16

8 2 0
                                    


Mila

Vedevo che Claudio però non era totalmente attivo mentre camminavamo nei corridoi e io avevo paura che il coach ci avrebbe uccisi se avessimo tardato all'allenamento, di nuovo. 

"Aumentiamo il passo Claudio altrimenti ce la vedremo proprio brutta questa volta"

"E certo! Arrivo tardi io e mi caccia dalla squadra ma se arrivi tardi tu ci triplica gli allenamenti fino alla partita di inizio stagione" la rabbia che raramente dipingeva i tratti del suo volto, adesso lo tormentava.

"Non è colpa mia se sono diventata io il capitano e non tu. Vuoi essere importante quanto me? Diventa capitano!" buttai fuori quella frustrazione che ingoiavo da giorni, questo perchè non riuscivo ad andare avanti con il caso e conciliare anche tutti gli allenamenti. Come se non bastasse, mia nonna aveva deciso che il suo silenzio glaciale ogni volta che la incrociavo era la punizione migliore da farmi sopportare per i miei precedenti ritardi. 

Poi ero io quella dal carattere difficile!

Forse avrei dovuto migliorare le mie capacità di consolare gli altri, pensai perchè quelle che avevo pronunciato  non erano le parole che servivano a Claudio, d'altra parte non era colpa mia se aveva nominato me capitano della squadra Claiton e quindi non voleva eliminarmi dalla squadra per nessun motivo al mondo.

"Mi piacerebbe Mila davvero, peccato che tu sembri imbattibile! Sono tre anni che cerco di prendere quel posto ,ma tu continui a restarci e quindi mi devo accontentare della carica di co-capitano"

Ci fu un breve momento in cui Claudio si zittì, forse per dare voce dentro di se a quelle grida che minacciavano di uscire da un po' di tempo ormai. Nella sua relazione con Maya lo avevo inizialmente visto cambiare in meglio ma poi, con il tempo, piano piano aveva iniziato a spegnere quella luce che di solito gli incendiava lo spirito, gli occhi non gli brillavano piu e la bocca faceva dei sorrisi forzati. Raramente sul suo viso avevo visto espressioni che potevano definirsi genuine. 

Forse quella rottura era un bene, quelle crepe che il cuore di Claudio aveva adesso e tutte quelle ferite che circondavano il suo essere lo avrebbero aiutato tanto quanto le mie avevano aiutato me dopo i miei genitori. 

In quei momenti io ero spezzata, a terra senza forza eppure mi ero nutrita di quelle ferite, le avevo ricucite e ne avevo fatto un bel quadro, magari un quadro che sarebbe stato rotto, distrutto e calpestato altre mille volte facendo uscire di nuovo i ricordi che avevo cercato di dimenticare ma  nulla mi avrebbe fatto tornare di nuovo come sei anni fa. Niente mi avrebbe distrutta tanto, tranne l'assassino dei miei genitori. Quella figura che io non ero riuscita a vedere ma che ancora invadeva  i miei incubi ogni notte facendomi sperare di catturarlo, dandomi la speranza che avrei potuto mettere la parola fine a quel mostro che ancora mi stringeva fra le sue braccia e che a volte non mi permetteva di respirare. A causa sua ora negli occhi, nelle figure, nelle forme che disegnavo c'era solo terrore, quello che avevo visto in mio padre mentre cercava di nascondermi, quello che era sparito dallo sguardo di mia madre una volta che mi aveva vista nel nascondiglio, quello che avevo rivisto nel mio sguardo quello stesso giorno dopo che la polizia mi aveva portato in un bagno per farmi calmare. 

Dopo quel giorno non avevo parlato per mesi, ogni giorno il mio sguardo si perdeva nel vuoto fino a quando Ada non era riuscita a farmi tornare almeno un po' di quella voglia di vivere di cui avevo un disperato bisogno. 

Adernold & Il Cadavere Nel Ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora