Dormo una notte intera, probabilmente per la prima volta dopo mesi. Quando mi alzo il dormitorio è quasi vuoto e di Ellie non c'è traccia. Probabilmente l'ora della colazione è già passata, ma non me ne preoccupo dato che non ho fame. Dopo essermi lavata e aver cambiato i vestiti, esco con l'intento di trovare mia sorella. Il tempo è uggioso e non ci sono molte persone fuori. Mi affaccio nella sala comune, dove si sono riunite la maggior parte delle reclute, ma non trovo Ellie nemmeno lì. Per fortuna però, non c'è traccia nemmeno di Colin. Mi chiedo se si sia già sparsa la voce di ciò che è successo ieri notte. Lancio uno sguardo al tavolo dove di solito si siedono i superiori, ma è del tutto vuoto. I miei dubbi hanno vita breve, dato che mi accorgo di avere gli sguardi di quasi tutti addosso. Impreco sottovoce ed esco a grandi passi. Inizio a temere che Ellie si sia allontanata dal campo e che possa finire nei guai, quando noto qualcuno sul tetto. Mi dà le spalle, ma è impossibile non riconoscere i suoi lunghi capelli biondi. Per salire impiego il doppio del tempo solito. La condizione delle costole non è migliorata e arrivo in cima praticamente arrancando.
<Che cosa ti è successo?> domanda Ellie appena si accorge della mia presenza. Mi accascio, a carponi, tenendomi il fianco, ma poco dopo sento il suo tocco, che mi aiuta a sedermi. Prendo fiato per qualche secondo e poi mi affretto a raccontarle cosa è successo la notte scorsa. Ometto il mio comportamento inappropriato nella camera del capitano e il fatto che mi abbia accompagnata fino al dormitorio, che per fortuna non sono elementi rilevanti nella storia.
<Non ci posso credere che Colin abbia continuato> commenta una volta terminato il racconto.
<Tu non hai sentito niente? Ho la sensazione che tutti sappiano già cosa è successo>
Ellie fa una smorfia.
<Beh, oggi a colazione ho sentito qualcosa. Le persone non parlano molto vicino a me, però. Lo sanno che passiamo molto tempo insieme>
Mi mordo il labbro. Non vedo l'ora di andarmene da questo posto e lasciarmi alle spalle queste dicerie.
<Di cosa parlavano?>
In risposta lei abbassa lo sguardo e inizia a giocare con le mani. Replica senza guardarmi.
<Del fatto che alcune reclute hanno visto il capitano riaccompagnarti ai dormitori, ieri sera, e ipotizzavano che arrivaste dalla sua camera. Il che a quanto pare è vero, però...>
<Non in quel senso!> ribatto, alzando la voce, provocandomi una fitta. <Merda! Li odio tutti>
<Lo so, lo so> conviene Ellie, provando a tranquillizzarmi. <Ma...Come mai non mi hai detto che ti ha accompagnata?>
Le lancio un'occhiataccia.
<Perché non era importante! E probabilmente avresti pensato male, come tutti>
Mentre finisco di pronunciare la frase mi rendo conto che accusare mia sorella non ha alcun senso. Alzo una mano in segno di scuse, prima che possa rispondere.
<Non volevo...Lascia perdere>
Quando ritrovo la calma e alzo la testa per guardarla, trovo sul suo volto un sorriso comprensivo.
<Non preoccuparti, capisco che tu sia arrabbiata>
Una forte folata di vento ci scompiglia i capelli, costringendoci a ripararci dietro il comignolo. Delle nuvole nere si avvicinano: entro un'ora al massimo sarebbe iniziato un bel un temporale.
<Mi dispiace per ieri sera, non volevo metterti a disagio>
Il vento copre quasi completamente ciò che dice.
<Non fa niente> rispondo, continuando a osservare le nubi in avvicinamento. Passa qualche secondo di silenzio, ma non è come quello col capitano Levi, placido e piacevole. Questo è un silenzio pregno di tensione.
<Per te non ha significato niente, vero?>
La sua voce si spezza verso la fine della frase, cosa che mi costringe a voltarmi verso di lei. Tiene lo sguardo basso sulle sue mani aggrovigliate.
