Mi libero dalla sua presa con uno strattone e lo guardo in faccia: non l'ho mai visto così infuriato. Abbiamo entrambi il fiato grosso e respiriamo affannosamente.
<Non ho intenzione di sentire la sua predica del cazzo> lo avverto, prima che possa aprire bocca.
Lui in risposta stringe i pugni e colma la distanza che ci separa con un paio di falcate. È così vicino che riesco a sentire il suo respiro addosso. Mi afferra la spalla sinistra con una mano. Riesco a sentire la pelle dura e rovinata della parte a contatto col mio collo.
<Devi calmarti> dice severo.
Stringo i denti.
<Non è a lei che hanno dato della puttana che se la fa col suo superiore!>
Gli grido praticamente in faccia, ma non sono mossa dalla rabbia. Mi sento umiliata ed essere proprio di fronte a lui non migliora la situazione.
<Lo so, hai ragione ad essere arrabbiata, ma non risolverai niente prendendotela con me>
Mentre parla aumenta la presa sulla mia spalla, quasi fino a farmi male. Ci fissiamo per qualche secondo, poi il capitano sposta leggermente lo sguardo. Sento un rivolo caldo e viscoso che mi scorre lungo la tempia, che deduco essere sangue proveniente dalla mia ferita. Faccio per asciugarlo con la mano, ma il capitano Levi è più svelto e tira fuori un fazzoletto dalla tasca della giacca. Pulisce la traccia che mi ha lasciato sul viso, arrivando fino alla fronte. Sento il tocco morbido dei suoi polpastrelli sotto lo strato di stoffa.
<Tieni premuto qui> mi dice, applicando una leggera pressione, che vado a sostituire con le mie dita. Le nostre mani si sfiorano per un attimo e il cuore mi balza in gola. Trovarmi da sola con lui e avere contatti così ravvicinati è la cosa più imbarazzante che potesse succedere in questo momento, dopo quanto detto da Colin.
<Siediti> ordina, indicando un letto alle sue spalle. Obbedisco, mentre guardo intorno stupita. Realizzo solo adesso di trovarmi in quella che probabilmente è la sua camera. Intanto, il capitano inizia a rovistare in un cassetto, estraendone dopo qualche istante un ago da sutura con del filo, una garza e quella che immagino essere una soluzione disinfettante. Si mette in piedi davanti a me, rovescia parte del contenuto della fiala sulla garza e inizia a medicare la ferita.
<Mi spiegheresti cosa è successo?> domanda, con lo sguardo rivolto alla mia tempia.
Parlare senza guardarlo in faccia è più facile, per cui comincio a raccontare gli avvenimenti partendo da quel pomeriggio -in cui i due ragazzi erano venuti a conoscenza dell'incontro- arrivando a qualche ora prima, con l'ubriacatura di Ellie. Lui mi lascia parlare liberamente. Al termine del racconto, la mia ferita è già stata ricucita.
<Grazie, signore> mormoro, mentre lui ripone gli oggetti nella cassettiera.
<È un vero peccato, poco fa ho pensato foste due stupide ragazzine innamorate> mi schernisce, ancora di spalle. Non posso credere che abbia visto il bacio tra me ed Ellie, e ancor meno che ne abbia parlato.
<Sono sorpresa quanto lei> rispondo, utilizzando lo stesso tono. In questo modo spero di aver chiarito la questione.
Si volta e mi lancia un'occhiata enigmatica, poi chiude il cassetto e mi si siede di fronte, spostando una sedia che si trovava abbandonata in un angolo.
<Per quanto riguarda l'accaduto, non credo che avrai troppi problemi. D'altronde, quella recluta ha detto una cosa molto grave, che riguarda anche me e sono sicuro che Erwin non la pensi diversamente>
Annuisco, senza sapere dove vuole andare a parare.
<Detto questo, mi sembrava di averti ordinato, giusto qualche ora fa peraltro, di stare alla larga dalle colluttazioni>
Mi guarda negli occhi, con aria di rimprovero.
<Ah perché, era un ordine?>
Il capitano distoglie lo sguardo, facendo un lungo sospiro. Si porta una mano alla fronte increspata, assorto.
<Comunque questa volta non mi sono fatta picchiare, quindi non conta> aggiungo, dopo un po' di tempo.
Ackerman si lascia sfuggire un secondo respiro.
<Tu sarai anche tutta intera, o quasi, ma anche quella recluta era stata selezionata>
Alzo gli occhi al cielo, incredula. Pensandoci su, Colin è del terzo anno e non se la cava male.
<Da lei o dal capitano Mike?>
<Sarebbe dovuto entrare nella mia squadra> risponde, ancora col volto nascosto dalla mano.
<Hai creato proprio un cazzo di casino>
Quella frase mi colpisce. Un peso inizia a formarmisi in gola, ma mi rendo conto che non si tratta di rimorso per le mie azioni. Mi sento in colpa per averlo deluso.
Passa un minuto, poi due. Sento di dover dire qualcosa, prima di essere congedata.
<Capitano, non immaginavo che ci potessero essere conseguenze del genere, mi dispiace>
Faccio una breve pausa.
<Però, non sta a me giudicare queste cose, ma...>
Mi blocco a metà del discorso. Non voglio sembrare arrogante e peggiorare le cose.
<Parla, ti ascolto> mi incalza il capitano, alzando lo sguardo. Prendo un respiro, mentre penso al modo più corretto per esprimere la questione.
<Una recluta che alla prima occasione accusa pubblicamente il proprio capitano di scoparsi una sua sottoposta, può mai essere una buona scelta?>
Le sue sopracciglia si alzano per qualche secondo, in segno di sorpresa.
<Concordo con te> dice infine <infatti credo proprio di dover pensare a qualcun altro>
Tiro un sospiro di sollievo. Essere in squadra con Colin non si prospettava essere una bella esperienza.
Come se mi legga nel pensiero, il capitano parla nuovamente.
<Inoltre, tra voi le cose non sarebbero andate bene ed è inconcepibile avere due sottoposti che si odiano>
Guardo fuori dalla finestra, pensierosa, quando un dubbio mi viene alla mente. Non ho pensato al fatto che Colin potesse essere la prima scelta del capitano -o comunque che lo preferisse a me- mentre ora è costretto a rinunciarci. In effetti è un ragazzo corpulento e molto potente, molto più di quanto io potrò mai essere. Inoltre, prima di questa sera, non si era ancora mai cacciato nei guai.
<Capitano, mi stavo chiedendo...> inizio a parlare ancora con lo sguardo puntato verso le stelle <Quel ragazzo era particolarmente bravo? Voglio dire, se pensa sia ciò che serva al corpo di ricerca, io posso fare un passo indietro>
Pronuncio le parole a denti stretti. Se il capitano dovesse concordare, avrei appena mandato all'aria tutto, anche la protezione che voglio disperatamente dare a Ellie. Ma non intendo nemmeno essere egoista, quando ci sono in gioco le vite di così tante persone. Mi faccio coraggio e mi volto nella sua direzione e trovo i suoi occhi chiari a squadrarmi curiosi. Dopo alcuni momenti di silenzio, che sembrano durare in eterno, finalmente risponde.
<Te l'ho già detto, ha mancato di rispetto anche a me, quindi è fuori discussione che entri nella mia squadra. E in ogni caso...>
Rivolge anche lui lo sguardo alle stelle per qualche secondo.
<Eri tu la mia prima scelta, ragazzina, quindi stai pure tranquilla, non ti scambio per una recluta qualunque>
Sento il cuore saltare un battito. Il soldato più forte dell'umanità pensa davvero che le mie abilità valgano qualcosa. Dovrei riempirmi di orgoglio, e per una piccola parte di me è così, ma inizio anche a sentire il peso delle aspettative che probabilmente quest'uomo ripone in me.
<Non la deluderò, signore> rispondo sommessamente.
<Sarà meglio>
Sbircio la sua espressione: severa, ma mantiene ancora una traccia di curiosità.
<Invece, per quanto riguarda l'altro ragazzo? Quello che era vicino a Colin> chiedo.
Butta fuori un soffio d'aria col naso, come per simulare una risata.
<Tanto vale darti i nomi di tutta la lista a questo punto> risponde. <No, comunque. Lui non è stato scelto né da me né da Mike>
Annuisco, in parte tranquillizzata. Ma ora che la rabbia era sbollita, uno sciame di pensieri, relativi alle possibili conseguenze degli eventi di questa sera, iniziano a invadermi la testa.
