Prologue

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Monte Carlo, Monaco
Dicembre 2020

Rumore.

Un fastidioso rumore di sottofondo.

La testa stava per esplodermi eppure quel rumore non voleva saperne di fermarsi.

Era faticoso stare a sentire, era faticoso concentrarsi, era faticoso aprire gli occhi.

Migliaia di suoni diversi si mescolavano tra di loro e davano vita a quella sinfonia irritante.

Rumore.

Provai a concentrarmi per capire cosa stesse succedendo attorno a me. Cercai di focalizzarmi su un suono alla volta e mai niente in vita mia mi era sembrato così difficile.

Bip bip bip

Sembrava il battito del mio cuore.

Mi concentrai su quello e poi cominciai a sentire un odore di disinfettante, talmente forte da farmi bruciare le narici.

Cercai di focalizzare l'attenzione su quell'odore e cominciai a percepire, sotto la mia mano destra, il tessuto freddo e ruvido di un lenzuolo. La sinistra, invece, era calda, stretta in una presa, a contatto con la mano di qualcun altro.

D'improvviso non c'era più tutto quel rumore. Sentivo solo quel suono, percepivo solo quell'odore, sentivo caldo grazie alla mano stretta nella mia.

Lentamente trovai la forza di aprire gli occhi, strizzandoli per la luce che, seppur soffusa, mi abbagliò.

Ospedale.

Ero in ospedale.

Riaprii gli occhi, piano, cercando di abituarmi alla luce, e finalmente riuscii a tenerli aperti.

Alzai lo sguardo verso la mano che stringeva la mia come se fosse un salvavita.

Charles.

Charles era lì, avvolto da una coperta, su una piccola sedia reclinabile, addormentato ma non sereno, con il volto tormentato e l'espressione di chi non dormiva da giorni. E la sua mano era nella mia, stretta, quasi come se avesse paura di lasciarmi andare.

"Charles." lo richiamai, con la voce flebile e roca e la gola secchissima.

Non volevo svegliarlo eppure allo stesso tempo avevo bisogno di vedere i suoi occhi, avevo bisogno che mi guardasse e mi dicesse che andava tutto bene.

Mio fratello si svegliò con un tonfo, come se avesse appena avuto un incubo. Mi osservò per un attimo con occhi confusi e quando realizzò che lo stavo guardando subito si alzò in piedi.

"Mille." sussurrò, con gli occhi lucidi, quasi come se fosse sull'orlo di una crisi di pianto, e lo osservai tirare un sospiro, sollevato, mentre si sedeva al mio fianco sul letto e portava una mano ad accarezzarmi i capelli.

Provai a parlare ancora ma quello che ne uscì quella volta fu solo un violento colpo di tosse.

"Bevi un po' d'acqua, dai." mi incitò Charles, avvicinando alle mie labbra un bicchiere munito di cannuccia.

Deglutii a fatica quel po' di acqua che riuscii a ingerire e poi provai a parlare di nuovo.

"Cosa è successo?" gli chiesi, facendo cenno al letto di ospedale nel quale mi trovavo.

Ero confusa, avevo immagini completamente sfocate che mi annebbiavano i pensieri e non riuscivo a ricordare nulla.

Charles indugiò, cercò di evitare il mio sguardo, quasi come se guardarmi negli occhi gli facesse male, e io mi aggrappai alla sua mano per mantenere la sua attenzione su di me.

I'M STILL ALIVE - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora