Evelyn
La sera si era distesa su di me come un pesante manto di oscurità. I lampioni lungo la strada illuminavano a malapena il marciapiede, proiettando ombre danzanti che sembravano raccontare storie di solitudine e desiderio di fuga. Camminavo senza meta, la mia mente un turbinio di pensieri, ricordi e ansie che si accavallavano l'uno sull'altro come onde di un mare in tempesta. Il peso dell'autolesionismo gravava su di me, un fardello che avevo imparato a portare ma che ora sembrava schiacciarmi. Gli sguardi dei passanti si incrociavano brevemente, ma io non li notavo. Ero troppo persa nella mia mente, immersa in un mare di emozioni che sembravano non avere fine. Era una passeggiata solitaria, un tentativo di ritrovare un po' di pace tra le onde tumultuose dei miei pensieri.
Improvvisamente, il suono di risate giovanili attirò la mia attenzione, un richiamo vibrante in quella calma serale. Mi voltai e notai un gruppo di ragazzi accovacciati in un angolo, avvolti in un'atmosfera di spavalderia e disinvoltura. I loro volti erano illuminati dalla luce blu di uno smartphone, che creava un contrasto inquietante con le ombre circostanti. Sembrava che stessero vivendo un momento di pura euforia, come se il mondo esterno fosse stato cancellato dalla loro piccola realtà.
L'aria attorno a loro era densa e pesante, pervasa da un odore dolciastro e pungente di marijuana, un aroma che si mescolava all'aria fresca della sera. Era un mix avvolgente che trasmetteva un senso di trasgressione, di libertà momentanea e di rischio, un richiamo seducente a cui era difficile resistere.
I ragazzi si scambiavano sguardi complici, le risate echeggiavano tra i muri delle case circostanti, mentre il loro atteggiamento trasmetteva una sensazione di potere e dominio.
Osservai con cautela la scena, sentendo un'irresistibile curiosità mescolarsi al mio istinto di allontanarmi. All'inizio pensai di muovermi silenziosamente, di evitare ogni interazione, di continuare a camminare come se non li avessi mai visti. Ma proprio mentre stavo per girare i tacchi, uno di loro, un ragazzo con capelli disordinati e un sorriso sfacciato, mi notò. I suoi occhi si illuminarono di interesse, e il suo atteggiamento cambiò in un attimo, come se avesse scorto in me un potenziale di
<< Ehi, tu!>> esclamò, la voce forte e giocosa, come se volesse attirare l'attenzione di tutto il gruppo. Le sue parole, cariche di sfida, risuonarono nell'aria fresca, colpendo il mio cuore come un tamburo. Le risate si spensero, e un silenzio carico di curiosità calò tra di loro. Il gruppo si voltò, i loro sguardi fissi su di me, come se fossi stata un personaggio in un film che avevano appena scoperto. Senza pensarci, il panico si impossessò di me. Non potevo restare lì, non volevo essere coinvolta in qualcosa di così pericoloso.
Devo scappare.
Scappa ora Evelyn, scappa.
Corri più forte che mai, forza.
Ora.
Voltai i tacchi e cominciai a correre, il cuore che pulsava nel petto, il respiro affannoso che si mescolava al suono dei miei passi. I lampioni illuminavano il marciapiede, ma il loro chiarore sembrava inadeguato a dissipare le ombre che si allungavano intorno a me. Dietro di me, le risate si trasformarono in grida di sorpresa, e sentii i ragazzi iniziare a muoversi, il loro entusiasmo che si trasformava in un inseguimento.
<< Cazzo, prendetela.>> urlò uno di loro.
Mentre correvo in un viale scuro, il battito del mio cuore rimbombava nelle orecchie, mescolato al suono affannoso dei miei respiri.
Le ombre degli alberi si allungavano e si contorcevano, creando figure spettrali che sembravano danzare al mio passaggio. Il panico pulsava in me, ma non mi fermavo; dovevo allontanarmi da quel gruppo di ragazzi, da quel momento carico di minacce.
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In The End It's Him & I
ChickLitEvelyn era una ragazza di Chicago con gli occhi smeraldo, profondi e inquieti, che riflettevano un'anima tormentata. Sin da giovane, imparò a nascondere il suo dolore sotto una facciata di indifferenza. Le sue cicatrici non erano solo sulla pelle, m...