4.Sufian

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Sto ripercorrendo i stessi corridoi bui del piano terra, esplorando stanza per stanza angolo per angolo. Ma non la trovo. Salgo al secondo piano e faccio lo stesso, ma niente da fare. Corro come un pazzo. Mi manca il fiato, non riesco a respirare. "Mamma dove sei? Mamma non riesco a trovarti. Maaammaaa".

Mi sveglio, tutto sudato. La testa mi esplode di dolore!
"Aahh la mia testa!" Gemo, il dolore, è insopportabile.

L'incubo di quando ero bambino è tornato. Non riuscivo mai a trovare mia madre, nonostante corressi ed esplorassi ogni angolo del palazzo.

Il bambino che dormiva non voleva accettare il fatto  che i miei genitori mi avessero lasciato da solo.
Da sveglio, fingevo di stare bene davanti a mio nonno.
Lui odiava i bambini deboli, quindi per farmi volere bene dovevo essere forte, senza mostrare dolore o emozioni.
Non facevo questo sogno da anni.

Qualcuno bussa alla porta. "Sono il Dott. Asad,"

"Entra pure" tuono.

"Ho sentito che stavi urlando. Come stai, Sufian?"

"Mi scoppia la testa. È un dolore atroce!" fa una smorfia e mi chiede di sedermi.

"È normale. Ti sei preso una bella botta sulla nuca.
Sai, chi sono io? Ti ricordi di me?" Che domande fa...

"Sei il Dott. Asad. Il medico di famiglia della famiglia Rajput. La vostra famiglia è sempre stata il nostro medico di famiglia da generazioni, e gli ospedali che sono stati costruiti, mio nonno è l'azionista di maggioranza... e... vuoi che continuo?"

"Ok, ok basta così. Con la botta sei diventato ancora più insopportabile." Lo scruto e si fa più serio.

"Per fortuna hai subito danni solo al lobo occipitale, senza coinvolgere il lobo temporale. Sospettavo che soffrissi di amnesia, per questo ti ho fatto quella domanda. Ora ti metto un'altra flebo.
E per domani ti passerà il dolore. Però mi raccomando, non devi sforzarti e devi riposare per almeno una settimana, fino a quando la ferita non si cicatrizza."

Mi guardo attorno, adesso che ci penso dov'è finita la ragazza per cui mi sono ridotto in questo stato.

"Cosa stai cercando?" Mi domanda Asad. È una decina di anni più grande di me ma quei anni non li ho mai sentiti perché abbiamo avuto sempre un legame amichevole.

"Non vedo la ragazza che era qui. A proposito che ore sono?" Ha rotto il mio telefono e non ho con me il mio orologio.

"Sono le 20:54. Sei stato incosciente per circa 15 ore, attenendoci alla versione della ragazza."

"L'hai visitata? Come stava?" Era così fragile e debole che il mio corpo reagiva da solo per proteggerla. È la prima volta che mi sono sentito così.

"Aspetta un attimo. Qui, qualcosa non quadra.
Tu ti svegli dopo tutte queste ore e la prima domanda che esce dalla tua bocca, è che vuoi sapere come sta quella ragazza dopo che ti sei fatto male per proteggerla. Sufian Muhammad Rajput che mette a rischio la sua vita per un'altra persona?  Sei sempre stato apatico, cos'è tutta questa preoccupazione?"

"Smettila! So dove vuoi arrivare! Ma, la mia è solo mera preoccupazione." Fa una smorfia e inizia a muovere la testa su e giù in segno di consenso.

"Ok se lo dici tu. Va bene, allora, io vado."

"Aspetta non hai risposto alla mia domanda."

"Non vuoi proprio mollare la corda, eh? A me non sembra solo preoccupazione questa. Tu sei interessato a lei ammettilo. Il mio istinto non sbaglia mai su queste questioni. Comunque, se non sbaglio lei e la sua famiglia sono andati a casa, è così che ho sentito dire dalle cameriere."

Il mio sogno è Aysha MuhammadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora