Due ragazzi e una ragazza

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La mattina del 16 mi sveglio sul divano.

Non vivo più a casa di mio padre e risvegliarmi nel salotto mi fa sempre strano, come se fossi in un posto che non mi appartiene più.

Mi sollevo dal divano, con la testa che sembra esplodere, mentre cerco di ricordare: con Asia siamo tornati all'alba, l'idea era quella di continuare la serata a casa, ma sono crollato qui. Immagino che lei sia andata a dormire in camera mia. Sì, ora che ricordo, le ho detto di non farsi problemi; che poteva tranquillamente fermarsi a dormire.

Infatti quando lancio un'occhiata al corridoio, mi accorgo che la porta di camera mia è chiusa: starà ancora dormendo, penso.

Mi alzo e mi trascino verso la cucina per preparare la colazione: spremo le arance, taglio un po' di bacon e lo salto insieme a tre uova; tosto anche un po' di pane, niente di complicato.

«Che profumino» mi dico da solo.

Lascio la padella sul fuoco e mi avvio verso la mia vecchia stanza per svegliarla, quando mi accorgo di un foglio stropicciato, attaccato con un magnete sul frigo.

Grazie per ieri, Ollie, ma dovevo tornare a casa. Ci si vede in piscina... o in giroAsia

Mi dirigo comunque verso la mia camera da letto - forse perché spero che Asia lì -, ma quando apro la porta mi accorgo che il letto è fatto e che nessuno ci ha dormito. Asia deve aver aspettato che mi addormentassi, prima di andare via.

La cosa mi dispiace... ma perché mi dispiace?

La risposta è semplice; arriva come un fulmine a ciel sereno...

Perché avrei voluto passare altro tempo con lei.

Cerco di scacciare via quel pensiero, tornando in cucina e finendo la colazione da solo.

***

Nei giorni successivi non sono uscito. Faceva un caldo allucinante, ma non sono mai sceso in piscina, forse per non incrociare Asia o per paura di affrontare questo sentimento strano. Me ne sono rimasto chiuso in casa, col ventilatore puntato addosso. Ho letto, ho mangiato bene, mi sono allenato, ho guardato qualche serie di merda e rifiutato ogni invito a uscire.

Mi ha scritto Mirko. Mi ha scritto Giordano. Mi ha scritto persino mia sorella... ma non ho mai risposto a nessuno.

... Finché non mi ha scritto Alice.

- Ciao, Ollie, come stai? Devo aggiornarti su un po' di cose.

Era da un po' che non si faceva sentire, e dopo la serata a casa sua non ci siamo più visti. Mi basta sentirla per rendermi conto che Alice è una delle poche persone che tollererei in questi giorni.

- Ciao Ali, vuoi venire a cena qui? Almeno ne parliamo di persona.

- Vorrei tanto, ma c'è anche Luca... è un problema?

Luca? Luca? Ci metto un po' a visualizzare chi fosse, poi ricordo: è il suo collega, il ragazzo con cui esce.

- Certo che no, vi aspetto per le 20.

Mi rendo conto che ho un po' di tempo e posso prendermela con comodo: mi faccio una doccia, faccio la spesa e comincio a preparare la cena: decido di fare un ragù di pesce spada. Dopo che ho buttato gli ingredienti in pentola, stappo uno dei Franciacorta di mio padre, mentre infilo altre tre bottiglie in frigo.

Ogni tanto, mentre bevo e cucino, mi affaccio dal terrazzo e lancio un'occhiata alla piscina: intravedo Asia, indossa la maglietta rossa con la scritta salvataggio; sta mettendo a posto le sdraio mentre parla con gli altri condomini. Le vorrei dire di salire, di unirsi a noi appena stacca per un boccone, per due risate... ma qualcosa mi blocca.

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