledetto. Non ce n'era nessuno. Sprofondò all'indietro contro i cuscini in preda al sollievo. Era tutto a posto. Nessuno l'avrebbe mai saputo.

Tirò indietro le tende del suo letto a baldacchino con esitazione. Il dormitorio era buio, nascosto nelle pesanti ombre della notte. Solo una pallida macchia di luce lunare filtrava dalla finestra, depositandosi sul tappeto logoro sotto i suoi piedi. Istintivamente, scostò l'alluce dal suo tocco, ma la luna calante non poteva fargli del male. Gli restavano ventuno giorni. Per altri ventuno giorni era libero.

Il suo orologio, un oggetto un po' malconcio ma amato da suo padre, gli disse che erano le quattro e mezza del mattino. Non aveva importanza. Non si sarebbe riaddormentato ora, non quando il lupo si aggirava così pericolosamente vicino alla superficie. Si ripiegò nelle comode fessure del letto, appoggiò la bacchetta accesa sulla testiera dietro di sé e iniziò a leggere il suo libro di Rune Antiche. Stava ancora cercando di recuperare le lezioni che aveva perso a causa della luna piena e, anche con gli appunti di Lily Evans (ingoiò un brivido nervoso ma piacevole per il fatto che lei avesse pensato a lui), stava facendo fatica. Tuttavia, mentre studiava le rune indecifrabili, la sua mente infida continuava a scivolare in altri corridoi sgraditi. In particolare, quello dei suoi amici.

Si stavano comportando in modo molto peculiare.

O meglio, più peculiare del solito. Gli stavano nascondendo qualcosa e, quel che era ancora più grave era che lo stavano facendo male. Remus sapeva che stavano tramando qualcosa da quando James aveva sviluppato un'improvvisa passione per le ricerche in biblioteca. Aveva pensato che prima o poi si sarebbe rivelato sotto forma di qualche scherzo spettacolare, come quella volta che avevano incantato i piatti della cena per respingere qualsiasi cosa li colpisse, provocando accidentalmente una lotta per il cibo tra le case di proporzioni epiche per la quale la professoressa McGranitt non li aveva ancora perdonati. (Era stato, rifletteva Remus, un affronto alla sua dignità essere colpita in faccia da un gratin di patate).

Tuttavia, man mano che le settimane passavano e non si concretizzava nessuno scherzo del genere, le loro imprese diventavano sempre più assurde. L'ultima era stata quella di tenere in bocca una piccola foglia di mandragola, nonostante il suo sapore disgustoso. Remus supponeva che fosse iniziata come una sfida - come spesso faceva qualche calamitoso misfatto - ma non riusciva a capire perché fossero così irremovibili nel continuare a farlo. Erano passati sei giorni e, da quello che Remus era riuscito a capire, si trattava di una lotta continua: sputi e conati di vomito su uno spazzolino da denti, rantoli durante i pasti ripugnanti, biascicavano durante le conversazioni. Non parlavano quasi più in classe e avevano completamente rinunciato a pronunciare il nome di Sirius. (Tranne James, ovviamente, che lo trovava estremamente divertente).

The Last Enemy: The Howling Nights by CH_Darling [TRADUZIONE]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora