Mi ritrovo negli spogliatoi insieme ai ragazzi e agli amici stretti, qualche fidanzata e i genitori di un paio di noi. Non c'è la madre di Chris tra quelli che esultano e si complimentano per il risultato ottenuto. Percepisco il suo dolore nel modo in cui mi stringe la mano, come se si stesse aggrappando a me per non naufragare.
Ci lasciamo andare ai festeggiamenti, qualcuno versa da bere, qualcuno canta, i ragazzi saltano e si abbracciano seguendo il ritmo.
Dopo un po' li lasciamo soli negli spogliatoi perchè si facciano la doccia e si vestano per spostare la festa nei locali mensa della scuola. Era già tutto preparato, poteva essere una festa di vittoria o di consolazione, ogni scusa è buona per bere e divertirsi.
Esco dallo spogliatoio e intravedo in un angolo nascosto una donna bionda e molto elegante, fuori luogo per quel carnaio di giovani urlanti, è la madre di Chris. Allora è venuta a vederlo, oppure ad assicurarsi che non faccia ritorno a casa? in questi giorni non gli ha fatto nemmeno una telefonata. Si allontana ma la raggiungo.
"Buongiorno!"
"Tu?" Sibila tra i denti.
"Si io!"
"Che cosa vuoi ancora? Ti sei già portato via mio figlio!"
Comincio a scaldarmi, sento la rabbia che ho represso in questi ultimi giorni ribollire nel petto, la gola sembra di fuoco. Cerco di moderarmi, anche se vorrei esplodere, urlarle in faccia quanto è stupida e ingrata alla vita. Ha un figlio stupendo, bravo, bello, sano, uno sportivo modello e lo ripudia solo perchè ha dichiarato di essere omosessuale. Sembra non avere idea di quali siano le cose che contano nella vita.
Non si può vivere compiacendo gli altri, bisogna essere felici!
Le parole di mia madre riecheggiano nelle mie orecchie come un mantra. Chi sei tu per decidere che non possiamo essere felici? Tu sei l'emblema del tutto quello che è così perchè deve essere così, tutto quello che è preconfezionato, deciso, standardizzato. Tu sei la gente da compiacere, il dolore da nascondere, fingere di amare qualcuno che non si ama per far tacere i pettegolezzi, Tu sei tutto quello che non voglio essere, tutto quello che non vogliamo essere costretti a vivere.
Vorrei ribattere tutto questo, urlarlo magari, prendere a pugni il muro vicino alla sua faccia, per non colpirla, ma dandole l'impressione che sia proprio lei che voglio malmenare, ma vedo Chris in lontananza.
Vedo la sua mascella rigida, le mani strette a pugno, il ghigno del bello e bastardo, il suo muro è alzato ai massimi livelli. Si avvicina con passo spavaldo, la testa alta, incazzato come mai l'ho visto in vita mia ma risoluto a non darle la soddisfazione di sapere che ha vinto.
Mi prende per la mano e mi tira via prima che io possa proferire parola, il che mi rende folle, sono giorni che penso a cosa dirle, ma Chris non vuole.
" Non si merita la tua rabbia" mi sussurra.
Negli occhi di lei vedo passare qualcosa, ma non capisco se è risentimento o dolore, certamente non rabbia, quella l'ho collezionata tutta io. Assomiglia tremendamente a suo figlio. Anche lei ha alzato la sua corazza e non c'è spazio per il dialogo e i sentimenti altrui.
Mi allontano ma non smetto di guardarla, mentre Chris mi tira via.
Appena sento l'aria fresca pungermi il corpo e immagino che non ci sarà più Chris a prestarmi la felpa, la rabbia accumulata prende il sopravvento su di me e non riesco a trattenerla.
MI accanisco su di lui, lo colpisco con le mani strette a pugno, so bene che non gli sto facendo male, anzi se possibile l'impatto con i suoi muscoli mi fa provare dolore alle nocche, ma ha gli occhi sgranati. Mi trattine come può in un abbraccio forte. E' il doppio di me, potrebbe alzarmi e portarmi via di peso, invece accoglie la mia rabbia che diventa dolore e mi accompagna dolcemente nell'purgatorio della calma dopo la tempesta. Quando ripensi alla figura che hai fatto ma pensi che non c'era altro che potevi fare, ma ti senti comunque un perfetto idiota.
