Ripetizioni

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È quasi ferragosto, e nella piscina del condominio non c'è più nessuno: me lo dice anche la bagnina, appena finisco il giro di vasche e mi sdraio sul bordo per prendere il sole.

«Ma non ti annoi a venire in piscina da solo?» mi domanda.

«Tutt'altro» le dico tirandomi i capelli all'indietro. «Non mi piace avere gente tra le palle».

«Non ti facevo così asociale, Oliver».

«Lo sono solo quando nuoto» le sorrido. «Tu piuttosto...». Mi alzo in piedi e seguendo il bordo la raggiungo sotto il suo ombrellone. «Non ti annoi a vedermi sempre qui?».

«Figurati» mi fa. «Qui le giornate non passano mai. Almeno con te chiacchiero un po'».

Mi siedo sulla sedia di plastica accanto alla sua, e mi accendo una sigaretta. Poi le lancio un'occhiata divertita. «Quindi sarei una specie di passatempo, eh? Sappi che mi offendi».

Lei ride e mi dà un colpetto sulla spalla. È davvero felice quando siamo insieme e ci teniamo compagnia. «Sei proprio stupido».

«Mi hai chiamato stupido?» ripeto con un mezzo sorriso. «Adesso lo dico all'amministratore, così sarà costretto a licenziarti».

«Mi faresti questo?» mi domanda senza smettere di ridere.

«Certo» dico dopo un tiro di sigaretta. «A quel punto non avresti più scuse per non entrare in piscina».

«Lo sai che non posso» mi fa lei. «A meno che tu non stia per affogare... a quel punto dovrei precipitarmi in acqua per salvarti».

«Interessante...» dico. «Allora devo dimenticarmi come si nuota».

Scherziamo insieme un altro po'; poi osservo l'ora sul telefono, prendo le mie cose e faccio per andarmene.

«Passi nel pomeriggio?» mi fa lei.

«Più tardi non ci sono» dico. «Devo aiutare Alice, la mia migliore amica, col trasloco».

Annuisce, un po' dispiaciuta.

«Ma domani passo sicuramente» la rassicuro con l'occhiolino. «Perciò tieniti pronta, che potrei affogare da un momento all'altro».

Una volta a casa, mi faccio una doccia veloce: mi levo il cloro dalle braccia, dalle spalle e dalla schiena. Non so perché, ma ho sempre paura che mi si scoloriscano i tatuaggi; so bene che è una paranoia, infatti quando m'infilo i jeans e la maglietta non ci penso più.

Prima d'infilarmi il casco, apro waze per la nuova casa di Alice: 20 minuti, dice. Così lascio che il rombo del motore squarci il silenzio del condominio, prima di salire in sella e prendere la strada.

Un attimo, però...

Non ti ho ancora detto chi è Alice: comincio dal dire che definirla la mia migliore amica sarebbe riduttivo. Tutto è cominciato a scuola: Alice, infatti, è una mia ex compagna di classe. Se la vedessi, la definiresti la classica secchiona, ma non è così. Certo, è piuttosto seriosa, perché di base Alice è un tipo che ama impegnarsi. Ed è brava in tutto ciò che fa...

Si è diplomata e laureata col massimo dei voti. Ha trovato un bel lavoro che le piace. E a soli 27 anni è riuscita a comprarsi una bella casa in un'ottima zona.

Io e lei siamo molto diversi - io ero il casinaro, lei quella studiosa - ma in tutti gli anni del liceo non mi ha mai giudicato; e quando le ho detto di aiutarmi con i debiti, si è messa lì a darmi ripetizioni con tutta la pazienza del mondo.

«Concentrati, Ollie» mi ripeteva quando mi vedeva cazzeggiare. «Puoi farcela»

Non fosse stato per lei, mi avrebbero bocciato ogni anno. Ecco perché tengo a così tanto a lei.

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