Capitolo 1

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Seduta su una delle sedie di plastica rosse dello stadio, addentai il primo morso al panino che avevo tanto desiderato da quella mattina

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Seduta su una delle sedie di plastica rosse dello stadio, addentai il primo morso al panino che avevo tanto desiderato da quella mattina.

Dalle mie labbra uscì un gemito di piacere per quella goduria che il mio palato si stava godendo.

«Sei proprio una camionista. Se non ti conoscessi non direi mai che sei una delle pattinatrici più brave dello stato», disse Melany portandosi alla bocca una patatina che aveva rubato dal sacchetto che tenevo tra le gambe.

«Lo prenderò come un complimento», risposi dando un altro morso.

«La partita inizia fra dieci minuti, non sei in ansia?», mi domandò.

Non stava ferma un attimo, la gamba tamburava continuamente a terra, e a me la cosa infastidiva alquanto.

«Per cosa?», le domandai confusa.

«Cosa farà quel ragazzo quando ti vedrà? Non so nemmeno chi sia, visto che me l'hai descritto come farebbe un bambino di quattro anni!».

«Perché, i bambini di quattro anni sanno descrivere?», domandai retorica.

«Appunto!»

Si sbatté una mano sulla fronte; riuscivo a portarla allo sfinimento in poco tempo, non sapevo nemmeno cosa ci facesse ancora qui in mia compagnia e a sopportarmi.

«Non succederà nulla, grazie ai biglietti che ti ha regalato la tua amica vedremo una partita di formiche, non ci vedrà di certo», affermai con la bocca piena.

«Potevamo usare quello che ti ha regalato il belloccio; era in prima fila, invece l'hai strappato».

Non lo avevo solo strappato, oltre a quello lo avevo bruciato e gettato le ceneri nella spazzatura. Sotto gli occhi contrariati della mia amica, ovviamente.

«Era comunque solo un biglietto, e noi siamo in due», affermai facendo una scrollata di spalle.

«L'avrei usato molto volentieri», borbottò lei.

Risi, consapevole del fatto che lo avrebbe sicuramente usato.

Era un posto perfetto per ammirare i giocatori bellocci che le piacevano.

«Se ci avessi pensato prima te l'avrei lasciato, almeno sarei stata libera da questa agonia che non si muove nemmeno a cominciare», borbottai dando l'ultimo morso a quel fantastico panino. Ne avrei voluto avere un altro.

«So a che punto vuoi arrivare; fra tre ore andrai comunque a pattinare, rilassati e basta.»

La guardai con disappunto, ma non potei risponderle, viste le grida eccitate che si erano innalzate nel momento in cui i giocatori fecero la loro entrata in campo.

Che gioia!

Si erano alzati in piedi tutti, tranne la sottoscritta.

«Alza quelle chiappette flaccide che hai e divertiti un po'». Mi spronò la mia migliore amica, ma proprio non ce la facevo; se c'era uno sport che odiavo era quello.

Reckless - pericolosamente mioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora