Verità

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Il fango si è ormai unito al sangue, formando una melma disgustosa, che mi insozza i vestiti e i capelli. Decido quindi di lavarmi in uno dei bagni comuni, mentre tutte le reclute sono a pranzo. Faccio in tempo a pulire anche i vestiti e li appendo davanti a una finestra. Il viso è la parte peggiore: riesco a togliere la maggior parte del miscuglio, ma la ferita ha bisogno di essere curata in modo più approfondito. Sospiro davanti allo specchio. Sicuramente l'occhio sinistro diventerà nero e sulla tempia destra dovrò mettere dei punti. Credo che quella ad aver accusato i danni peggiori sia io. Ellie ha solo il naso sanguinante, ma comunque il nostro aspetto non è passato inosservato, soprattutto dal capitano Levi.
Sgattaiolo fuori dal bagno, per recarmi nella stanza dove sono custodite bende, garze e soluzioni contenute in boccette di ogni tipo. Pulisco la ferita con un liquido che mi brucia la carne, imprecando sottovoce. Trovo poi un ago da sutura e applico tre punti poco sopra il sopracciglio. Per l'occhio invece non posso fare molto, dovrò aspettare che passi da solo. Riordino velocemente le cose usate, aggiusto diligentemente la divisa davanti al logoro specchio ed esco, con l'idea di sfruttare il pomeriggio di riposo concesso dal Comandante. Non ho neanche il tempo di girare l'angolo che me lo ritrovo davanti.
<Recluta Lens, cercavo proprio te> esordisce, sempre con la sua voce calma, accompagnata questa volta però da un'espressione seria. <seguimi, prego>
Mi dà le spalle e inizia a farmi strada. Dopo essere rimasta interdetta per un attimo, lo raggiungo a passo svelto. Mi aspettavo un rimprovero o perlomeno una richiesta di chiarimento dall'istruttore Shadis, ma il fatto che se ne stia occupando il comandante Erwin mi fa temere che le conseguenze siano più gravi di quanto mi aspettassi. Mentre accelero per non rimanere indietro, una morsa inizia a stringermi lo stomaco, al pensiero di aver mandato all'aria la mia unica possibilità. Nel frattempo, le nuvole si sono fatte da parte, permettendo a qualche raggio di sole di scaldare l'aria fredda. Alcune reclute infatti si sono già recate all'aperto, ma il nostro passaggio attira la loro attenzione. Ci dirigiamo verso i dormitori riservati ai membri di grado maggiore, dove immagino sia stato assegnato un ufficio al Comandante. Mi conduce in una stanza angusta, in cui c'è giusto lo spazio per una scrivania malmessa e un paio di sedie. Mi invita a occuparne una e obbedisco, il pavimento scricchiola a ogni nostro passo.
<Hai ricucito la ferita piuttosto bene> commenta.
Alzo lo sguardo, che fino a quel momento tenevo puntato sulle venature del pavimento. Incontro gli occhi azzurri e decisi del comandante, che hanno ispirato centinaia di soldati. Mi fanno sentire insignificante al suo cospetto.
<Me la cavo con le suture> rispondo, ed è la verità: a parte il movimento tridimensionale, l'altra abilità che credo di aver sviluppato egregiamente è medicare le ferite.
Ci fissiamo qualche altro istante, poi distolgo lo sguardo. Passa circa un minuto in cui nessuno apre bocca, poi sento dei passi alle mie spalle e la porta che si apre.
<Ti ho portato l'altra>
Riconosco la voce del capitano Levi, mentre Ellie mi si siede accanto controvoglia. Il suo naso sembra non essere mai stato colpito. Sento la porta chiudersi e con la coda dell'occhio scorgo Ackerman appoggiarsi al muro alla mia sinistra, a braccia incrociate.
<Vi ho fatte venire qui perché mi trovo di fronte a una situazione spinosa> spiega il Comandante.
Lancio uno sguardo di sottecchi a Ellie, ma lei risponde con una impercettibile alzata di spalle. Neanche lei deve aver ricevuto molte informazioni.
<Entrambe siete state prese in considerazione per il corpo di ricerca, sia su raccomandazione di Shadis che in seguito alla valutazione del capitano Levi>
Il mio cuore salta un battito.
<Crediamo che possiate essere una buona aggiunta alla sua squadra e dal rapporto del capitano mi sembrava di capire che foste anche amiche, o comunque che trascorreste spesso del tempo insieme> continua il Comandante.
Abbasso nuovamente lo sguardo e vedo Ellie con la coda dell'occhio fare lo stesso.
<Adesso, visti gli ultimi avvenimenti, mi vedo costretto a indagare la situazione. Non posso tollerare dei comportamenti del genere tra i miei soldati. Se tra di voi ci sono degli attriti, devo saperlo, altrimenti potrebbero causare dei problemi in battaglia. Se necessario dovrò riconsiderare l'idea di inserirvi nella stessa squadra>
Alzo la testa di scatto. Ormai la mia possibilità di allontanare Ellie dal corpo di ricerca è sfumata, ma voglio almeno poter combattere al suo fianco.
<Non succederà di nuovo> mi affretto a spiegare
<le ho detto ciò che dovevo e non ne discuteremo più>
Ellie si lascia sfuggire una risata ironica <Ah davvero?>
Le lancio un'occhiataccia <Quella era l'ultima volta>
Ci guardiamo a lungo negli occhi, senza dire una parola. Sento lo sguardo del Comandante che si sposta tra di noi, senza capire.
<Andiamo Erwin> interrompe Ackerman <avranno litigato per un ragazzo o un'altra stronzata del genere>
Mi sento insultata e dallo sguardo di Ellie capisco che anche lei si prova la stessa cosa.
<È davvero questa la cosa più originale a cui è riuscito a pensare?> ribatto, voltandomi di scatto verso di lui. Prima che possa rispondere, lo interrompo. <Comunque è libero di pensare il cazzo che le pare, non mi importa>
Il suo viso si rabbuia improvvisamente e mi lancia un eloquente sguardo di rimprovero. Nessuno osa aprire bocca, finché Ellie non prova a intervenire per riparare al mio danno, lasciando da parte il tono beffardo di poco prima.
<Comandante, sono stata io ad attaccare per prima, le garantisco che è stata la prima e l'ultima volta>
E poi, rivolta a me <credo che la questione ormai sia risolta>
Mi volto verso di lei, sapendo benissimo che ha ragione. Ha vinto, non posso più oppormi al suo arruolamento, per cui annuisco. Dovrò imparare ad accettare questa situazione, ma litigare con lei non risolverà nulla. Passa qualche secondo di totale silenzio, poi il Comandante Smith parla nuovamente.
<Bene, credo di potervi dare una possibilità. Shadis vi ha elogiate entrambe, quindi ringraziate la sua buona parola>
Ringraziamo il Comandante all'unisono e lui ci dà il permesso di lasciare l'ufficio.
<Non tu. Ti dispiace se la trattengo qualche minuto, Erwin?> interviene il capitano. Le sue parole sono rivolte al Comandante ma tiene gli occhi fissi su di me.
<Fai pure> risponde lui, pacato, prima di lasciare la stanza insieme a Ellie, che mi lancia uno sguardo preoccupato.

