Notti insonni

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Dopo circa un'ora eravamo rimasti in pochi. Restiamo tutti fermi in posizione per non infastidire il capitano Levi. Riesco solo a pensare alla possibilità che Ellie venga scelta e al fatto che a quel punto non avrei potuto fare più nulla per garantire la sua sopravvivenza. Durante gli ultimi anni quella è stata sempre la mia unica priorità e adesso rischio di mandare tutto all'aria a causa del mio desiderio. Non posso fare a meno di provare un po' di rabbia nei suoi confronti. Perché non può lasciarmi andare nel corpo di ricerca da sola, senza farmi sentire responsabile della sua sorte? Mentre sono assorta in questi pensieri, il capitano fa ritorno ed Ellie si fa avanti. La fulmino con lo sguardo, ma ne rimane ignara visto che si sta già dirigendo a grandi passi verso la foresta, e la mia occhiataccia le colpisce la schiena.
Passano i minuti e il capitano va e viene alcune volte. Io non muovo un muscolo, finché non si fa avanti anche l'ultima cadetta e rimango sola. Nei minuti che mi separano dalla prova mi ordino di eseguire la migliore prestazione mai vista. È la mia unica opzione. Nello scenario ideale scelgono me invece di Ellie, in quello peggiore ci selezionano entrambe, ma almeno potrò essere con lei e tenerla d'occhio. Sono sicura che abbia fatto colpo con il movimento tridimensionale, ma sono ugualmente sicura di poter fare di meglio.
<Dal tuo entusiasmo di stamattina pensavo facessi lo sforzo di presentarti un po' prima> mi rimprovera la voce severa del capitano. Non rispondo alla sua provocazione e mi avvio verso la foresta, con lui al seguito.
Prima di azionare il gas tiro fuori le lame e in un attimo mi sto già muovendo tra gli alberi. So di essere veloce, forse non quanto un soldato esperto, ma sicuramente più rapida delle reclute che vedo allenarsi ogni giorno. Mi muovo con destrezza per circa un paio di minuti, prima di imbattermi nella simulazione di un gigante. Non perdo tempo: la mia posizione è ottima per sferrare un colpo alla nuca. Mi aggancio alla sua schiena e un attimo dopo le mie lame si conficcano nell'imbottitura, lasciando un solco profondo. Noto però che una delle lame si è spezzata: devo aver colpito troppo forte e si deve essere rovinata sul legno al di sotto del rivestimento. Poco importa, significa che ho fatto un'incisione così profonda da tagliare più del necessario. Sostituisco la lama in un attimo, ma nell'incontro col gigante successivo decido di contenermi. Ne abbatto uno dopo l'altro. Non importa il punto in cui mi trovo, riesco sempre ad arrivare alla nuca senza movimenti superflui. Dopo circa una decina di minuti sento un fischio, che capisco provenire dal capitano Levi, per cui lo raggiungo a terra. Mi guarda con aria seria, dall'alto in basso.
<Te la cavi, ragazzina>
Sento i muscoli distendersi per il sollievo. Forse ho una possibilità.
<Ma non montarti la testa> riprende lui <approcci i bersagli con troppa velocità e per questo li colpisci con troppa forza. Hai dovuto cambiare la tua lama dopo un solo gigante perché lo hai colpito con intensità troppo elevata e non necessaria. Anche una singola lama fuori dalle mura può fare la differenza>
Lo guardo con la fronte aggrottata, cercando di immaginare di trovarmi in una situazione reale. Non ho mai riflettuto su una cosa del genere, il mio unico obbiettivo è sempre stato colpire più giganti possibile, poco importava se alla fine dell'allenamento avevo distrutto parte del mio equipaggiato.
Annuisco alle sue parole <La prossima volta non succederà> prometto.
Ackerman inclina la testa di lato, squadrando la mia espressione
<Cosa pensavi di fare una volta finito l'addestramento?> mi domanda infine.
<Arruolarmi nel corpo di ricerca>
Continua a guardarmi per qualche secondo e poi annuisce. <Signore> aggiunge.
Lo guardo con aria interrogativa.
<Se vuoi entrare nel corpo di ricerca dovresti iniziare ad abituarti a ricevere ordini e a riconoscere i tuoi superiori come tali> spiega.
<Chiedo scusa, signore>
Per la prima volta mi sembra comparire sul suo volto un'espressione soddisfatta, anche se ancora con una confusione di fondo. <Qual è il tuo nome, recluta?>
<Lara Lens, signore>
Il capitano annuisce ancora una volta, poi mi ordina di informare i miei compagni che a breve ci sarebbe stata la pausa per il pranzo.

Il pomeriggio è trascorso veloce come la mattinata. Abbiamo ripetuto l'esercizio con il movimento tridimensionale e la seconda volta sono stata attenta a dosare la forza. Non sono riuscita a scambiare molte parole con Ellie, ma forse deve aver intuito le ragioni del mio malumore, perché nemmeno lei ha tentato di conversare.
Dopo cena mi sono rifugiata nuovamente sul tetto del dormitorio, mentre i miei compagni passavano un po' di tempo negli spazi comuni o andavano a dormire per prepararsi al giorno seguente. Era passata ormai qualche ora ma la luna non era ancora spuntata, oscurata dalle nuvole.
Mi godo l'aria primaverile che si respira in queste notti. Intorno tutto tace e posso tirare un sospiro di sollievo: oggi è andata bene e se continuo così sarò scelta senza problemi. Mentre faccio lo sforzo di tranquillizzarmi, noto una sagoma che armeggia vicino ai cavalli. In quel momento le nuvole si diradano, scoprendo una luna piena e luminosa, che mi permette di scorgere i capelli scuri della figura. Riconoscono il capitano Levi intento a slegare un cavallo. Chissà dove è diretto, mi chiedo. Proprio mentre formulo questo pensiero, lo vedo girarsi nella mia direzione, proprio come aveva fatto quella mattina. Non capisco se mi riconosca o meno, ma alzo comunque una mano come saluto, prima di rivolgermi verso la luna.
Passa qualche minuto quando sento un rumore alle mie spalle. Mi giro di scatto e mi ritrovo un paio di occhi azzurri a fissare i miei.
<Non dormi mai?> domanda mentre si siede a un metro da me.
<E lei?>
In risposta sbuffa col naso, come se stia ridendo a una battuta che non posso capire.
<Dove stava andando, signore?> chiedo, ma mi rendo conto troppo tardi che probabilmente si tratta di una domanda inopportuna <se posso chiedere> aggiungo.
Il capitano però non sembra infastidito. <In nessun posto in particolare>
Annuisco e rivolgo lo sguardo davanti a me. Forse anche lui ha difficoltà a dormire. Non ho molti altri argomenti di conversazione, per cui rimango in silenzio.
Ovviamente ho sentito storie sul suo conto durante gli anni di addestramento. Molti lo definiscono come una persona poco socievole, ma la sensazione che ho io è più quella di una persona che non intende aprire la bocca solo per darle aria.
<Non pensavo che mi avresti ascoltato stamattina, invece nella prova del pomeriggio sei migliorata> afferma, distraendomi dai miei pensieri.
<L'ho ascoltata perché aveva ragione, signore>
I suoi occhi austeri scrutano i miei, altrettanto seri.
<Se stai cercando di leccarmi il culo sappi che con me non funziona>
<No signore, sono solo onesta> rispondo, vagamente risentita <e comunque non credo di averne bisogno>
Devo averlo colto di sorpresa, perché alza le sopracciglia e distoglie lo sguardo.
<Vedo che sei una persona abbastanza piena di te> dichiara, con tono piatto.
<Non credo, sono solo obiettiva>. Lo guardo negli occhi, costringendolo ad alzare lo sguardo <mi dica, c'è qualcuno tra i cadetti più abile di me nel movimento tridimensionale?>
Il suo viso si rabbuia improvvisamente.
<Credi davvero di sapere qualcosa riguardo al movimento tridimensionale? O su come abbattere un vero gigante?> mi rimprovera in tono grave.
Rimango in silenzio per qualche istante e lui fa per alzarsi.
<Non intendevo questo, è solo che...> cerco di spiegare a denti stretti <Voglio entrare nel corpo di ricerca più di ogni altra cosa>
Questo sembra trattenerlo. Sento il suo sguardo addosso, ma tengo il mio basso.
<Mh, vedremo> mormora. <Continua ad allenarti, ma non pensare mai di essere pronta per quello che c'è là fuori, e non pensarlo nemmeno una volta che lo avrai visto. Abbassare la guardia è l'errore più grande che tu possa fare>
<Sì signore> rispondo debolmente.
Passa qualche istante, poi il capitano si alza e mi passa accanto, esitando per un momento. Sento la sua mano posarsi sul mio capo mentre dice sommessamente <ma se vuoi diventare un soldato devi dormire ogni tanto, ragazzina>, prima di calarsi giù dal tetto. Lo vedo allontanarsi, ma invece di dirigersi al suo cavallo, entra nei dormitori riservati ai caporali. Non appena la porta si chiude dietro di lui, la luna torna a nascondersi dietro le nubi. Sento ancora la sensazione della sua mano sulla testa e mi rendo conto di quanto raramente entro in contatto con altre persone. Probabilmente le mie mani toccano più spesso la spada di qualsiasi altra cosa.

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