PROLOGO

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Quella sera era particolarmente fredda e dopo un' estate calda e afosa, un pò di arietta fresca non avrebbe fatto male a nessuno.

Ingenuamente ho lasciato aperta la finestra della sala e quella di camera
mia per far arieggiare un pò, come abbiamo sempre fatto quando d'estate c'era un pò di vento.

Credevo di star facendo un favore ai miei per quando sarebbero tornati a casa da lavoro e non avrei mai immaginato che in realtà il mio gesto sarebbe diventato presto la rovina della mia famiglia.

Io sono stata la rovina della mia famiglia.

Perché se avessi continuato a disegnare sul mio block notes e non mi fossi fermata per aprire quelle dannate finestre, forse mio padre sarebbe ancora qui con noi.

Con me.




13 Settembre 2010

Sono in camera mia a disegnare sul mio letto.

Disegno alberi, giardini, fiori,fate.. il mio bellissimo mondo immaginario dove vorrei trasferirmi con la mamma e con il papà se solo esistesse per davvero.

Disegno, disegno e disegno.

Nel frattempo un arietta molto rilassante entra nella mia cameretta e lo stesso fa in salotto dove ho lasciato aperta la porta finestra.

<< Cazzo fa piano>>

Sento dire da una voce maschile.

Non riesco a capire da dove viene ma penso dalla camera dei miei, forse sono già tornati e io non me ne sono accorta?

<< Papà? Sei tu?>>

Ma non appena metto piede nella loro camera quelli che vedo non sono i miei genitori.

Due uomini incappucciati vestiti di nero stanno rubando in casa mia e quando inizio a urlare uno dei due viene verso di me per prendermi in braccio e legarmi a una sedia per farmi stare buona.

Stupida, stupida, stupida.

Come ho potuto lasciare aperta quella finestra fino a tardi.

<< Anne siamo a casa!>> 

Urla mia mamma dalla sala.

Guardo i due uomini che a loro volta mi stanno fissando e comunicando con gli occhi di starmene zitta e di non provare a fiatare, ma ho troppa paura e automaticamente grido aiuto.

<< Mamma! Papà! Aiuto sono in camer->>

Ma non finisco a dire la frase che mi imbavagliano e l'uomo a destra mi punta una pistola contro che non appena i miei arrivano cambia traiettoria.

Ora è puntata verso mia madre.

<< Fate un altro passo e mi metto a fare ambarabà ccicì cocò su chi sparare >> Dice l'uomo con la pistola.

<< Che cosa volete!? Soldi? Ti dò la combinazione della cassaforte se abbassi la pistola e lasci in pace mia figlia>> Dice papà cercando di contrattare con i due ladri.

<< Noi non scendiamo a patti con nessuno>> Dice il ladro a sinistra che a sua volta caccia fuori una pistola puntandola verso di me.

A quel punto inizio a piangere per la paura.

Ma non urlo, non mi lamento, non singhiozzo, niente di tutto ciò.

Mi lascio semplicemente andare a un pianto silenzioso.

Papà vedendo la pistola puntata alla mia tempia decide di farsi avanti e cerca di bloccare il polso dell'uomo che stava minacciando di spararmi senza però calcolare che anche lui ne aveva una puntata a dosso.



Papà morì per colpa di tre pallottole che gli perforarono i polmoni.

Papà morì per colpa mia.

Ho ricordi veramente molto vaghi di quella notte ma quello che ricordo sono le urla e il pianto disperato di mamma e uno dei due uomini in ginocchio davanti a me che mentre mi slegava mi disse:

<< piccolina, tutte le cose finiscono prima o poi: le stagioni, le storie.. la vita. Tuo padre se l'è cercata da solo la fine, spero sarai più intelligente di lui da grande>>

Poi ricordo come sono fuggiti senza lasciare tracce e le sirene dell'ambulanza e della polizia in lontananza.

Lost In The DarknessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora