Era notte fonda.
Io come sempre mi trovavo già sveglia, ma per la prima volta in mesi non era a causa del mio incubo bensì per via di una musica.
Una melodia proveniente da un pianoforte riecheggiava nel dormitorio.
Controllai l'orario dal piccolo orologio sul mio comodino, erano le 3:00.
Era strano perché dove mi trovavo non c'erano aule adibite per poter suonare, o meglio ce n'era una ma era stata dismessa da tempo.
Mi chiesi chi potesse fare una cosa del genere a quest'ora, inoltre ero certa che andasse contro al regolamento, dopo la mezzanotte era severamente vietato fare rumore.
Questa regola era stata introdotta non da molto, diversamente da quello che si possa pensare, perché gli studenti tendevano ad organizzare feste nei propri dormitori fino a tardi e questo stava andando ad influire negativamente sul sonno di chi non vi ci partecipava.
Io ero più che d'accordo, senza un corretto riposo studiare, seguire le lezioni e sostenere i test diventava difficile se andavi in giro come uno zombie tutto il giorno.
Ero intenzionata ad affrontare la persona che aveva deciso di suonare per chiedergli di smettere, quindi mi alzai dal letto, mi misi le ciabatte e presi la felpa, infine mi diressi verso la porta uscendo poi dalla stanza.
Incrociai le braccia al petto e le strinsi a me, faceva davvero freddo.
Incamminandomi verso l'origine del suono però, non potei fare a meno di ascoltare attentamente.
Dovevo ammetterlo, chiunque stesse suonando era davvero bravo, non sbagliava una sola nota.
Mi sembrava di riuscire a vedere le dita scorrere su quei tasti in maniera fluida, veloce, come se il pianoforte fosse un prolungamento di quest'ultime.
Avvertivo una forte emozione, non so bene come spiegarlo, ma era come se chi suonasse volesse trasmettere tutto ciò che provava in quel momento attraverso quella melodia.
Mi suonava familiare, poco dopo difatti capì che si trattava della colonna sonora principale del film Interstellar.
Proseguì lungo il corridoio fino a raggiungere le scale che portavano al piano superiore.
Qui il rumore si faceva ancora più forte ma nonostante ciò non riuscivo a capire da dove provenisse, era come se arrivasse da tutte le direzioni possibili e mi avvolgesse completamente.
Non mi importava più di quello che ero venuta a fare e non sapendo più da che parte proseguire, persa nel buio mi fermai e chiudendo gli occhi mi lasciai trasportare.
Era come se la melodia e io fossimo due amanti che si incontravano di notte, lontano da occhi indiscreti, solo per poter sentire sulla propria pelle ognuno il tocco dell'altro, per poi andarsene all'alba prendendo direzioni opposte, come se non fosse mai accaduto nulla.
Fu esattamente quello che successe, quel momento finì troppo presto, la musica pian piano andò ad affievolirsi fino ad arrestarsi completamente e il silenzio tornò a fare da padrone, cancellando qualsiasi cosa fosse successa poco prima.
Portandomi una mano sul petto presi un lungo e profondo respiro mi voltai e tornai verso la mia camera.
Mi rimisi nel letto, lo sguardo rivolto verso il soffitto e in un lampo si fecero le 7:00.
Non avevo chiuso occhio.
Come tutte le altre mattine, io e i miei amici, ci ritrovammo insieme per fare colazione.
Entrando in mensa iniziai a far vagare lo sguardo cercando Aaron, volevo chiedergli se gli avrebbe fatto piacere mangiare con noi, ma di lui nessuna traccia.
Ci rinunciai e con il vassoio pieno mi diressi al tavolo.
<"Buongiorno"> dissi salutando tutti i presenti che, a loro volta, mi risposero.
Appena mi sedetti Mia si alzò dalla sua sedia e mi raggiunse.
Si chinò leggermente verso di me e poggiandomi un braccio introno alle spalle, avvicinò il suo telefono per farmi vedere ciò che stava guardando.
<"Ti piace?"> mi chiese, <"è Ralph Lauren"> proseguì.
Mi presi un momento per osservare il vestito, era lungo, arrivava fino a terra, aveva le spalline larghe ed era di un blu davvero scuro.
<"Pensavo sarebbe stato carino indossarlo alla festa di fine estate. Che ne dici?"> concluse Mia.
Spostai il mio sguardo dal suo cellulare a lei, <"ah, quindi non è una camicia da notte?"> le chiesi in tono scherzoso, il che fece sorridere Mia che mi diede un piccolo buffetto sul braccio per poi ritornare a sedersi.
<"A parte gli scherzi è davvero bello, sono sicura ti starà benissimo"> dissi.
Mia mi lanciò un bacio ed io, chiudendo il pugno nell'aria, lo afferrai per portarmelo al cuore.
Non dissi nulla riguardo al pianoforte, insomma era stato tutto abbastanza strano, nemmeno io avevo capito a pieno ciò che era successo.
La mattina proseguì come al solito, dopo aver mangiato andammo a seguire le lezioni in programma che oggi sembravano non volessero finire più.
Una volta arrivato il pomeriggio decisi di trascorrere le mie ore di studio nel mio posticino speciale.
Arrivai al molo, l'acqua del lago era più scura del solito a causa dell'enorme quantità di nuvole presenti che andavano a coprire la luce del sole.
Mi accorsi che c'erano parecchi fogli sparsi in giro e che volavano in diverse direzioni a causa del vento.
Strano, pensai, come potevano essere arrivati fin qui?
Mentre iniziai a raccoglierli uno ad uno, voltandomi leggermente a destra mi accorsi che qualcuno stava dormendo seduto per terra appoggiato contro l'albero.
Mi ritrovai a sorridere perché riconobbi subito quel ragazzo.
Aaron.
Mi avvicinai lentamente e, chinandomi in avanti, allungai la mano per scuoterlo leggermente, di certo non volevo spaventarlo.
Dopo diversi tentativi si mosse stiracchiandosi e dopo un lungo sbadiglio aprì gli occhi.
<"Dormito poco?"> chiesi sorridendogli.
Sul momento strabuzzo leggermente gli occhi ma sorrise subito dopo.
<"Si... diciamo che io e il sonno non andiamo troppo d'accordo"> mi rispose con la voce ancora leggermente addormentata.
<"Stavano volando via, credo di averli recuperati tutti"> dissi porgendoli i fogli, <"grazie infinite"> mi ringraziò allungando la mano per prenderli.
In quel momento le nostre dita si sfiorarono, fu una cosa quasi impercettibile, alzai lo sguardo per incontrare il suo che già mi osservava.
Rimanemmo immobili come la prima volta che ci scontrammo al Gees, ed ecco di nuovo quella strana sensazione che sembrava diventare più forte ogni secondo che passava.
Fu lui il primo a spostare la mano e successivamente lo feci io.
<"Beh sarà meglio che vada allora"> dissi imbarazzata indietreggiando di qualche passo.
Mi voltai per andarmene quando Aaron si alzò in piedi <"aspetta, ti va di restare un altro po?">.
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Like a Hurricane - ricordati di me
RomanceSophia è una ragazza gentile, curiosa e forse ultimamente con la testa tra le nuvole. Frequenta il secondo anno dell'università di Oxford, dove vive una vita normale, divisa tra lezioni, studio e serate passate in compagnia dei suoi amici. Da tempo...