Quando il dottore della casa era venuto a toglierle l'ago che aveva nel polso, una cameriera era entrata con lui, portando i suoi vecchi abiti, perfettamente lavati, asciugati, e piegati.
Fu sempre la cameriera ad aspettarla per condurla in sala da pranzo, e quando finalmente Seam fu pronta si sentì di nuovo se stessa. Vecchi vestiti, ma energie ripristinate! E per fortuna, visto che andare alla camera in cui era alla sala da pranzo richiese più cammino di quello che aveva pensato.
Il castello di Claude era davvero immenso.
Dopo lunghi corridoi, finalmente si ritrovò davanti alle porte spalancate della sala da pranzo. Le porte erano alte praticamente il doppio di lei, come Seam osservò con un certo stupore.
Tutto era un po' sproporzionato ai suoi occhi: corridoi, finestre, porte, e infine l'immensa tavola che si ritrovò davanti, alla cui sommità sedeva Claude, in attesa.
«La signorina Seam», la annunciò la cameriera, mentre un giovane uomo della servitù smuoveva la sedia alla sinistra di Claude, invitando con un gesto Seam a sedersi.
«Fortuna che mi piace camminare!», la voce allegra di Seam risuonò per praticamente tutta la sala, e sia lei stessa che Claude fecero una smorfia. «Umh, scusa. C'è praticamente l'eco qui dentro...» borbottò Seam, una volta sedutasi accanto a lui.
«O forse sei tu che non sai come regolare la voce», le fece notare Claude, con un tono affatto simpatico.
Tono che lei ignorò, troppo presa a guardare le numerose posate che praticamente circondavano il suo piatto.
«Stanno meditando un assedio?» domandò quindi Seam, indicandole.
Claude la guardò con l'espressione di uno che ha smesso di provare a capirla.
«Usa quello che vuoi», disse, una volta resosi conto a cosa la ragazza si stesse riferendo.
Seam sollevò una forchetta, osservandola. Era quasi sicura che fosse fatta d'argento...
«Ma non adesso!» la rimproverò immediatamente Claude.
«La stavo solo guardando!» protestò Seam, mettendola giù e gonfiando appena le guance con stizza.
Il loro penoso scambio di convenevoli fu fortunatamente interrotto dall'arrivo di Howl.
«Perdonate il ritardo», esordì, con un sorriso quasi timido. «Dopo tanti anni di assenza, ho finito per dimenticare i corridoi di questo castello e per perdermi...»
«Dovrò riassegnarti qualcuno della servitù per farti imparare le strade», disse Claude, inarcando un sopracciglio ma con un sorriso sul volto. «O forse preferiresti una mappa?»
«Hai una mappa di questo castello? A parte quella vecchia esposta nello studio di tuo padre, intendo...» Howl si mise seduto, alla destra di Claude e quindi direttamente di fronte a Seam, alla quale regalò un bel sorriso. «Ciao Seam. È bello vederti di nuovo in piedi. Ti senti bene adesso?» le chiese.
«Alla grande», Seam si affrettò ad annuire.
Vedendo tutti seduti, i camerieri iniziarono a muoversi. Tre portate furono servite allo stesso tempo, da tre persone diverse.
Addirittura tre persone! Pensò Seam, affascinata da quell'assurdità, tanto che quasi dimenticò di guardare il cibo nel proprio piatto.
Ad ogni modo, il suo stomaco emise un sonoro rombo di apprezzamento quando il suo naso colse l'invitante odore di brodo e zucca.Abbassò lo sguardo sul piatto fondo, che conteneva una zuppa arancione e cremosa, con su un lato dei graziosi fiori evidentemente edibili, e un po' di rosmarino.
STAI LEGGENDO
Il Desiderio dell'Osmanto
ParanormalDopo innumerevoli vite in cui ha perso l'uomo che amava, per salvarlo Seam ha deciso di fare un patto con un misterioso essere che vede nei sogni. La sua impresa, però, potrebbe rivelarsi più difficile del previsto, dato che il destino di Seam è ind...