Ferragosto pt.3 - I fuochi vanno visti in mare

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Ci lasciamo la festa indietro e ci avviamo con la moto su una strada affollata. Macchine, ragazzi e famiglie si accalcano per le vie, in attesa dei fuochi. La musica rimbomba dai locali. Colonne di luci colorate si muovano avanti e indietro, illuminando la notte.

«Tra poco si vedranno i fuochi» dico sollevando la visiera.

«Li guardiamo dal mare?» mi fa lei.

«Avevo capito che volessi tornare a casa».

«Non ancora» mi risponde. «Voglio vedere i fuochi dal mare».

Annuisco e accelerando supero il fiume di macchine che intasa la strada; vedo un centinaio di occhi stanchi, assonnati nel traffico, guardarmi con invidia mentre faccio slalom tra le loro auto.

Il braccio di Asia punta l'ingresso della spiaggia libera. «Entriamo da lì».

«Ottima idea» le dico; parcheggio sul marciapiede e mi tolgo il casco.

Asia fa lo stesso. «Pronto a farti un altro bagno, Oliver?».

«Pensavo scherzassi».

«No, che non scherzo. I fuochi vanno visti in mare».

«E io che speravo che potessimo metterci tranquilli in spiaggia».

«Dai, Oliver, non fare il pesaculo». Mi prende per mano e comincia a trascinarmi in spiaggia. Sento le scarpe affondare nella sabbia scura. Non siamo gli unici ad aver avuto questa pensata, perché incrociamo tre falò pieni di persone.

«Non possiamo entrare in acqua con caschi e vestiti» le faccio notare; così, poco prima della battigia, incrociamo un ultimo falò con delle tende: dei ragazzi cantano e bevono attorno al fuoco.

Asia si avvicina a loro come se li conoscesse. «Scusate, ragazzi. Vorremmo farci il bagno, ma non sappiamo dove lasciare le nostre cose. Non è che potremmo-».

«Certo» la anticipa una di loro.

«Lasciate tutto qui» aggiunge uno dei ragazzi.

«Ve li teniamo d'occhio noi» dice un'altra.

Asia sorride e li ringrazia. Si toglie la maglietta e la posa sopra un telo insieme ai caschi. Rimasta in costume, si volta verso di me. «Andiamo, Oliver?».

Mi levo la camicia e annuisco: ormai sono ai suoi comandi, e la cosa mi piace.

Ci avviamo verso l'acqua. «Ti fidi di loro?» le domando.

«Perché non dovrei? Mi sto fidando di te, che sembri molto peggio di un gruppo di ragazzi in tenda».

«Touché, Asia».

L'acqua del mare è tiepida. Mi bagno fin sopra le caviglie e mi fermo.

Asia è più rapida; quando la guardo entrare la mia mente vola a mezz'ora prima, quando ci baciavamo in piscina. Ripenso al suo profumo, al suo sapore. E mi accorgo di volerne ancora.

«Che fai, Ollie? Vuoi rimanere lì tutta la notte?».

Nel buio non può vedermi sorridere. La seguo in acqua; avanzo lentamente fino a bagnarmi le spalle.

Anche Asia non si è immersa del tutto. «Temevo che non entrassi più» nota ironicamente.

«Ah, ah. Prendimi pure in giro» dico schizzandole un po' d'acqua. «Ma il mare di notte mi mette in ansia».

«Puoi sempre uscire».

«Tra un po', magari» dico nuotando verso di lei; le cingo i fianchi, le sposto i capelli dal viso e provo a baciarla, ma lei mi ferma con la mano.

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