Zero

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Nizza, Francia
Febbraio 2023

Camille

Alzai lo sguardo per l'ennesima volta, ad osservare in lontananza le porte dell'Aeroporto di Nizza attraverso il finestrino della macchina di mio fratello Lorenzo.

Il via vai di gente era magnetico: mi aveva sempre affascinato osservare il mondo attorno a me e sentirmi talmente piccola in mezzo ad un mare di persone, tutte con la loro vita, con una storia da raccontare, con un motivo diverso per trovarsi nel mio stesso luogo in quel momento.

Mi piaceva scrutare i volti della gente e cercare di captare anche i più piccoli dettagli. Era una delle poche cose che riuscivano ancora a darmi pace: sapere che lì fuori ci fosse un mondo così grande da far sembrare insignificanti i miei problemi, la mia tristezza, il mio dolore. Era l'unico pensiero che riusciva a farmi dormire la notte: lì fuori il mondo non aveva mai smesso di girare.

"Hai sentito quello che ti ho detto?"
La voce di mio fratello arrivò ovattata eppure così chiara alle mie orecchie da farmi sussultare.
Ero distratta, nervosa, e in quegli ultimi giorni, così strani rispetto alla vita che avevo condotto negli ultimi due anni, era successo troppo spesso che mi perdessi tra i miei pensieri, senza prestare attenzione a quello che succedeva alle persone intorno a me.

Mi voltai verso Lorenzo e scossi il capo sorridendo, chiedendogli scusa con gli occhi, e lo vidi sbuffare. Sapevo che non fosse infastidito, era solo preoccupato per me: come tutti del resto.

"Arthur ti ha inoltrato il numero di Carlos." mi informò e io rapidamente osservai lo schermo del mio cellulare, notando per l'appunto la notifica di un messaggio da parte di mio fratello minore.

"Devi stare tranquilla, Camille." mi rassicurò, scrutando il modo in cui ero rimasta a fissare lo schermo del cellulare con lo sguardo perso.

"Sei sicuro che Charles non sospetti di nulla?" mi assicurai. Volevo che tutto andasse così come lo avevo immaginato.

Charles Leclerc era il mio gemello, pilota di Formula 1 per la Scuderia Ferrari. Era un pezzo grosso nell'ambiente, destinato a diventare un campione, ed io ero orgogliosa di lui in un modo che non si può nemmeno spiegare a parole.

"Sia io che Arthur abbiamo tenuto la bocca chiusa. E la mamma è stata molto attenta a non farsi scappare nulla. Sarà così sorpreso di vederti che gli verrà un colpo." scherzò, accennando una piccola risata alla quale mi unii anch'io.

Da quando, ormai due anni prima, mi ero trasferita in America per studiare giurisprudenza, le occasioni per vederci erano state pochissime. Charles era impegnato costantemente con le gare in giro per il mondo ed erano passati quasi otto mesi dall'ultima volta che lo avevo visto.

Il pensiero di essere stata per così tanto tempo lontana da lui mi logorava dentro: Charles era la mia metà e, nonostante sapessi che niente potesse separarci, né tantomeno la distanza, avevo proprio bisogno di sprofondare in un suo abbraccio per avere la certezza che quel legame ci fosse ancora, più forte che mai.

"Non capisco perché sei così nervosa, è di Charles che stiamo parlando." tornò serio, probabilmente percependo la mia tensione che non riuscivo in alcun modo a lasciare andare.

Ero tornata a Monaco dopo quasi due anni e avevo annunciato a tutti di aver mollato gli studi. Nessuno me ne aveva fatto una colpa, ma con Charles era diverso.

"Ho paura di deluderlo, dopo tutto quello che ha fatto per me." confessai, consapevole che Lorenzo non mi avrebbe mai giudicata. Forse glielo stavo dicendo proprio perché sapevo che avrebbe trovato qualche parola di conforto per tirarmi su di morale.

Charles si era fatto in quattro per assicurarmi un posto in quell'università, si era assicurato che tutte le spese fossero coperte e avevamo discusso malamente quando gli avevo giurato che gli avrei restituito fino all'ultimo centesimo.

Il mio gemello mi aveva vista toccare il fondo, mi era stato accanto e mi aveva aiutata a risollevarmi. Voleva solo che mi riprendessi, che ricominciassi a vivere, e io stavo rinunciando a tutto perché ancora una volta non riuscivo a capire quale fosse la mia strada. O forse lo sapevo, ma la paura era troppo forte per intraprenderla.

"Lui vuole solo vederti star bene, Camille. Non ti mancherà mai il suo supporto, o il nostro. Vogliamo solo che torni a essere felice." mi assicurò e un po' mi sentii una stupida perché stavo dubitando della mia famiglia, del mio sangue, ma la paura di deludere tutti come avevo fatto con me stessa tendeva a prendere il sopravvento.

Annuii, perché non sapevo bene cosa rispondere a quelle parole, e semplicemente strinsi la mano di Lorenzo, in cerca della forza che mi mancava per aprire finalmente quello sportello, scendere dall'auto e procedere verso l'aereo che mi avrebbe riportata da Charles.

"Allora adesso vado. Ci vediamo tra qualche giorno." lo informai, dedicandogli un sorriso flebile e avvicinandomi a lui per lasciargli un bacio sulla guancia.
Lorenzo ne approfittò per tenermi stretta per qualche secondo ed io mi beai di quel calore breve ma intenso.

"Avvisami quando atterri. Ti voglio bene." si assicurò di ripetermi per l'ennesima volta, dopo che negli ultimi due giorni avevo sentito ogni membro della mia famiglia dedicarmi quelle parole almeno un migliaio di volte. Ero così fortunata ad avere tutti loro al mio fianco eppure a volte non riuscivo a godermi tutto quell'affetto perché pensavo di non meritarlo.

Mi affrettai a scendere dall'auto e con altrettanta fretta mi incamminai verso l'ingresso dell'aeroporto, senza guardarmi indietro, per non rischiare che il coraggio che avevo improvvisamente acquisito svanisse e mi facesse cambiare idea.

Attraversai le porte in vetro tirandomi dietro la mia valigia e fu un po' come varcare una soglia, un confine, verso un nuovo inizio e una nuova me.

Ancora non lo sapevo ma la mia vita stava per cambiare per sempre.

I'M STILL ALIVE - Carlos SainzDove le storie prendono vita. Scoprilo ora