Rimango in piedi al centro dello studio. La vergogna che inizia a farsi strada in me per l'atteggiamento usato poco prima mi costringe a parlare.
<Le chiedo scusa, signore> dico sommessamente.
Passano i secondi ma lui non apre bocca, tanto che inizio a dubitare che mi abbia sentita.
Non voglio scoprire che aspetto abbiano i suoi occhi in questo momento, ma neanche mancargli di rispetto nuovamente, quindi faccio lo sforzo di guardarlo in faccia. Sorprendentemente, non sembra arrabbiato, piuttosto pare che stia riflettendo.
<Sei cresciuta nella città sotterranea>
Non è una domanda e per questo rimango interdetta. Mentre cerco di organizzare una risposta, apre un cassetto e tira fuori un plico di fogli.
<Sì, sotto al Wall Sina, signore> mormoro.
<Per quanto tempo?> chiede, senza alzare lo sguardo dalle pagine.
<L'ho lasciato circa tre anni fa>
<A soli quindici anni?>
Deve aver letto la mia età in quello che ora intuisco essere il mio fascicolo.
<Non ho fatto tutto da sola> spiego <Ellie era con me>
Il capitano alza la testa e mi scruta con la fronte aggrottata, poi fa qualche passo avanti e si appoggia alla scrivania, braccia conserte.
<Come hai trovato i soldi per pagare la cittadinanza, per due persone inoltre?> mi incalza.
<Siamo state aiutate>
Mi riferisco alle nostre sorelle, ma non credo che dare troppi dettagli sia una mossa intelligente.
<Stronzate, nessuno lì guadagna abbastanza per riuscire a pagare una cifra del genere>
Mi chiedo dove voglia arrivare. Nessuno è al corrente del fatto che io ed Ellie rubavamo per sopravvivere. Nella città sotterranea è la normalità, un paio di volte ne siamo state noi le vittime.
<E lei cosa ne sa?>
Anche io incrocio le braccia sul petto. Mi rendo conto di essermi messa sulla difensiva, ma non posso permettermi di confessare un crimine subito dopo aver ricevuto un rimprovero direttamente dal Comandante.
<Perché ci ho vissuto anche io> risponde <e credo di averti già incontrata>

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