Prologo

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«Maestri e professori, ora passiamo ai voti.»

La mia voce tuona imponente in tutta la sala, risuona profonda e autorevole.
I docenti prendono in mano i dispositivi pronti a decretare ciascuno il proprio voto.

Scruto uno per uno i volti di tutti i maestri e professori del collegio, uomini o donne che siano. La maggior parte mi osserva con rispetto e soddisfazione, qualcun altro con timore.

Infine poso lo sguardo su di lei.
Maristella mi fissa con severità e sgomento. Le sue iridi verdi si confondono con le mie color acciaio, scatenando una tempesta implacabile.

Questa volta ho calcato la mano, le ho boicottato il progetto.
Ma cosa credeva? Che avessimo davvero abbassato le armi e trovato una tregua.

Mi dispiace per te, ma ho dovuto trovare una nuova strategia.

Sono riuscito a strapparle più della metà dei voti, ora probabilmente verrà finanziato l'altro progetto, elaborato, a sua insaputa, per andare contro il suo.

Non posso permettere che lei crei un antecedente e i nostri istituti vengano guidati dalla sua filosofia buonista.
È l'unica soluzione che mi resta, se voglio salvare la nostra scuola.

Se voglio salvare la nostra vita.

Maristella potrebbe essere la nostra e sua rovina. Ma le cose andranno diversamente. Qualcuno deve perdere e rinunciare, ma non sarò certo io!

«Dirigente, il collegio si è quasi espresso, metà dei voti sono per il progetto "un sorriso per tutti", l'altra metà per "sono il numero uno"», la voce del mio secondo collaboratore è spezzata e carica di tensione. Noto nel monitor i voti che si accumulano nelle caselle che rappresentano i due progetti messi a votazione.

Il tempo sembra rallentare, i battiti del mio cuore sembrano riecheggiare come tamburi lontani, annunciando un evento imminente che ancora si cela nell’ombra. La tensione è un filo sottile che vibra, pronto a spezzarsi al minimo gesto, al più lieve soffio di vento.

«Colleghi, votate con cuore e coscienza. Non abbiate paura.»

È la voce di Maristella, si alza in piedi e tutti si voltano verso di lei. Il dibattito precedente deve averla profondamente provata, perché pronuncia queste parole con un'enorme fatica.
Nel suo sguardo leggo un tumulto di emozioni. La delusione è scolpita nei suoi lineamenti: le sopracciglia aggrottate, la bocca stretta. È come se il mio tradimento fosse impresso sulla sua pelle.

Credeva che appoggiassi il suo progetto e invece no, l'ho smontato pezzo per pezzo, qui davanti a tutti.

Continua a fissarmi, il suo continuo sguardo di sfida mi innervosisce. Questa donna non si arrende e minaccia la mia autorità! Mi detesta, ora più che mai e sa che il sentimento è reciproco.

Ci detestiamo.
Lei deve odiarmi, sarà più facile per me tirarla fuori in questa vasca di squali. Non è niente di personale, io e lei siamo ciò che rappresentiamo, due mondi opposti che non possono entrare in rotta di collisione. Perché questa è la maschera che ci siamo costruiti io e lei.

«Cari docenti, votate con obiettività e coscienza» dicendo questo con un velo di minaccia, mi rivolgo ai pochi che ancora non si sono espressi, quelli nel dubbio. So che vorrebbero votare per il progetto di Maristella, ma non possono andare contro di me! Tutti hanno un prezzo e io conosco benissimo il loro. Li ho in pugno. Lo sanno loro, tanto quanto lo so io!

«Dirigente, il collegio si è espresso. Viene approvato il progetto "sono il numero uno.»

Ho vinto.
Il mio viso resta impassibile, ma Maristella crede di conoscere il mio sguardo e il mio pensiero: "hai perso e fallito". E anche questa volta si sbaglia, mi ha giudicato dal primo istante e creato un pregiudizio nei miei confronti che si è alimentato per tutti questi mesi.

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