Five

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Monte Carlo, Monaco
Marzo 2023

Camille

La pioggia scendeva incessante su Monaco da quel pomeriggio e non accennava a voler smettere.

Il rumore causato dallo scorrere dell'acqua arrivava fastidioso alle mie orecchie ma allo stesso tempo sembrava terapeutico, come se mi servisse solo quello per riuscire davvero a rilassarmi.

Alla sensazione di pace che mi procurava la pioggia si opponeva il fastidio persistente della cicatrice sul mio fianco destro, che diventava sempre più dolorosa con l'umidità. Ogni volta che la sentivo venivo trascinata indietro nel tempo, costretta a rivivere quell'incidente che avrei voluto solo cancellare dalla mia memoria.

Claire amava la pioggia. Era la cosa che amava di più dopo la fotografia. E quella discesa grondante di acqua dal cielo, con tutto ciò che ne conseguiva, non poteva che farmi pensare a lei.

E mi faceva pensare a lei la macchina fotografica che giaceva accanto a me, sul davanzale della finestra che si affacciava sul terrazzo della casa in cui ero cresciuta.

Il profumo della pioggia si mescolava a quello di qualsiasi cosa stesse cucinando mia madre nella stanza accanto e che mi faceva sentire a casa in un modo che avrei sempre fatto fatica a spiegare a parole.

E come se volessi sentirmi ancor più me stessa di così, la porta finestra che dava sul terrazzo si aprì leggermente con il vento, come un segnale per dirmi che dovevo uscire lì fuori ed immortalare quel momento.

Afferrai la macchina fotografica e mi preparai ad inspirare a pieni polmoni l'aria di quella fresca serata monegasca, muovendo i miei passi verso l'esterno.

Sollevai l'obbiettivo e attraverso lo schermo della mia macchina fotografica osservai la bellezza della mia città, con la pioggia che faceva brillare le strade e i tetti sotto la luce dei lampioni.

Una dopo l'altra, cominciai a scattare fotografie, ad immortalare quella tale bellezza, tenendo la mente libera da qualsiasi cosa non fosse quel luogo e quel momento.

Stavo, a poco a poco, tornando a sentire quella sensazione dentro di me, quella libertà avvolgente che riuscivo a provare solo mentre scattavo una fotografia. Pian piano stavo riuscendo a ritrovare quella grossa parte di me stessa.

Ero tornata a provare stupore e meraviglia per le piccole cose che mi circondavano ed era una sensazione che mi faceva sentire maledettamente viva. Mi faceva sentire un po' come se fossi ancora la vecchia Camille, solo con qualche cicatrice in più.

Sentii il rumore della porta di ingresso che sbatteva ma non mi voltai: non poteva essere nessun altro che Lorenzo. Io e mia madre lo stavamo aspettando per cena. Arthur sarebbe arrivato con un po' di ritardo.

Mio fratello fece il giro della casa e attraverso il riflesso nello schermo della macchina fotografica lo osservai poggiarsi allo stipite della porta finestra, senza emettere un suono, e guardarmi come se mi stesse vedendo per la prima volta.

Aspettai qualche secondo, continuando a scattare, e poi, senza voltarmi, attirai la sua attenzione.

"Per quanto tempo resterai lì a guardarmi senza dire niente?" gli domandai, curiosa di sapere quale fosse il motivo di tanto silenzio.

I'M STILL ALIVE - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora