Emozioni

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Aspetto il bus alla fermata, come al solito sono in anticipo; arrivare in ritardo è un'abitudine che non mi appartiene. Il sole del mattino illumina il vialetto alberato che costeggia la strada, creando giochi di luce e ombra tra le foglie verdi. La città inizia a svegliarsi, e il rumore dei primi veicoli si mescola al cinguettio degli uccelli.

Collego le cuffie e metto la mia playlist preferita. Metto il volume a palla incurante del messaggio del telefono che mi intima di non ascoltare ad alto volume troppo e a lungo. Il ritmo si impossessa del mio corpo e della mia mente, cancellando temporaneamente i pensieri negativi.

Nel complesso sono un ragazzo sereno, ma non è sempre così. Da quando mio padre se n'è andato di casa due anni fa, sono cambiate tante cose. Non è mai stato un padre presente; era soprattutto mia madre ad occuparsi di me, come del resto la maggior parte delle madri dei miei amici. La sua assenza non era qualcosa di materiale, era più qualcosa come "sono qui ma sto pensando ad altro". Mi dedicava tempo di rado, trascinandomi in avventure che non mi interessavano affatto, come andare in barca a vela o scalare qualche montagna sperduta.

L'unica cosa che abbiamo sempre avuto in comune è l'amore per la musica. Mi ha insegnato a suonare il pianoforte quando avevo appena sei anni. E da subito ho capito che quello era l'unico modo per tenerlo vicino a me; quando suonavo lui era lì, mi ascoltava, si interessava dei miei risultati. Erano i nostri unici momenti condivisi.

Quando se ne è andato, la mattina della vigilia di Natale di due anni prima, non si è nemmeno girato a guardare indietro, nella mia direzione. Ricordo bene l'espressione di mia madre sulla porta e la delusione nei suoi occhi. Ne abbiamo parlato qualche volta, è una donna molto diretta, onesta e senza fronzoli, concreta direi. Non ne ha mai detto male, solo che non era adatto a questa vita. Ora vedere che si sta creando una nuova famiglia, da cui io ovviamente sono tagliato fuori in tutto e per tutto, non mi rende di certo felice. Forse io e la mamma abbiamo sbagliato qualcosa.

Ultimamente a tutti questi pensieri si sono uniti i miei casini con Emma. Stavamo già insieme quando papà se ne è andato, quindi non attribuirei ai fatti che lo riguardano i miei dubbi sulla nostra relazione. Solo ultimamente non mi sento più così spensierato quando sono con lei. Le voglio bene, ma non credo di essere più innamorato di lei come lo ero una volta. L'amore inizia e finisce, e i miei genitori ne sono la prova.

Le farfalle nello stomaco non durano per sempre, quello lo sapevo anche io, ma vederla mi aveva sempre messo allegria e un senso di spensieratezza; quando eravamo insieme, qualsiasi cosa stessimo facendo, la mia testa non divagava su ricordi e situazioni passate. Adesso invece non riesco a concentrarmi su di lei.

Sono assorto nei miei pensieri, nemmeno la musica mi salva, oggi. Non sento arrivare la moto di Chris.

Quando me lo trovo di fronte vengo colto di sorpresa, e il cuore sobbalza. Mi dico che è certamente per lo spavento, ma le farfalle nel mio stomaco dicono tutt'altro.

Sfila il casco rimanendo in sella alla sua Kawasaki. Mi ritrovo a fissarlo come non mi è mai capitato di fare. È indubbiamente un bellissimo ragazzo, con tutti i muscoli al punto giusto. Sospiro. Attorno a noi, gli alberi ondeggiano leggermente nel vento, e il sole crea un'aureola dorata intorno alla sua figura.

Resto per un istante fermo dove sono, in balia di queste sensazioni sconosciute. Chris ha la nomea del testa di cazzo, ma solo per chi guarda in superficie. In questo mese che abbiamo passato a stretto contatto mi sono reso conto che nel profondo è un ragazzo molto sensibile, è scostante è vero, ma perché è eternamente sotto pressione.

L'amico di mio figlioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora