Capitolo 8

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'...così mi ha invitata a ballare' dice Clarissa raccontando la sua avventura
' Che fortuna! E lui com'era?' chiede una delle sue cameriere dalla voce stridula
'Bellissimo! E poi mi ha raccontato una barzelletta noiosa, ma io ho riso lo stesso, sai bisogna assecondarli questi reali'
Siamo sicuri stia parlando Clarissa?

'Non è giusto prendersi gioco di lui' dice un'altra voce. Questa è più profonda, al contrario di quella dell'altra cameriera. Osservo per qualche secondo la sistemazione delle tre. La prima cameriera è appoggiata al letto a baldacchino con Clarissa e hanno entrambe la faccia divertita, mentre la terza rimaneva in un angolo a sistemare vestiti e scarpe.

' Come dici Khatrine? Sai benissimo quello che ho intenzione di fare, e se tu non sei d'accordo, dovresti uscire' gli disse l'altezzosa ragazza
Come era diversa quella Clarissa dalla ragazza che avevo conosciuto! Come mi sarei comportata con lei nei giorni seguenti?

Non intendo ascoltare oltre di quella conversazione, così scosto l'orecchio ed entro in camera mia.
«Bentornata signorina, passata una buona serata?» mi chiede Anastasia venendomi incontro
« È stata una bella festa»gli parlo schietta
«Qualcosa l'ha delusa» mi chiede mutando la sua espressione
«A dir la verità si»

In realtà era dall'inizio dello spettacolo che aspettavo che il principe Revon mi invitasse a ballare, non ho fatto altro, solo aspettare su quella sedia, in attesa di qualcosa che alla fine non è mai arrivata

«Vuole che le prepariamo la vestaglia da notte?» era visibilmente preoccupata , e lo adoravo.
«Si grazie, penso che non tarderò molto ad andare a dormire» dissi cercando di mostrarmi allegra
Mi stesi finalmente sul letto quando sento bussare alla porta

«Vado io!» dico alle mie cameriere
Spalanco un poco la porta e mi sembra di sognare.
Revon è nel corridoio, con un fiore in mano, e un bellissimo sorriso stampato in faccia.
«Disturbo?» chiede chinando leggermente il capo
«Io-io...no no »mi sembra di aver perso la capacità di parlare

«Bene perchè se non sbaglio, le devo ancora un ballo milady »mi porge il tulipano che teneva fra le mani e io apro la porta uscendo.
«il ballo è finito» il mio tono è serio, ho spettato tutta la serata e a quella sua richiesta mi sentivo parecchio offesa.
«E se le dico che quella festa era solo l'inizio? Se vuole seguirmi ho una sorpresa per lei» mi porge il braccio, e io decido di coglierlo al volo.

Arriviamo al termine delle scale e a differenza di tutti i percorsi che avevo già fatto, prendemmo lo scalone che andava in alto e arrivammo al secondo piano.
Era decisamente molto più grande del primo.
«Qui ci sono le camere della mia famiglia e le sale del consiglio, insomma , roba importante» mi parla guardandosi intorno, quasi come una giuda, illustrandosi ogni sala con la sua funzione.
Ci fermiamo davanti a una modesta porta, diversa dalle altre, e anche un po trascurata a dirla tutta.

Lui mi guarda, sorride , e la spinge
Ci troviamo in una stanza piena di oggetti strani, tavoli e sedie. In fondo una scaletta saliva in un terzo piano inesistente , ma evidentemente qualcosa di nascosto c'era.
Revon mi prende la mano e ci dirigiamo proprio verso quella misteriosa scaletta.
«Dove mi stai portando?»chiedo con un sorriso che si fa strada fra il mio viso.
« Ti piacerà» è l'unica cosa che mi dice mentre ci facciamo strada fra mobili e polvere.

Salgo per prima la scala, quasi arrampicandi e arrivata scoprii quello che intendeva: il piccolo spazio ricavato sopra la stanza era un meraviglioso rifugio.
Sulla sinistra, un'enorme e ampia vetrata che dava la vista sul giardino reale, e sulla destra una pila fornitissima di libri e disegni.
«Sono tutte cose tue?» gli chiedo non appena ha salito le scale

Lui si siede a terra e io faccio altrettanto, sedendomi al suo fianco
«Ebbene si» allarga le braccia ed esclama «Revon Schreave re della soffitta» maledissi quella sua battuta, perchè scoppiai a ridere in un modo così indecoroso che se ci fosse stato qualcuno che non sia stato lui mi avrebbero sicuramente cacciato.

Per un attimo ci guardiamo negli occhi seri e vedi uno scintillio di allegria nei suoi occhi. Mi guardo intorno e alzandomi prendo un disegno. Era un cavallo. Il disegno era fatto interamente a carboncino, ma con un intreccio di punti e linee meravigliosi

«Questo disegno è stupendo »mi giro verso di lui e gli faccio vedere il disegno per fargli capire quale « dovresti farli vedere a qualcuno, sono sicura che ti farebbero tutti i complimenti»
«Non mi interessano i complimenti» dice schietto « mi piace solo disegnare , non ho mai fatto vedere questi a nessuno » ora sta guardando fuori pensando a quello che gli avevo appena detto. È una qualità bellissima quella che aveva espresso: la modestia

Frugai ancora un po fra i suoi disegni e scoprii quanto talento aveva. Colori, luci, ombre... Erano una fusione perfetta di ogni singolo elemento.
« Ma oltre a questo, non le avevo promesso un ballo Hope?» si voltò verso di me e io mollai in un solo colpo tutti i disegni.

Prese uno di quei vecchissimi stereo e ci mise una canzone.
Poi venne verso di me e mi cinse il busto con il braccio. C'era uno strato di tessuto fra di noi, ma mi sembrava di sentire comunque il suo morbido tocco sulla pelle.

Parte una canzone lenta e i nostri passi cominciano a solcare il pavimento . I nostri corpi sono sincronizzati , il mio cuore invece batte molto più forte del suo. Restammo a ballare per un paio di minuti, soltanto finché la canzone non terminò, e Revon mi lasciò con un elegante baciamano

«Forse è ora di tornare in camera» gli dico con una certa ansia addosso
«Credo di si »dice lui accompagnandomi giù.
Nel lasso di tempo dal secondo piano fino alla mia camera cercai di tranquillizzarmi, cercando modi per controllare le emozioni, ma come potevo farlo dopo che avevo ne passato una serata così piena?

«E così buonanotte Hope» mi dice lui giunti sulla soglia della camera
222.
« Buonanotte principe della soffitta» rispondo in tono di scherzo.
Così ci lasciamo, con la bocca asciutta e con il pensiero del suo tocco su di me impresso a fuoco nella mia mente, fino a che il sonno non mi trascina nel suo vortice nero

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