<Come funzionano di solito queste cose?> domando
<Le persone apprezzano le dicerie su di lei, oppure se ne dimenticano in fretta?>
Il suo volto assume un'espressione grave.
<Non lo so, di solito le ignoro>
<Se mi permette, credo per lei sia molto più facile, in particolare in questo caso. Lei è un capitano e la gente non sembra avere le palledi insultarla faccia a faccia> ribatto aspra.
<Dopo stasera non credo si permetteranno nemmeno con te. In ogni caso, tra un paio di giorni saremo al quartier generale, quindi non mi preoccuperei più di tanto>
Annuisco, anche se non sono completamente convinta.
<Adesso è meglio che te ne torni di là, se ho visto bene, hai un'altra questione urgente che ti aspetta> mi canzona.
Ellie. Sospiro pensando all'imbarazzo che ci attente, sia nel caso in cui decidessimo di parlare, che in quello in cui ignorassimo la questione.
Mi alzo controvoglia dal letto, quando sento improvvisamente uno spasimo al fianco destro. Mi manca il fiato e sento il viso contorcersi in una smorfia di dolore.
<Che hai?> chiede il capitano.
Tra il dolore e la sorpresa non riesco a rispondere immediatamente.
<Niente, solo una fitta> riesco a dire infine, quando lui ormai mi sta già davanti.
<Dove, qui?>
Posa le dita sulle mie costole, ma preme un po' troppo forte. Mi scappa un gemito e la mia mano si posa istintivamente sulla sua, nel tentativo di spostarla.
<Respira piano> mi ordina <forse hai una costola incrinata>
Provo a fare come dice, ma a ogni movimento il dolore aumenta.
<Credo sia colpa mia...Prima non ti faceva male?>
Scuoto la testa. Probabilmente gli effetti dell'adrenalina non mi hanno fatto sentire nulla, fino a quel momento. Il capitano Levi è ancora davanti a me, con un'espressione vagamente preoccupata. Mi rendo conto che non sa cosa fare per aiutarmi, piegata in due e immobile per il dolore. Decido di provare a mantenere un po' di dignità e cerco di assumere un'espressione tranquilla.
<Non è grave, posso tornare ai dormitori senza problema>
Faccio un passo verso la porta, ma vengo frenata dalla presa di Ackerman, questa volta sulla spalla. Mi trattiene verso di lui e io gli sbatto praticamente sul petto, cosa che mi fa sfuggire un altro lamento.
<Vacci piano, ragazzina>
Il contraccolpo non deve avermi fatto bene, perché dal mio fianco inizia a diffondersi un dolore sordo ancora più forte. Mi lascio inavvertitamente sfuggire un sospiro, che peggiora la situazione. Chiudo gli occhi e appoggio la mano sulle costole, con l'illusoria sensazione che possa migliorare qualcosa e appoggio d'istinto la fronte sul petto del capitano.
Mi rendo conto di ciò che ho fatto solo qualche secondo dopo, quando recupero la lucidità. Il dolore al fianco però non sembra intenzionato a diminuire e non riesco a trovare la forza per spostarmi per prima.
Tutta la stanchezza della giornata mi piomba addosso proprio in questo istante. Non voglio andarmene da quella stanza, non voglio dover discutere con Ellie e non voglio nemmeno incontrare gli sguardi ostili degli altri cadetti in mattinata.
A un certo punto, sento la mano del capitano spostarsi dalla mia spalla. Mi aspetto di essere scansata, ma non arriva nessuna spinta. Invece, percepisco una leggera pressione sulla nuca. Avverto il tocco dei suoi polpastrelli tra i capelli e la pelle dura del palmo che mi solletica il collo. Mi tiene delicatamente la testa, in un modo che ho sperimentato solo poche volte, quando ero molto piccola. In un istante mi dimentico di Colin e Luca, del litigio con Ellie, del rimprovero del Comandante e del bacio. Mi sento vulnerabile per la prima volta dopo anni.
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Al chiaro di luna
Fanfiction! NO SPOILER MANGA/ANIME ! Lara ha sempre voluto uscire dalle mura, più di ogni altra cosa al mondo. Ma inseguire un sogno spesso costa caro. A ogni azione corrisponde una reazione. Perdere tutto quello che ha conosciuto e amato è la conseguenza del...