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Ada

Ci misi un po' a capire dove vivevano Denise e la sua famiglia specialmente perché raramente andavo a casa loro, mi era capitato qualche volta di accompagnare Jen e andarla a prendere ma, dopo che le avevano regalato la macchina, la sottoscritta non era più servita a niente.

Parcheggiai di fronte ad una villetta di campagna fatta in pietra e con un giardino bello e curato pieno di tulipani di vari colori.

Mi avvicinai all'ingresso e bussai, ad aprirmi fu una donna vestita in modo elegante e sulla sessantina che mi rivolse un dolce sorriso.

"Come posso aiutarla?"

"Mi chiamo Ada Gomez, volevo vedere come stava la famiglia McCallisster"

"È gentile da parte sua, entri pure. La signora si trova nel soggiorno sulla destra, sul divano"

"La ringrazio"

Mi mossi tra i corridoi in pietra eleganti fino ad una stanza in cui la TV era accesa ma la sua spettatrice era assente, almeno mentalmente.
Vedendola distrutta sul divano con tante cartacce in torno a lei mi si formò un piccola crepa nel cuore.

"Salve" dissi temendo di disturbare la tempesta silenziosa che si era creata nella testa.

"E tu chi sei?"

"Mi chiamo Ada Gomez, mia sorella era..."

"La rovina di mia figlia, ecco cos'era tua sorella. Come mai sei qui?"

"Volevo sapere come stavate"

Si alzò in piedi e mi guardò con le lacrime agli occhi, poi si avvicinò a me e mi abbracciò.
Non ero una persona da abbracci e non penso che lo sarei mai stata ma fu come se il suo dolore passasse a me, lo sentivo sulla pelle e percepii i pezzi del cuore di quella donna tutti fra le mie mani, sanguinanti.

"Grazie cara anche se...non so come sto"

"Se vuole possiamo parlare un po', sembra averne bisogno"

"Non credo mi vada di parlare in questo momento ma...seguimi ti porto nella cucina"

La segui fino ad una cucina che sembrava vissuta a pieno, con tutte le foto di famiglia e dei disegni un po' scarabocchiati appesi al frigorifero, una casa che celava tra le sue mura l'amore di una famiglia.

"Lo vuoi un thé?" chiese mentre tirava fuori tutto l'occorrente per preparare la bevanda.

"Aspetti ci penso io"

"Grazie, sei molto gentile. Il completo contrario di tua sorella"

C'era astio nella sua voce e non potevo darle torto, mia sorella poteva sembrare un angelo ma era la figlia del male in persona. E il male era mia madre, alla fine i conti tornavano.

"Mi dispiace, le chiedo scusa da parte sua"

"Non serve, non più almeno"

"Che cosa ha fatto mia sorella?" non volevo risultare invadente eppure sentivo il bisogno di non sentirmi la sola minacciata costantemente da Jenevieve.

Adernold & Il Cadavere Nel Ghiaccio Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora