Capitolo 6

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Kevin

Mi svegliai lentamente, avvolto in una strana combinazione di lenzuola stropicciate e corpi caldi. Aprii gli occhi e notai subito due figure femminili ai miei lati, i capelli scompigliati e i corpi nudi ancora intrecciati ai miei. Il ricordo della notte precedente mi colpì come un lampo: il suono della musica soffusa, il sapore di whisky sulle labbra, e il piacere che avevamo condiviso senza alcun freno.

Le due donne dormivano profondamente, i loro respiri lenti e regolari. Una di loro aveva una cascata di capelli biondi che le copriva metà del viso, mentre l'altra, dai capelli scuri e corti, era rannicchiata contro il mio petto, una mano appoggiata sul mio fianco. Sentii un sorriso stanco formarsi sul mio volto.

Mi sollevai lentamente, cercando di non svegliarle, e mi sedetti sul bordo del letto. Guardai fuori dalla finestra; la luce del mattino filtrava attraverso le tende, illuminando debolmente la stanza. "Oggi è un'altra giornata del cazzo," pensai, con la testa ancora leggermente annebbiata dal mix di alcol e piacere.

Mi alzai in piedi, stiracchiandomi leggermente, e mi avvicinai al comodino. Presi una sigaretta dal pacchetto che avevo lasciato lì la notte prima e l'accesi, inspirando profondamente il fumo che sembrava risvegliare i miei sensi. Mentre esalavo, mi voltai a guardare le due donne, ancora immerse nei loro sogni.

Non ricordavo nemmeno i loro nomi, ma in quel momento non aveva importanza. Erano solo delle puttane che vidi ieri sera nel locale di Billy. La bionda aveva iniziato a provocarmi i modo sensuale iniziando a twerkarmi sopra il cazzo.

Mentre la mora mi tirò dalla cravatta e inziò a baciarmi con foga aspirandomi tutta la bocca.

Con la sigaretta tra le dita, mi diressi verso il bagno. Avevo bisogno di una doccia per scrollarmi di dosso il torpore e prepararmi a ciò che mi attendeva. L'acqua fredda mi colpì come una frustata, ma mi aiutò a tornare lucido. Sapevo che non potevo permettermi di abbassare la guardia, non oggi, non mai.

Quando tornai in camera, le donne iniziavano appena a muoversi, risvegliandosi lentamente.

Le guardai un'ultima volta, poi afferrai i vestiti sparsi per la stanza e mi vestii in fretta.

Lasciai la stanza, il rumore dei miei passi che rimbombava nel corridoio mentre mi dirigevo verso il piano inferiore. La mia mente era già lontana dalle donne e dalla notte appena trascorsa; ora dovevo concentrarmi sui conti in sospeso con i Rivers. Erano una spina nel fianco da troppo tempo, e oggi era il giorno in cui avrei dovuto affrontarli.

Scendendo le scale, ripensai all'accordo che avevo stretto con loro. La droga che mi avevano consegnato l'altro giorno era pura, di prima qualità, e sapevo che avrebbe portato buoni guadagni al mio ristorante, dove non si serviva solo cibo. Ma i Rivers non erano tipi da lasciar correre, e il pagamento di duemilacinquecento dollari doveva essere consegnato oggi, senza ritardi.

Non avevano mai avuto pazienza per i debitori, e non volevo scoprire cosa sarebbero stati disposti a fare se avessi tardato.

Entrai nel mio ufficio e chiusi la porta dietro di me. Il fascicolo sul mio tavolo era lo stesso che avevo sfogliato prima, ma ora c'era qualcosa di più urgente a cui pensare. Mi sedetti alla scrivania e aprii il cassetto, tirando fuori una busta spessa piena di banconote.

Avevo già preparato i 2500 dollari la sera prima, assicurandomi che fossero pronti per oggi. I Rivers non erano gente che si poteva prendere alla leggera; ogni singolo centesimo doveva essere contato e ricontato.

Alle diciassette in punto, mi sedetti alla mia scrivania, sentendo il peso della giornata farsi sentire con forza. Il ristorante brulicava di attività, ma il rumore distante delle stoviglie e delle conversazioni sembrava lontano anni luce dalla tensione che riempiva il mio ufficio. Sapevo che avrei dovuto incontrare i Rivers, e la consapevolezza di ciò che significava non mi lasciava un attimo di tregua.

In The End It's Him & IDove le storie prendono vita. Scoprilo ora