Seguo a fatica le lezioni del mattino, non riesco a concentrarmi, la testa va sempre al nostro giro in moto e lo stomaco sussulta.
Che cazzo mi sta succedendo!
Davvero non capisco, o forse sì e ho paura di ammetterlo anche a me stesso. Ho l'impressione di essere in procinto di infilarmi in un vicolo cieco. Solo che francamente far finta di niente non mi è più possibile, ora che ho intravisto che anche Chris potrebbe, vorrebbe, non so, ma le sue mani strette sulle mie, il suo cuore che batteva all'impazzata, non poteva essere tutto un caso. Se solo potessi guardare oltre quegli occhi, vedere cosa si cela nei suoi pensieri più profondi.
Nella vita siamo costantemente obbligati a fare delle scelte, qualsiasi cosa decidiamo di fare modifica immensamente il nostro futuro, persino quando decidiamo se prendere la metro o andare a piedi. Ma ci sono dei casi, come questo, in cui scegliere se buttarsi o restare fa la differenza tra vivere o morire, tra essere se stessi, seguire il proprio istinto o fingere, essere quello che tutti si aspettano da te.
E io nella vita lo so bene cosa vuol dire, ho vissuto costantemente schiacciato dal pensiero di compiacere mio padre per non farlo scappare, ma non è comunque servito a nulla, questa volta, fanculo, farò quello che sento e se non otterrò quello che desidero, almeno sarò stato me stesso.
Annuisco al professore che mentre parla mi guarda, avesse appena detto che sono uno stupido di portata incalcolabile, lo sto affermando facendo su e giù con la testa e sorridendo con l'espressione di chi ha capito tutto.
Mi alzo dalla sedia, finalmente è finita per oggi, il mio unico pensiero adesso è fiondarmi a casa, attendo con ansia il tempo sospeso del mio viaggio in bus, musica e pensieri tutti miei, chissà quale canzone accompagnerà i miei sogni ad occhi aperti adesso che riguardano lui.
Esco.
La vibrazione del telefono mi distoglie dai miei pensieri.
Leggo il mittente sul telefono e mi si ferma il cuore. Chris.
"Passaggio?"
Sorrido e rispondo:
"Con piacere!"
In un istante ho dimenticato tutti i miei propositi, andare a casa, ascoltare la mia musica pensando ai fatti miei, l'idea di stringermi ancora a Chris mi fa sfarfallare lo stomaco.
"Allora girati! Perché sono dietro di te"
Trattengo il fiato e mi giro cercandolo con lo sguardo.
In una zona all'ombra appoggiato al muro dell'edificio Chris mi sta aspettando, la gamba destra è alzata, il piede in appoggio sul muro irrigidisce il quadricipite squadrato.
Con la mano solleva leggermente la maglietta e se la passa sugli addominali, risalendo fino al pettorale destro. I suoi occhi sono piantati su di me e le mie gambe sembrano di gelatina.
Quel gesto così banale, lo sto sentendo sulla mia pelle come una richiesta e vorrei vederlo liberarsi da quella maglietta, scoprire cosa c'è sotto.
Non che non lo sappia certo, lo conosco fin troppo bene, innumerevoli volte l'ho visto sfilarsi la maglia a fine partita, diretto verso gli spogliatoi. Forse è perché mi sta fissando, allora, le due cose insieme suonano un po' come vorrei che fosse la tua mano a sfiorarmi, o forse è solo la mia immaginazione.
Mi avvicino e lo vedo allungare la mano verso di me, questo però è un gesto inequivocabile e d'istinto mi guardo intorno per vedere se c'è qualcuno.
Chris intuisce il mio imbarazzo e sorride dolcemente, con voce sfiatata mi sussurra "Andiamo via".
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L'amico di mio figlio
RomanceNoah è un giovane pianista, il primo della classe, il figlio perfetto. Si innamora del capitano della squadra di calcio della scuola, bellissimo, intraprendente, donnaiolo. Tra loro comincia una storia profonda e sincera, ottenebrata dai pregiudizi...