Solo guai

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12:30

Happiness Cooper aveva percorso, sotto il sole rovente (che comunque non era abbastanza per fermarla) diverse decine di chilometri a piedi, giusto lo spazio che c'era tra la piccola gelateria nella quale aveva lasciato Zarah e la dimora nella quale viveva adesso Oliver Wise, il suo migliore amico oramai da quasi 3 anni, con cui aveva condiviso le sue avventure e aveva rischiato la sua pelle, esperienze come quella che entrambi hanno dovuto affrontare due anni prima uniscono le persone, creano legami.

Prese fiato, lentamente, poi bussò piano, le nocche delle sue mani pallide e sempre ossute contro la porta di legno massello della piccola casetta dipinta di un roseo scolorito e addobbata, ai piedi della porta, con due piccoli vasi colorati contenenti dei cactus ai due lati di essa.

Venne ad aprirle, preannunciata dai passi rumorosi creati dagli zoccoli color carbone, una donna alta e magra, sulla quarantina, aveva due occhi a mandorla color smeraldo particolarmente appariscenti sotto l'ombretto scuro, i capelli rossi e lunghi, che già mostravano i segni dell'età in alcuni lati un po' grigiastri, legati in una coda di cavallo, indossava un graziosissimo pigiama rosso costellato di pois neri, come lo era la sua pelle pallida di lentiggini color carota, come una ragazzina.

"Tesoro, che sorpresa! Tutto bene?"
Strillò, la voce acuta ma sorprendentemente orecchiabile.

Happy sorrise educatamente "Buongiorno, Signora Wise, sono venuta per parlare con Oliver, è in casa?"

La madre del ragazzo annuì, sorrise a sua volta, e voltò di lato il proprio viso per richiamare l'attenzione del figlio "Oliver! Qualcuno vuole vederti!"

"Aspetta, ma', arrivo!" una voce bofonchiò in ritorno, posando i propri piedi nel pavimento tiepido, seguirono diversi passi frettolosi, prima che una figura che superava in altezza solo di poco quella della donna che stava ancora alla porta si presentò al suo fianco, Oliver Wise, a torso nudo, non proprio muscoloso ma con una piccola tartaruga scolpita nell'addome e un pantaloncino grigio chiaro elasticizzato, alzò le sopracciglia "Happy? Oh no, devo preoccuparmi? Porti solo guai"

Era incredibilmente serio, e lo era anche sua madre, quando gli diede una leggera gomitata sulle costole, facendolo grugnire infastidito.

"La nostra ospite vorrebbe parlarti, ecco, vieni dentro" disse lei, spalancando la porta e invitando la giovane ad entrare, Happy accettò l'invito tanto gentile della Signora Wise, e si fece strada per il corridoio insieme a lei e al figlio.

"Posso offrirti qualcosa? Latte, caffè, thè? Va bene anche un bicchiere d'acqua, se preferisci" disse tutta eccitata, aprendo già il frigorifero, Happy sorrise e annuì, sedendosi a capolavola nella tavola quadrata con una bellissima tovaglia piena zeppa di merletti, che quasi somigliava a una ragnatela per design, nella vasta stanza degli ospiti color violetto da un lato, azzurra dall'altro "Sì, Signora. Un caffè per svegliarmi del tutto, per favore?"

La madre del ragazzo sorrise a sua volta, avviandosi verso la porta di uscita da quella vivace, colorata stanza "Bene! Vado in cucina a fare il caffè, perdona la mia assenza, tesoro, e fa come fossi a casa tua. Tu niente caffè, Oliver, ti fa male"

Quando Oliver aprì la bocca per protestare, sua madre aveva già lasciato la stanza, cosa che Happiness trovò incredibilmente esilarante, nascose le labbra tra le mani mentre ridacchiava.

"Ok, Happy" l'altro scosse la testa, inducendo diverse ciocche dei suoi capelli di un biondo rossiccio ad andargli a sfiorare il naso "non è che mi piaccia tanto il fatto che tu sia qui a quest'ora a parlarmi, mettiamo le cose in chiaro, sono felice di vederti, e lo sai, ma non hai chiamato, ed è quasi ora di pranzo, e conosco quella tua piccola espressione, è successo qualcosa, quindi che ne dici se sputi il rospo?"

Woah, qualcuno aveva messo su un po' di sarcasmo.

"Niente di grave, in realtà" rispose Happy, ricomponendosi "Ma potenzialmente potrebbe esserlo, hai presente tutti quegli omicidi seriali che stanno accadendo in questi giorni?
Ma sì, quelli che sono sempre in TV al telegiornale la mattina"

Oliver annuì, accigliandosi, il volto di qualcuno che non presentiva nulla di buono.

"Dunque, questa mattina Zarah è venuta da me, invitandomi a prendere un gelato con lei. Mi ha spiegato che Brian vuole che io e tu, insieme, (mise una grande, particolare enfasi sulla parola "insieme") scopriamo chi c'è dietro tutto questo"

Fece una piccola pausa, quanto bastava a chi aveva alla sua destra a chiederle il motivo "Perchè, scusa? È Brian che legge il pensiero, mica noi"

"Zarah dice che pensa che dietro tutto questo ci deve essere per forza qualcosa di sovrannaturale per un qualche schema di motivi che Brian si è fatto" annuì, gesticolando quasi maniacalmente "Ora però, qui arriva la parte interessante:
L'assassino, che Brian sospetta essere il colpevole di tutti gli omicidi avvenuti in città e nei dintorni, ha risparmiato una singola donna, di nome..." Happy si fermò a riflettere pochi secondi "Carol Elias, del recente multiplo omicidio all'azienda Agroalimentare, Oliver, Carol abita molto vicino a me, possiamo andare insieme, ho bisogno del tuo aiuto"

Gli prese le mani velocemente e le strinse, impedendogli di tirarsi indietro, anche il ragazzo sorrise, quasi a malincuore, e alzò scherzosamente gli occhi al cielo "Quando vuoi andare?"

Happy sorrise e gli lanciò uno sguardo eloquente, lo sguardo di qualcuno che stava pianificando qualcosa di losco...ma che così losco poi non era.

"Oh non starai pensando..." sussurrò Oliver, portandosi il palmo della mano alla fronte e staccando lo sguardo dalla ragazza, che gli lasciò andare l'altra mano e lo fissò in attesa di una risposta.

Aveva capito benissimo.

"Va bene, vado a prepararmi e ad informare mia madre della situazione, però usciamo subito dopo pranzo.
Appena arrivo sotto casa tua, busserò, e tu uscirai e andremo con la mia auto, ugh, era anche ora, è da un secolo e mezzo che cerco di farmi ridare la patente"

Decretò Oliver, alzandosi dal comodo divano bianco latte della stanza degli ospiti e uscendo dalla stessa porta per andare in direzione della madre.

I Ragazzi Ritrovati: Antologia di un sorrisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora