Il sole fece capolino tra le tende della finestra, che Simone sbadatamente aveva lasciato aperte la sera prima, troppo occupato con la mente a pensare a Manuel, che poco razionalmente lo stava raggiungendo a casa sua.
Aveva sceso di fretta le scale, non preoccupandosi minimamente di sistemarsi i vestiti o l'aspetto decisamente trasandato, causato dal pianto che aveva trattenuto per tutto l'incontro con il maggiore, ma che una volta ritornato a casa non aveva più saputo controllare.
Dopo aver sentito il rumore della moto, ormai familiare, di Manuel si era affrettato verso di lui ed il ragazzo, dopo essersi tolto velocemente il casco che gli schiacciava il viso e la folta chioma, si era buttato tra le sue braccia iniziando a singhiozzare copiosamente.
D'istinto Simone ricambiò la presa sul suo corpo, che sembrava così esile, così fragile, così vulnerabile che aveva quasi timore a stringerlo troppo, ma le sue apprensioni vennero scacciate via quando il maggiore, con ancora il viso nell'incavo del suo collo, gli afferrò le mani e gli mostrò come cingerlo a dovere aumentando la stretta e diminuendo ancora, se possibile, la distanza tra loro.
Non sapeva esattamente per quanto tempo aveva fatto ciondolare come una dolce culla i loro corpi uniti, sapeva solo che dopo l'ennesima folata di vento che si era permessa di far tremare il ragazzo tra le sue braccia, si era deciso a condurlo silenziosamente nella camera, che ormai l'ospite conosceva bene e ciecamente si era lasciato trasportare dalla morbida mano di Simone, che premurosamente lasciava altrettante piccole carezze con il pollice sul suo dorso.
A parte la richiesta cantilenante di Manuel - "scusame Simò, scusame dimme' che sei qui co' me, che nun me molli" - subito rassicurato dal - " non ti lascio, vieni qui" - del minore, che lo aveva invitato a seguirlo sotto le lenzuola, per ripararlo il più possibile dalle paure che in quel momento lo sovrastavano, non si erano rivolti alcun'altra parola.
Il corvino aveva lasciato che Manuel si posizionasse sopra di lui, con il suo volto sul petto e le sue mani ai lati della testa.
Era arrivato per entrambi il momento di chiudere gli occhi ed abbandonare il ricordo di quella serata alla notte, sperando che la mattina dopo portasse consiglio sul da farsi.Simone spense la luce allungando, con difficoltà, la mano verso l'interruttore e lasciò un impercettibile bacio sulla fronte corrucciata del suo visitatore abituale, per augurargli una buonanotte.
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Ora invece, la mattina seguente era finalmente arrivata e con essa anche la possibilità di capirci una volta per tutte che piega avesse preso il loro rapporto.
Se poco prima avevano ufficializzato la loro esclusività come scopamici, Simone non era riuscito a godersela per nulla, dato che il momento era stato rovinato dall'incombenza inaspettata di Tommaso, che come un uragano aveva diminuito le poche certezze rimaste Simone e anche le ultime di Manuel.
Fu delicato il risveglio che riservò al maggiore, che non si era mosso di un millimetro durante la notte e nonostante la difficoltà di non potersi muovere più di tanto e del peso che gli premeva sopra, il più piccolo non osò nemmeno una volta scansarlo da lì, ma si beò dell'espressione dormiente di Manuel.
-"Manu...manu svegliati sono le 10."- iniziò, permettendosi di passare una mano tra i ricci ribelli che si erano scompigliati durante il sonno -"ancora cinque minuti, so' troppo comodo."- fu quello che ottenne.
Non contento però, il minore continuò nella sua missione, riprovandoci -" Se mi ricordo bene oggi hai lezione, andiamo giù a fare colazione, ti presto qualcosa io e vai così non la perdi." - tentò nuovamente di convincerlo.
-"Ma che lezione e lezione Simò, io e te dobbiamo parlà, o rischiamo de nun capicce' come ieri" - ripose il romano, ancora spaparanzato su di lui, con la testa però rivolta verso il suo interlocutore.
-"Allora parlami sono qui, sono sempre stato qui a dirla tutta."- lo incitò ricambiando finalmente il buffetto che la sera prima il maggiore gli aveva lasciato sulla guancia -"Non ci voleva un genio a capire che Tommaso fosse uno stronzo, ma è successo qualcosa in particolare tra voi due?"- domandò prontamente, sistemandosi con la schiena sul materasso e lasciando che Manuel si posizionasse su un fianco accanto a lui.
Il ragazzo gli sembrò confuso, o per meglio dire, indeciso se condividere quella parte della sua vita così importante, ma anche così dolorosa.
Lo vedeva torturarsi il labbro inferiore mentre pizzicava nervosamente le pellicine sulle dita, perché Manuel sapeva che questo significava abbassare ulteriormente le barriere che aveva creato intorno a lui e lasciare che Simone avanzasse verso la sua piccola figura, che ora immaginava rannicchiata su se stessa per proteggersi.
Di Simone però, aveva capito di potersi fidare, pure parecchio e dopo aver fatto un grosso respiro ed essersi portato una mano a sorreggere la guancia che verteva verso il cuscino, iniziò a raccontare al più piccolo come la storia del suo primo amore, della sua prima delusione d'amore ebbe inizio, giocherellando con il laccio della felpa nera al collo del corvino per smorzare la tensione dentro di lui.
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