11. Non è successo nulla

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Maristella

«Maristella, Maristella...»

Mi sveglio di soprassalto, sentendo una mano calda che mi accarezza dolcemente la spalla. Apro gli occhi e vedo Lorenzo, il suo volto illuminato dalla luce soffusa della cucina. «Devi andare a dormire,» mi sussurra con un sorriso gentile. «Ti sei addormentata qui in una posizione scomoda.»

Impossibile che usi quel tono così dolce verso di me, deve essere un sogno!

Sono troppo stanca per rispondere, troppo stanca per muovermi. Annuisco lentamente, ma invece di alzarmi, mi sdraio sul divano accanto a lui.

«Vado nella mia stanza...» sussurra combattuto, sta per alzarsi, ma lo blocco.

«No, resta. Per favore.» biascico.

Lui non ribatte e acconsente, sdraiandosi al mio fianco.

Siamo così vicini che posso sentire il suo respiro sul mio viso. I nostri occhi si incontrano, e per un momento, il tempo sembra fermarsi.

«Non è colpa tua,» gli dico, la voce appena un sussurro. «L'incidente di anni fa... Non è stata colpa tua.»

Lorenzo mi guarda intensamente, il suo sguardo pieno di emozioni che non riesco a decifrare.

Il cuore batte forte nel petto. Le sue iridi grigie mi fissano, penetranti e misteriose. Sono come un cielo tempestoso, mutevoli e profonde. Ogni volta che la luce cambia, anche il colore dei suoi occhi sembra trasformarsi, passando dal grigio acciaio al grigio perla, con sfumature di blu e verde che emergono qua e là.

Non riesco a distogliere lo sguardo. Mi perdo nei dettagli, nelle piccole venature che attraversano l'iride come fiumi su una mappa antica. C'è qualcosa di ipnotico in quegli occhi, qualcosa che mi attira e mi spaventa allo stesso tempo.

Che mi sta succedendo?

Lui sorride, e i suoi occhi si illuminano, diventando quasi argentei. È come se potessi vedere la sua anima dietro quelle iridi, complessa, ma limpida.

Per un attimo desidero azzerare le distanze e sentire le sue labbra sulle mie.

«Vorrei baciarti...» sbotto con un sussurro.

『••✎••』

All'improvviso, il suono della sveglia rompe l'incanto. Questa volta mi sveglio per davvero. Sbatto più volte le palpebre e la prima cosa che vedo è un leone.
Il disegno di un leone.
Il tatuaggio di un leone.
Mi ci vuole un po' per realizzare che quello è un braccio. Non certo il mio.

Braccio di chi?

Mi giro lentamente col cuore che batte all'impazzata per la paura di ciò che sto per scoprire. Seguo il braccio con lo sguardo e lo vedo lì, accanto a me, Lorenzo, che dorme ancora profondamente.

Il panico mi assale.
Cosa ci faccio qui? Perché sono con lui? Mi alzo di scatto, ma il movimento brusco lo sveglia. Mi guarda con un sorriso calmo e un po' divertito.

«Buongiorno.» farfuglia in tono tranquillo, troppo tranquillo, troppo rilassato «dormito bene?»

Direi che non è un buongiorno.

Dalle mie labbra non esce alcun suono, lui mi osserva incuriosito e abbassa lo sguardo sotto il mio collo.

«Alla fine l'hai indossata?» chiede, non so di che diamine sta parlando, così seguo il suo sguardo e per un attimo il mio cuore esplode.

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