4 Luglio 2019 09:10
Happiness aprì I propri occhi azzurri ancora attanagliati da un pesante sonno, sospirò e sentì un dolore quasi impercettibile al petto, anche se la paura di poco prima era quasi completamente scomparsa nello stesso vuoto che la ragazza immaginava esserci sotto le foglie del suo sogno.
Però lei ricordava, ricordava ogni singola volta, ogni singolo dettaglio, ma questo non le risultava mai più tormentoso di tanto quando la luce del giorno le illuminava gli occhi.
Ritornò alla realtà di colpo, sussultando e subito accingendosi a spegnere la sveglia che suonava e vibrava come una matta, i capelli come un cespuglio che le coprivano, con profondo fastidio di Happy, gli occhi e la fronte.
Si alzò.
In quei due anni non era cresciuta più di tanto in altezza, ora era una ragazza di appena 17 anni, mancava un anno, un anno soltanto, e sarebbe stata una donna adulta, e il tempo passava così velocemente, ma lei non sentiva di essere veramente cambiata, era sempre Happy Cooper, solo un po' più felice e un po' più flessibile.
Agguantò con noncuranza una spazzola, un falso, questo era poco ma sicuro, ma era finemente ricamata e aveva un bellissimo colore rosa cipria, come poteva lasciarla a implorare alla gente di darle una casa quando l'aveva vista al mercatino dell'usato?
Passò per il bagno, si diede una spazzolata veloce ai capelli, che rimasero decisamente increspati e riccioluti, e uscì canticchiando una canzone dei "The teachers", una banda famosa probabilmente soltanto a Donate che ogni anno ad Agosto dava un concerto serale, cui Happiness aveva avuto la possibilità di partecipare soltanto l'anno prima, insieme all'amatissimo zio, fan sfegatato dei Teachers.
"'Giorno, Zio" disse la ragazza, come d'abitudine, mettendo il primo piede della giornata nella variopinta e spaziosa cucina abitabile, allestita con diversi aggeggi culinari cui Happy non sapeva dare nome.
Brandon Cooper, zio paterno di Happiness, era un uomo onesto e faceva sicuramente tutto ciò che era in suo potere per far sentire la nipote a casa e per crescerla come una ragazza umile e coraggiosa, come lui, e Happy le era così grata per questo, solo che alcune volte faticava a mostrarglielo.
Inoltre...Pancakes!
Era un maestro nel prepararli, era un maestro nel cucinare in generale, lavorava in un piccolo panificio in pieno centro di Donate, aveva portato Happiness con sé a lavoro svariate volte, I suoi colleghi la adoravano e lui trovava sempre un modo ingegnoso di rubacchiare dei biscotti per darli alla nipote, oppure per persuadere il suo capo a farle un radicale sconto.Quella mattina aveva preparato i pancakes allo yogurt, Happy li amava, riuscivano sempre a strapparle un sorrisetto, come quando era ancora una bambina; piccola, innocente e felice.
E non fallirono neanche questa volta.
La giovane si sedette, vagamente distratta dalla pesantezza delle proprie palpebre, e portò alle labbra una cialda ancora calda.
"Buongiorno, tesoro. Come hai dormito?-Oh, attenta! Potrebbero essere ancora caldi" disse lo Zio, spalancando gli occhi in una goffa ma sincera preoccupazione.
Happy sentì la propria lingua scottare, ma non era niente di insopportabile, aveva senza dubbio dovuto affrontare di peggio che una singola cialda di Pancake più calda del previsto, eppure sussultò.
"No" Disse semplicemente, evitando volontariamente la prima domanda e tornando subito dopo a fissare il vuoto.
Lo zio si accigliò lievemente.
"Happy, sai che se hai bisogno di qualcosa, qualunque cosa, anche solo qualcuno con cui parlare, una spalla su cui piangere, io ci sono, vero?" Scosse la testa velocemente, come trattenendosi a stento dal divagare e continuò, ora un po' esitante, abbassò la voce suo malgrado "Hai...hai dovuto passare tante cose. E non intendo sminuire i tuoi genitori con questo, intendo soltanto...hai sofferto, più di quanto una ragazza della tua età dovrebbe mai soffrire, forse hai solo bisogno di un abbraccio"
Happiness capì poco niente di quello che lo zio disse, si confuse, ma capì che lui le voleva bene, lei ricambiava il sentimento, era solo così frustrante non riuscire a esprimersi come si vorrebbe, non è così?
Ti fa provare una sensazione di profonda colpa che ti spinge il cuore dritto in gola."Forse" rispose lei, poi, battendo velocemente le palpebre nel più misero tentativo di riprendere controllo dei propri pensieri "ti voglio bene, Zio"
Egli spalancò ancora una volta i suoi enormi occhioni verde smeraldo che davano un meraviglioso effetto alle sue labbra carnose ma piccole e aggraziate che si allargarono, neanche di troppo, in un benigno sorriso, poi Happy spostò la propria attenzione verso i suoi capelli castano scuro, ancora parecchio scomposti, diversi ciuffi asimmetrici gli sbucavano dal cranio per adagiarsi dolcemente sull'ampia fronte.
Era un uomo molto bello, in verità, ed era ancora giovane, soltanto trentasei anni, strano che nessuna ragazza lo adocchi mai.
"Beh" pensò con stizza la nipote "Suppongo che alla gente piacciano i ragazzi che ti fanno soffrire""Anche io ti voglio bene-"
Il momento fu interrotto, non con poco fastidio da parte di Happiness, da un rumore insistente che, con tutta probabilità, era qualcuno che bussava alla porta di casa Cooper.
I due abitavano al primo piano di un'abitazione unifamiliare piccola ma più che mai comoda e accogliente, coloro i quali si avventuravano tra pezzi storici comprati al mercatino dell'usato tra cui diverse piccole statuine rappresentanti donne piccole e gioiose ma senza identità intente a raccogliere grappoli d'uva erano pochi e solitamente colleghi del signor Brandon.
Happy, però, avrebbe riconosciuto quel bussare impaziente, insistente e scanzonato anche sulla vetta dell'Everest...
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I Ragazzi Ritrovati: Antologia di un sorriso
FantasyUn comune giorno dopo tutto il non-comune che Happiness Cooper è stata costretta ad affrontare, alla giovane è stato finalmente restituito ciò che bramava con cuore sincero; Godersi i propri anni di gioventù come una normale adolescente. Eccetto che...