6.Sufian

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"Sufian, perché ti stai comportando in questo modo? Stai facendo il maleducato bloccando l'uscita. Perfavore spostati!" Rimango li senza spostarmi di un centimetro. Mi sento uno stronzo, ma non voglio lasciarla andare.

Il suo telefono squilla.
-Si, vabene... sto arrivando-

"Tu non vai da nessuna parte.." dico. Spalanca i suoi occhi che attraverso gli occhiali appaiono più piccoli e mi scruta come per dire: chi sei tu?

"...con il mio telefono" finisco la frase.

"Non è nessuno. Scusami dammi solo altri cinque minuti e sono da te"

Quindi per lei sono "nessuno"...

Apre la borsa e mi dà il mio telefono, insieme a una banconota viola da 500 euro.

"Scusami, prendi questi soldi, penso che riuscirai a sistemarlo" accidenti. La situazione sta prendendo una svolta, non è questo quello che voglio.

"la promessa era che me lo avresti sistemato. Quindi questi non li accetto."

"Va bene, te lo porto domattina con lo schermo riparato, quindi perfavore puoi lasciarmi passare che c'è mio cugino che mi sta aspettando giù in macchina?!"

"Ci sono tutti i miei dati dentro, come posso fidarmi che non vengano violati" in realtà oltre ai contatti principali non tengo molte cose nel mio telefono, sto solo cercando di intrattenerla in qualche modo...

"Ti posso garantire che nessuno li toccherà. Quindi, non preoccuparti. Puoi fidarti di me, il tuo telefono è in buone mani." Solleva leggermente gli angoli della bocca in un sorriso forzato.

"In questo mondo l'unica persona di cui mi fido è me stesso. Quindi tu non te ne puoi andare fino a quando non mi avrai aggiustato il cellulare." Fa un lungo respiro, chiude e riapre gli occhi.

"Sei la persona, che mi ha protetto quando sono caduta giù dalle scale, quindi sicuramente se non avessi promesso a mia madre che oggi sarei andata a casa della nonna avrei fatto come volevi. So riconoscere un debito. Non come mi hai descritto la scorsa volta." Ha promesso a sua madre...

"A questo punto, la soluzione è solo questa. Non posso affidarti il mio telefono. Quindi per proteggere i miei dati, verrò con te" questa volta la sua bocca si apre in un sorriso sincero.

"Sei sicuro? Lì, non è come il tuo palazzo oppure come questa villona. È veramente piccola. Dovresti ripensarci! In più hai anche quella ferita alla testa, cerca di riposare invece di andare avanti e indietro."

Il suo telefono squilla di nuovo.

"scusa... si lo so, è già tardi... arrivo subito"

Indica con la sua mano di spostarmi con la sua espressione sul viso che mi implora e io mi sposto subito questa volta, lasciandola andare via.

Cosa faccio?! Sto andando avanti e indietro lungo il corridoio. Però, questa è l'unica occasione che ho per cercare di capire la mia condizione.

Oggi, per la prima volta dopo la morte dei miei genitori, sono riuscito a sedermi a tavola, con altre persone, senza provare quella sensazione di disagio, che ho sempre provato, quando, mi trovo in compagnia di persone che non conosco o che so che mi hanno cercato di fare del male. E in questa situazione si trattava di entrambi i casi. Ed è tutto merito suo, quando ho lei al mio fianco, mi sento più tranquillo, e non ho quegli attacchi di panico. Non sono riuscito a fidarmi e mangiare, mi è bastata la droga dell'ultima volta per non farlo. Se non avesse menzionato mia madre non sarei corso via, sarei rimasto lì per tutta la durata della cena. È l'unica che mi fa quest'effetto e voglio saperne il motivo. Quindi, per questi pochi giorni che si trova qui volevo stare con lei. Ma adesso la situazione si sta facendo più complicata.

Il mio sogno è Aysha MuhammadDove le storie prendono vita. Scoprilo ora