PROLOGO: Un piccolo accordo (0%)

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Il dieci percento.

Tante erano le sue possibilità di salvarlo.

La creatura tenne le dita sollevate. Cinque dita divennero sette, poi otto, e infine dieci... sarebbe quasi sembrata un'appendice umana, se quelle dieci dita non fossero state tutte su una sola mano, e se la mano non fosse stata fatta di pelle bianca e traslucida, che lasciava vedere l'oscurità al di sotto di essa.

Lei, che in quel momento non possedeva ancora un nuovo nome, aveva le sembianze di ciò che era stata nell'ultima vita; o almeno così credeva, dal momento che i ricordi, dapprima chiari, si stavano facendo sempre più nebulosi.

Solo l'odore dei glicini la teneva ancorata alla memoria di una singola persona, al suo sorriso dolce e al suo tocco che sembrava sempre fresco. L'odore dei glicini era stato evocato dalla creatura, come una tentazione: non era la prima volta che ci provava, ma era di certo la prima in cui lei aveva deciso di cedere.

«Fare un patto con te, quanto mi porterà via?» domandò lei, senza aspettarsi una risposta.

«Ti porterà via ciò che è necessario per curare il tuo dolore», sorrise la creatura, aprendo un piccolo squarcio di buio nel suo viso pallido, nell'imitazione di una bocca che sorride. All'altezza del petto, teneramente sostenuto dalla mano sinistra, teneva il bocciolo di un fiore chiuso che sembrava fatto di puro oro liquido.

Spostò appena il fiore verso di lei e sotto i suoi occhi esso si dischiuse, rivelando al suo interno un altro fiore. Era fatto anch'esso d'oro, ma la sua forma era inconfondibile, così come il suo profumo: un glicine, in piena fioritura.

Lei sapeva che, se l'avesse preso, il loro patto sarebbe stato stretto.

Sapeva che non si sarebbe dovuta fidare, l'aveva imparato finendo in quel luogo sospeso nel tempo innumerevoli volte, alla fine delle altrettante innumerevoli vite. Non aveva grandi memorie di esse, ma quel luogo, quella creatura... quel fiore d'oro fuori dal suo petto... li ricordava molto bene.

Le prime volte si era ingenuamente fidata di lui. Successivamente, di lui si era presa gioco, decisa a non cadere più in trappola, a farcela da sola. Ma ora così tante vite erano passate, e la creatura aveva ragione: era stanca del dolore.

Era stanca di perdere ogni volta la persona che amava.

«Potrai ricordarlo», disse la creatura. «Potrai ricordarlo, e questo ti darà il dieci percento in più di probabilità di salvarlo. Questo è il massimo che posso fare».

Lei allungò la mano, e strinse il glicine tra le dita. Concesse un sorriso alla creatura, prima di andare.

I morbidi petali si disintegrarono nella sua mano, e lei fu di nuovo viva.


Note autrice: Benvenuti nella storia "Il desiderio dell'Osmanto", nella quale spero siate preparatə allo slowburn

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Note autrice: Benvenuti nella storia "Il desiderio dell'Osmanto", nella quale spero siate preparatə allo slowburn... ovvero ne avremo di strada da fare prima che la coppia della storia inizi davvero a legare. Se amate i sogni e la lotta per sfuggire al proprio destino, allora questo è proprio il libro che fa per voi. 💜

Il Desiderio dell'OsmantoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora