Alex e Efestione

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"Cosa ti preoccupa, Alessandro?"

Domandò una voce pacata alle sue spalle, sulla soglia della sua tenda; il biondo sussultò per quella visita inattesa, mentre una pergamena sfuggì dalla sua presa.

Efestione, sempre il solito. Non chiedeva mai di poter entrare, ancor meno pensava di bussare; non che, effettivamente, ne avesse mai avuto bisogno. Girarsi e trovarlo di fronte a lui, anche se nelle precarie condizioni di quell'ennesima spedizione militare, per Alessandro era lo scenario migliore che potesse protrarsi dinanzi la sua vista. Una sorpresa che, per quanto fosse molto (e forse, troppo) frequente per essere definita una vera e propria "sorpresa", faceva sempre bene al cuore, molto più di quanto lo facessero le armi, il sangue, o quelle maledette mappe. Neanche nella quiete della notte, la mente di un re poteva trovare la pace.

"Il fatto che tu mi chiami per nome, Efestione."

Replicò Alessandro, senza neppure voltarsi, chinandosi rapidamente per afferrare il foglio caduto, posandolo nuovamente sul tavolo d'ebano. Avrebbe immerso molto, molto più volentieri i suoi occhi nello sguardo dell'amato, rispetto che in quelle cartine geografiche, tappezzanti ogni angolo dell'ambiente; ma, ahimé, quello non lo avrebbe di per certo condotto a vincere una guerra.

Insomma, non che potesse vincere ciò che aveva già vinto.

"Rincuora il tuo animo, Alessandro. Non ho smesso di amarti, anche se, forse, ti ho interpellato rimanendo troppo formale. Lo ribadisco cosicché, sai, che tu riesca a dormire anche questa notte senza timori, senza ansie e tra le braccia serene di Morfeo. Anzi, non mi piace. Magari tra le mie, lo preferirei."

Sentendolo, Alessandro trattenne a fatica una risata. Ricordandosi però del fardello a dir poco esaustivo di lavoro che gravava sulle sue spalle, si ricompose immediatamente, scuotendo la testa e passando le dita rapidamente fra i riccioli dorati, nervosamente. Sebbene fosse abituato a quelle sue uscite, ogni volta restava così interdetto dalla capacità di Efestione di poterlo aiutare, di saperlo sollevare da quella stanchezza senza neppure muovere un passo, senza un tocco, senza uno sguardo. Sarebbe bastato anche solo il suo profumo, per riportarlo alla felicità di quei giorni lontani di Macedonia. Per quello, vedeva in lui la sua persona speciale. Ogni giorno che lui era al suo fianco, capiva ogni giorno sempre di più perché lo amava, perché il suo cuore aveva scelto lui. Ogni istante, era come il primo; lui, Alessandro il Grande, si sentiva un ragazzino inesperto, in quelle sensazioni travolgenti che i poeti definivano amore. Eh, ne aveva lette tantissime di opere su quello strano stato d'essere. Ma mai avrebbe pensato che un giorno ogni parola avrebbe assunto il tono di voce di qualcuno, che ogni scenario ricreato un giorno avrebbe ritrovato un senso in qualcuno, mai avrebbe pensato che avrebbe anche solamente trovato qualcuno con cui poter dire "Allora, costoro non eran pazzi: narrano d'amore, ciò che scorre nelle mie vene e inebria la mia vista, ciò che, soave come una poesia, accarezza i miei sensi, che ritrova l'uomo che ho perso in me."

E da lì, a volte dubitava persino che quella forza così potente non fosse solo un tentativo degli dèi di distruggerlo. Insomma, quel ragazzo a volte quasi lo distraeva dal suo obiettivo principale: il mondo, la conquista. Che se ne faceva, finché aveva Efestione già al suo fianco? Puntualmente, si riprendeva; ma doveva ammetterlo, non avrebbe davvero odiato così tanto quell'idea. Poter crescere, rimanendo sempre l'uno al fianco dell'altro, rinunciando ai rischi e invece cogliendo una vita di certezze, dove Efestione sarebbe stato un punto fermo. Dove nulla e nessuno avrebbero potuto condurlo lontano da lui. Né la guerra, né i nemici, né le condizioni ostili di quei territori.

Solo loro due, invecchiare insieme, ma restare giovani eternamente nel loro amore.

Avrebbe potuto, certamente, se solo non fosse stato Alessandro il Grande, e non fosse semplicemente esistito per sacrificare ogni cosa, persino se stesso, per la grandezza. E Efestione, forse per follia o solo accecato dall'amore, lo accettava per com'era, e avrebbe assecondato ogni suo sogno, senza esitare.

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