Non distante da questo disastro emotivo, mi madre. Mi guarda, poi guarda Chris, poi sua madre, poi torna a guardare me che ho ancora il fiatone. Vedo i suoi occhi mutare di forma, ora sono stretti, per un attimo mi ricorda se stessa sulla porta il giorno che mio padre se ne è andato.
Si muove per prima prendendo l'iniziativa. Cammina verso la madre di Chris e le dice qualcosa, lei annuisce e non si muove, assumendo una posizione scocciata da Johnson, braccia conserte sul petto e occhi fissi nel vuoto.
Ci raggiunge a passo di carica porgendoci le chiavi della macchina, andate alla festa poi a casa, non aspettateci alzati.
Resto basito. Le vedo allontanarsi salendo sull'auto della mamma di Chris.
Cosa si sono dette in quelle tre ore non lo sapremo mai, le madri hanno un linguaggio tutto loro, argomenti validi che noi figli non sappiamo soppesare. Forse la madre di Chris aveva già preso la sua decisione prima di venire alla partita e parlarne con Lili l'ha solo aiutata a chiarirsi. Forse si sono raccontate i rispettivi dubbi, non lo sapremo mai. Mia madre è stata irremovibile "Discorsi tra leonesse!".
So soltanto che quella sera quando eravamo già a casa da un ora e io stavo suonando per Chris, che mi guardava estasiato seduto sul divano, mentre le mie mani sfioravano i tasti del piano incidendo a fuoco le note della Sonata al chiaro di luna nei nostri cuori, le nostre madri entrarono dalla porta.
Il sorriso di mia madre diceva tutto. Gli occhi gonfi della signora Johnson dicevano anche che non era stato facile esprimere i propri sentimenti.
"Mamma!" Chris balzò in piedi come se avesse visto un fantasma, però le andò in contro comunque. Smisi di suonare e mi alzai per andare ad abbracciare mia madre.
"Domani mattina chiamiamo papà e gli diciamo che non formalizzi l'iscrizione alla nuova scuola, magari possiamo prenderci del tempo per parlarne cosa dici?"
"Non c'è molto di cui parlare , mamma, io e Noah ci vogliamo bene e vogliamo stare insieme, mi dispiace se non corrisponde alle tue aspettative. Ma non ci posso fare niente."
"Prometto di non ostacolarvi ma tu puoi darmi un po' di tempo per accettarlo?"
"Tutto il tempo che vuoi!"
I due Johnson presenti nella sala di casa mia hanno finalmente deposto le armi e anche io comincio a rilassarmi.
"Andiamo a casa Chris?"
"Si mamma, andiamo a casa!"
"Ci vediamo domani Noah, passo alla solita ora!"
Lasciamo che escano andando verso l'auto e ci attardiamo in salotto per un abbraccio e un bacio fugace. Le sue labbra sanno di menta e di sale, stiamo piangendo ma questa volta di gioia.
Spazio Sue
L'amore è amore in qualunque forma, se amate e rispettate l'amore altrui non siete mai sbagliati.
Ricordatelo dolce ragazza che mi chiedi se è giusto essere innamorata della tua amica, te lo ripeterò all'infinito, l'unico errore che puoi fare è obbligarla a scegliere tra il tuo amore e la tua amicizia.
Ricordatelo ragazzo, quando vogliono offenderti e ti dicono che sei gay ma tu lo sai che non è un'offesa, ma come dici tu, è come avere i capelli marroni.
Non so se ho scritto una storia valida o solo uno svarione di quello che c'è affollato nella mia testa, volevo solo diffondere questo messaggio.
Lo so che corro e ho fretta, me lo dite tutti, chissà più avanti magari rimaneggerò il testo seguendo tanti dei vostri consigli.
Grazie a tutti!
Sue
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L'amico di mio figlio
RomanceNoah è un giovane pianista, il primo della classe, il figlio perfetto. Si innamora del capitano della squadra di calcio della scuola, bellissimo, intraprendente, donnaiolo. Tra loro comincia una storia profonda e sincera, ottenebrata dai pregiudizi...