<Ellie, sei mia sorella...>
Le sfugge una breve risata, poi anche lei si gira a guardarmi. Cerco di pensare a una frase che possa migliorare la situazione, ma prima di avere il tempo di farlo, avverto la sua mano posarmisi in viso. Come la sera prima, mi attira a sé, ma questa volta per appoggiare la sua fronte alla mia, mentre il suo pollice mi accarezza ritmicamente lo zigomo. Chiudo gli occhi e poso la mia mano sulla sua, ma sento che inizia a piangere.
<Mi dispiace, mi dispiace veramente> mormoro, stringendole il polso. Ellie tira su col naso ed emette un sospiro. Sto per scostare il volto dal suo, quando sento la sua mano trattenermi. Si sposta sulla nuca, attorcigliando le sue dita ai miei capelli. Non ho il tempo di aprire gli occhi, che la sua bocca si posa sulla mia per una seconda volta, ma in modo diverso dalla precedente, quasi disperato. Con l'altro braccio mi afferra la vita -per fortuna dal lato opposto a quello della contusione- premendo con forza le sue dita sulla pelle, quasi a voler bucare la stoffa che la copre. Non so cosa -se la mano che spinge il mio volto verso il suo, o il movimento della sua bocca- mi porta a dischiudere le labbra. Percepisco il calore del suo respiro che si mescola col mio, mentre avverto il suo desiderio di approfondire il bacio. Ignorando il motivo che mi spinge a farlo -se la rabbia, la frustrazione, l'emozione per l'arruolamento o il dispiacere immenso che sento per lei nel cuore- rispondo al suo tocco. Lascio che la sua lingua trovi la mia e che le nostre labbra si muovano insieme. Appena mi sente rispondere, la sua presa si fa ancora più forte. Ci baciamo per quella che sembra un'ora, al termine della quale il suo tocco si fa progressivamente più calmo. La sua mano torna sulla mia guancia a tracciare movimenti ritmici. A ogni incontro delle nostre labbra, la sua bocca si posa sulla mia con meno foga del precedente, finché non mi dà l'ultimo bacio. Lascia la presa sul mio corpo, ma io non lascio la sua mano.
Restiamo a lungo in silenzio, fissando le nostre dita unite, appoggiate sulle nostre gambe. A farci compagnia c'è solo il sibilo del vento.
<Non era così male, no?> mormora lei dopo un po'.
<No, ma...Non è cambiato niente. Scusami, non so perché l'ho fatto>
Parlo senza staccare gli occhi dalla pelle marmorea del suo polso. Cerco di trovare un modo per spiegare
il mio comportamento, ma temo di ferirla ulteriormente in ogni caso.
Ci guardiamo per la prima volta negli occhi.
<Credo che tu non sia particolarmente portata per questo genere di cose. Forse me ne sono un po' approfittata> confessa
Non riesco ad aprire bocca, per cui le stringo la mano.
<Dovevo dirtelo, però> aggiunge, abbassando nuovamente lo sguardo.
<Hai fatto bene>
Ricambia la mia stretta. È bello stare con Ellie, possiamo capirci senza dire una parola.
<Siamo ancora sorelle, io e te, vero?>
Lei annuisce, ancora con gli occhi bassi.
Passa qualche minuto, in cui nessuna osa muoversi di un centimetro, per non rompere l'incanto di quel momento fermo nel tempo. Veniamo richiamate contro la nostra volontà da un forte tuono, che annuncia l'arrivo del temporale.
<Scendiamo giù e ci sediamo a un tavolo?> propone Ellie.
<Veramente non so se ho voglia di stare in una stanza con tutti gli altri cadetti>
<Così è come dargliela vinta. Inoltre, è quasi ora di pranzo e non hai mangiato niente>
Alla fine le dò ragione e acconsento. Avendo saltato la colazione, la fame inizia a farsi sentire.
Come previsto, una volta entrate ho sentito molte paia di occhi posarsi su di noi, ma ho provato a concentrarmi solo su Ellie e ha funzionato. Dopo qualche istante, le conversazioni sono ricominciate come nulla fosse. Abbiamo trascorso così quasi un'ora prima del pranzo. L'unica nota negativa è stato l'arrivo di Colin e Luca, che fortunatamente ci hanno ignorate. Dopo una decina di minuti dalla loro entrata, il pranzo è stato servito, ma non c'era traccia dei nostri superiori.
Il brusio cresce ogni minuto di più, mentre qualche recluta affamata decide di cominciare comunque il pasto.
<Secondo te è successo qualcosa dopo ieri sera?> chiedo a Ellie, che in risposta mi fa un'alzata di spalle. Proprio qualche attimo dopo, il portone si spalanca. Noto l'espressione provata dell'istruttore Shadis, che aspetta sulla soglia mentre gli altri lo precedono. Il volto del Comandante Erwin è indecifrabile come sempre, mentre il capitano Levi ha un'aria ostile e appare persino più stanco di ieri. Cammina a debita distanza dal capitano Mike, che invece pare seccato. Si siedono tutti senza dire una parola, immersi nel silenzio della stanza.
<Mangiate pure> ci ordina l'istruttore Shadis con tono spento e la sala si riempie del tintinnio delle posate. Cerco di attirare l'attenzione di Ellie, ma lei sembra assente. Mangio quindi in religioso silenzio, come tutte le altre reclute. Finito il pasto, il capitano Levi è il primo ad alzarsi e lascia il suo posto bruscamente. Lo seguo con lo sguardo mentre varca la porta. Il secondo ad andarsene è Zackarias. Una volta rimasti soli, vedo il Comandante e Shadis scambiare qualche parola sottovoce e deduco che probabilmente la questione riguardi i due capitani.
Per tutto il pomeriggio non riesco a fare a meno di pensare che gli avvenimenti tra me e Colin c'entrino qualcosa. Ne parlerei volentieri con Ellie, ma è dal pranzo che si comporta in modo evasivo, per cui scelgo di andare a riposare sulla mia branda, anche perché le costole fanno ancora un male cane.Mi sveglio all'improvviso con la sensazione di qualcuno che mi tocca la spalla. Una volta riacquistata lucidità, mi rendo conto che si tratta di Ellie.
<Vieni, è ora di cena>
Mi alzo faticosamente e la seguo senza dire una parola. Il momento che ho atteso per tutta la vita è ormai arrivato. Questa volta i superiori sono già nella stanza, seduti ai loro tavoli. La cena viene consumata frettolosamente, a causa della tensione nell'aria, tra i pochi che sperano di essere scelti e i molti che confidano in un colpo di fortuna. Tutti hanno finito ormai da un po' quando il Comandante Erwin si alza finalmente in piedi.
<Come sapete, oggi si conclude il processo di selezione a cui vi abbiamo sottoposti. Per iniziare, ci tengo a ringraziare tutti voi per il vostro impegno e l'istruttore Shadis per la sua ospitalità>
Ancora una volta, mi sorprendo dell'abilità dell'uomo che mi sta davanti. È un oratore nato, che è in grado di fare un discorso composto e ispirato, nonostante gli avvenimenti di poche ore prima. Percepisco nell'aria un collettivo sentimento di rispetto.
<Ma non voglio indugiare oltre, per cui lascerò al capitano Levi e al capitano Mike l'onore di annunciare i nomi dei nuovi membri del corpo di ricerca. In totale saranno chiamate sei nuove reclute, tre andranno nella squadra di Mike e tre in quella di Levi>
Finito il discorso si fa da parte, mentre i due capitani lo affiancano. La sala cade in un silenzio tombale.
Il capitano Levi è il primo a parlare. Noto che è ancora teso e stanco. Le parole gli escono dalla bocca con tono grave.
<Lara Lens>
È sempre strano sentir nominare il mio cognome, ereditato da una madre che ricordo appena, che si è tolta la vita prima del mio secondo compleanno.
Pronunciando il mio nome per primo, il capitano provoca un mormorio generale. Segue quello di Ellie e infine viene chiamato un ragazzo del terzo anno di nome Noah, che sostituisce Colin a sua insaputa. Mi volto a guardarlo: non sembra essere sconvolto, quindi c'è la possibilità che anche lui desiderasse essere scelto. Anche gli altri cadetti ci stanno studiando: avverto gli sguardi che si muovono tra me, Ellie e Noah.
Adesso è il turno di Zackarias, che fa un passo avanti. I miei occhi si muovono d'istinto verso quelli del capitano Levi e li trovo a fissare i miei. Il suo sguardo si rabbuia improvvisamente, ma ne comprendo la ragione solo qualche istante dopo, quando il capitano Mike pronuncia il primo nome della sua lista.
<Colin Evans>
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Al chiaro di luna
Fanfiction! NO SPOILER MANGA/ANIME ! Lara ha sempre voluto uscire dalle mura, più di ogni altra cosa al mondo. Ma inseguire un sogno spesso costa caro. A ogni azione corrisponde una reazione. Perdere tutto quello che ha conosciuto e amato è la conseguenza del...