Capitolo 3.

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" Caro diario,

sono passati otto lunghi anni da quando ho perso tutto. Mi ritrovo sola lungo questo cammino che sembra non avere fine, con solo i ricordi di una vita passata a tenermi compagnia. Mi chiedo spesso come sia possibile che le persone che amavo di più siano svanite così, lasciandomi qui a lottare contro il buio che sembra inghiottirmi ogni giorno di più.

Era una volta una famiglia unita, piena di amore e di risate. Ricordo le giornate passate insieme, i pranzi domenicali, le vacanze estive. Ogni momento era prezioso, ogni sorriso una gioia condivisa. Ma tutto è cambiato, e ora quegli stessi ricordi sono come pezzi di vetro tagliente che mi feriscono ogni volta che ci penso. Mi chiedo se avrei potuto fare qualcosa di diverso, se avrei potuto impedire che tutto questo succedesse. Ma le domande non portano risposte, e il passato rimane irrimediabilmente lontano.

I miei amici erano il mio sostegno, la mia roccia in tempi difficili. Condividevamo sogni, segreti, e speranze per il futuro. Ora quei sogni sono svaniti, i segreti sono sepolti nel silenzio, e le speranze sono diventate solo ombre di quello che erano una volta. Mi manca la loro presenza, mi manca il conforto delle loro parole, mi manca tutto di loro. È difficile accettare che non torneranno mai più, che il legame che ci univa è stato spezzato per sempre.

E così sono rimasta sola, in balia di un dolore che sembra crescere di giorno in giorno. La solitudine è diventata la mia compagna più fedele, una presenza costante che non mi abbandona mai. Ogni mattina mi sveglio cercando di trovare un senso a tutto questo, ma ogni notte mi addormento con il cuore pesante, incapace di trovare pace.

Per colpa loro ho iniziato a farmi del male. All'inizio era solo un modo per sfuggire al vuoto che sentivo dentro di me, una piccola fuga dalla realtà troppo dura da affrontare. Ma con il tempo è diventato un bisogno irrefrenabile, una dipendenza che mi trascina sempre più in basso. I tagli sulla pelle sono diventati il mio modo di urlare senza voce, di esprimere il dolore che altrimenti resterebbe imprigionato dentro di me.

Ogni ferita è una storia, una pagina nera della mia vita che vorrei tanto poter strappare via. Ma le cicatrici sono rimaste, indelebili segni di una sofferenza che non ha voce e che non ha fine. Mi guardo allo specchio e vedo il riflesso di qualcuno che non riconosco più, un'ombra di quello che ero una volta, prima che tutto cambiasse.

Le notti sono le peggiori. Nel buio della mia stanza, i pensieri si fanno più nitidi, più dolorosi. La mente va alla deriva tra i ricordi e i rimpianti, cercando una risposta che non arriverà mai. Mi ritrovo a piangere da sola, cercando di soffocare il dolore che mi stringe il petto con una disperazione che non ha fine.

Vorrei poter dire che ho trovato la forza di chiedere aiuto, di aprirmi a qualcuno e condividere il mio tormento. Ma la verità è che ho paura. Paura del giudizio degli altri, paura di essere respinta, paura di non essere capace di affrontare la mia stessa vulnerabilità. Così continuo a nascondere le mie ferite sotto maniche lunghe e sorrisi forzati, sperando che nessuno possa vedere il dolore che nascondo così male.

Scrivere su queste pagine è diventato il mio rifugio, l'unico modo per esprimere quello che provo senza temere il giudizio altrui. È qui che posso essere onesta con me stessa, dove posso lasciare che le parole fluiscano liberamente, senza filtri né maschere. È qui che posso confessare la mia rabbia, la mia tristezza, il mio senso di abbandono senza timore di essere fraintesa." 

In The End It's Him & IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora