Capitolo 3: Meglio berci su dello champagne (10%)

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Oggi è il mio compleanno, pensò Claude, il mio ventesimo compleanno.

Un giorno particolare per lui come per il resto di quella cerchia dorata, che gli era riunita attorno come il prezioso anello al dito di una sposa. Era stato così sin dall'inizio della serata, esattamente come doveva essere, fino a fargli desiderare di prendere una boccata d'aria fredda sul terrazzo.

Su quel terrazzo, dove aveva incontrato un frammento d'oro che da quell'anello si era staccato, rotolando via come se di lui non gliene importasse proprio niente.

Magnolia Delearth, il suo nome non era niente di speciale e non poteva chiederle il cognome, avrebbe infranto un'antica etichetta. Doveva essere di una famiglia minore... Naturalmente non pensò neppure che potesse essere qualcuno di più "umile", perché nessuno si permetteva di portare alle sue feste gente che non avesse almeno un "el" nel suo cognome.

Però quella ragazza era strana, non aveva il giusto contegno, nonostante possedesse una certa grazia, che secondo lui solo le donne di un alto ceto sociale potevano avere.

Aveva la pelle pallida, non bianca ma comunque abbastanza chiara da accordarsi bene alla luce lunare. Sul suo piccolo viso risaltavano due occhi grandi, scurissimi nella notte, scuri quanto i capelli.

Aveva dei capelli davvero lunghi, le arrivavano alla vita, e parevano morbide onde di seta raccolte in quella morbida treccia che portava. Anche il suo vestito dava un'idea di morbidezza, e si schiudeva attorno al suo corpo come avrebbero fatto i petali di un fiore.

Lo sguardo di Claude si spostò sulle sue labbra, non perché fossero particolarmente belle, ma perché la ragazza non stava sorridendo. In effetti, non ricordava di averla vista sorridere neppure per un momento da quand'era con lui.

Forse davvero non desiderava la sua compagnia... quindi perché imporgliela? Già solo il fatto che avesse deciso di andarsene così presto la rendeva indegna della sua attenzione. Eppure l'aveva fermata.
E lì sarebbe dovuta finire, dopo che, nonostante tutto, lei aveva tentato ancora di sgusciare via.

Quando alla fine era stata la ragazza ad avvicinarsi di nuovo, Claude si era deciso a non rivolgerle più neppure un'occhiata...

Ma lei gli era passata accanto, e nel fare questo lui aveva sentito, seppur solo per un istante, il fresco profumo dei fiori d'osmanto.

La sua attenzione era tornata su di lei, repentina come se qualcuno l'avesse schiaffeggiato per farlo voltare.

La ragazza, Magnolia, si voltò un istante dopo, e ci fu un buffo contrarsi delle sue labbra, che assomigliava però più a una smorfia che a un sorriso.

«Sapete, non vi siete presentato», commentò a quel punto Magnolia. «Certo, tutti probabilmente sanno chi è il festeggiato, ma non sarebbe stato comunque cortese farlo?»

... per certo quella ragazza sapeva rispondere.

«Desiderate darmi lezione di cortesia in casa mia?» le labbra di Claude si sollevarono in un mezzo sorriso di incredulità.

«Se ne avete bisogno», rispose lei, inarcando un sopracciglio.

«Dovrei averne bisogno da una donna che si tiene a due metri da me, come se avessi una qualche sorta di cattivo odore?» Claude emise una leggera risata, che doveva essere di derisione ma che suonò meno aspra del normale. «Temete forse che vi voglia fare del male?»

Magnolia rimase in silenzio, aggrottando le sopracciglia, come se ci stesse pensando su. «Non avete un cattivo odore», disse infine. «Mi pare che sappiate di... peonia?»

Il Desiderio dell'OsmantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora