Capitolo 4

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Il Gees era un piccolo Bar ristorante situato nel cuore dell'area conosciuta come Victorian North Oxford.

Quello che più mi piaceva era la veranda, dove erano presenti diversi tavoli e divanetti, che grazie alle pareti e al soffitto completamente trasparenti, appariva spaziosa e luminosa.

Di notte, se il cielo era sereno, quando ti trovavi all'interno e alzavi lo sguardo verso l'alto si potevano vedere anche le stelle.

Era decorato con piante e piccoli alberi e nelle ore serali le luci soffuse gli davano un'aria accogliente.

In assoluto il nostro posto preferito, sia per il fatto che fosse davvero vicino ai nostri dormitori, alloggiavamo tutti al Lady Margaret Hall distante solo dieci minuti a piedi, sia perché, da quando ci conoscemmo un anno fa, era il luogo dove ci riunivamo per qualsiasi occasione.

Può sembrare stupido, ma le serate qui avevano un sapore diverso.

Appena entrati ci accolse un cameriere che ci portò al nostro tavolo, la musica si mischiava al mormorio delle persone presenti.

Prendemmo posto, io mi trovavo vicino a Kai, alla mia sinistra Mia a capotavola, Filippo attaccato a lei come una cozza, ed infine Henry a sinistra del suo amico.

Mia aggrottò la fronte osservando l'unica sedia vuota rimasta e chiese <"come mai Elliot non c'è?">, fu Henry a risponderle <"ha cambiato idea oggi. Ha detto che non si sentiva, testuali parole, sufficientemente preparato per l'esame di lingue moderne">, <"mai preparato ma prende sempre il massimo dei voti"> precisò Filippo, <"effettivamente hai mai fallito un esame?"> chiese Kai, <"non che mi ricordi"> proseguì io per rispondergli.

<"Averceli io i suoi voti"> sbuffò Filippo, <"se studiassi di più"> commentò immediatamente Henry in tono di sfida, <"caro mio guarda che io studio eccome, ma ho anche bisogno di far riposare la mente"> precisò Filippo, che con un unico movimento, sollevò le spalle e, alzando leggermente gli avambracci, rivolse il palmo delle mani verso l'alto.

<"Fidati se ti dico che la tua mente è sufficientemente riposata, anche perché per più di tre ore al giorno non riesci a rimanere concentrato. Sicuro di non avere un deficit dell'attenzione?"> domandò infine Henry con fare dubbioso.

Inutile dire che iniziammo a ridere tutti.

<"Ha. Ha. Simpatico"> rispose Filippo che subito dopo tirò una pacca amichevole sulla spalla di Henry unendosi alla risata collettiva.

Amavo vederli battibeccare, sembrava si conoscessero da una vita.

Era come se si completassero, Henry era la parte calma e razionale che mancava a Filippo, mentre Filippo era quella più movimentata e spensierata che mancava ad Henry.

Arrivò il momento di ordinare.

Non bevevo spesso, ma quando ero in compagnia mi concedevo sempre un piccolo strappo alla regola.

Optai per un Boulevardier.

Poco dopo ci portarono i drink che avevamo scelto.

<"Quindi..."> disse Mia per attirare l'attenzione, <"dove andiamo in vacanza quest'estate?">, <"mmm!"> prese parola Kai, mentre stava ancora bevendo il suo Daiquiri, <"mi piacerebbe andare a Bora Bora, ho amici di famiglia che ci sono stati. Mi hanno fatto vedere delle foto e ragazzi, fatemelo dire, è un posto spettacolare!">, <"interessante!"> risposi con entusiasmo, <"che ne dite della Grecia invece?"> propose Henry come alternativa, <"ci sono già stata ed è bellissima, soprattutto Santorini"> spiegò Mia.

Iniziammo a valutare diverse opzioni, poi il lampo di genio <"e se andassimo in Italia?">, chiesi.

Mi aveva sempre affascinata.

Così piena di storia, parliamo di un patrimonio culturale enorme.

Inutile dirvi che, quando ci conoscemmo, Filippo mi disse di essere nato li e io lo riempì di così tante domande da farlo impazzire.

Fu proprio lui che immediatamente, schioccò le dita e indicandomi sorrise <"Sophia. Grazie mille"> proseguì <"stavo giusto per proporlo io">, prese un sorso del suo whisky e continuò <"i miei hanno finito quest'anno la ristrutturazione della villa di mio nonno che, dopo mie diverse suppliche, mio padre ha accettato di lasciarmi come casa vacanza. Quindi vi prego, non vanificate i miei sforzi"> concluse quasi supplicandoci.

Io accettai immediatamente e così fecero anche tutti gli altri.

<"Aspetta, ma dove sarebbe?"> volle giustamente sapere Henry, <"scusatemi l'avevo completamente tralasciato"> riprese parola Filippo ridendo <"a Porto Cervo, in Sardegna">.

Successivamente estrasse il telefono dai jeans, lo accesse e iniziò a mostrarci diverse foto della villa, del paesaggio e di tutti i posti che avremmo potuto visitare una volta li.

Era ironico perché sembrava si fosse trasformato in una guida turistica, ma noi lo ascoltavamo affascinati.

Si era fatto tardi, era già mezzanotte passata e domani avremmo dovuto alzarci tutti presto per le lezioni del lunedì.

Pagammo ma prima di uscire dovetti assolutamente usare il bagno, avvisai Mia e mi rispose dicendo che mi avrebbero aspettata appena fuori dal locale.

Decisi di fare in fretta, non volevo farli aspettare troppo.

Una volta finito mi lavai le mani, l'acqua gelata scorreva su quest'ultime provocandomi fastidio, faceva quasi male.

La carta era finita e quindi optai per asciugarmele passandole sui pantaloni.

Aprì la porta del bagno e svoltai l'angolo, ma andai a sbattere contro qualcuno.

Era una ragazzo, molto più alto di me, aveva i capelli biondi e gli occhi di un azzurro così intenso da sembrare ghiaccio.

Non dissi una parola, non ci riuscivo, era come se mi avessero strappato via la voce.

Nemmeno lui disse nulla, ci limitavamo a fissarci.

Ad un tratto una folata d'aria fredda si fece largo tra noi, scompigliandoci leggermente i capelli.

Eravamo immobili e come noi anche il tempo sembrava essersi fermato.

Non lo avevo mai visto, ma dentro di me percepivo una strana connessione, era come se fossimo due metà della stessa anima che per anni si erano cercate senza mai trovarsi.

Ma ora eccoci qui, finalmente le nostre strade si erano incrociate e mai più si sarebbero divise.

Fu il mio nome, urlato in lontananza a farmi riacquisire lucidità.

Mi scusai con il ragazzo e corsi dai miei amici.

Dovevo avere un'espressione sorpresa perché Kai mi chiese se fosse tutto okay.

<Si... sto bene, è tutto a posto"> abbozzai un sorriso.

Non appena ebbi l'occasione mi voltai, lui era ancora li, i nostri sguardi si incrociarono di nuovo.

Un brivido mi corse lungo la schiena.

Ne ero sicura.

Lo avrei rivisto.

Like a Hurricane - ricordati di meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora