Il Mondo Invisibile - Libro 1 [In corso]

8 - Ritorno al Punto di Partenza

Un'enorme esplosione travolse Iris Jane Done, scaraventandola lontano da Alice e Ian.

Protese una mano verso i propri amici, nelle orecchie le fischiava un suono talmente acuto da coprire tutti gli altri e gli occhi le pizzicavano a tal punto da vedere tutto sfocato. Li strizzò, ma la situazione non subì miglioramenti. Respirava a fatica a causa dell'urto tra il suolo e le sue costole.

Tutto girava in maniera troppo vorticosa da suscitarle una tale nausea che ci sarebbe voluto un miracolo affinché non rigettasse la razione di quel giorno dalla bocca. La sensazione aumentò a tal punto da scaraventarla, teletrasportandola - non seppe neanche lei come - in una stanza adibita di una fitta quantità di monitor e scrivanie che le risultò fin troppo familiare.

Davanti a lei c'era l'origine dell'enorme fonte luminosa.

Un portale di immense dimensioni le era parato di fronte. Sembrava composto da piccole nuvole vorticanti disposte a spirale che emanavano piccoli fulmini e una miriade di sfumature blu, nere, grigie e bianche. Era bellissimo e spaventoso al tempo stesso e la tentazione di gettarvici dentro senza alcun motivo apparente fu talmente grande che pian piano vi si avvicinò, muovendosi lentamente, sfiorando le tenebre che racchiudeva con il palmo della mano. Il centro di quella grande sfera di antimateria era talmente oscuro da sembrare un buco nero in miniatura.

Fece per toccarlo e, come affondò la mano nella sostanza scura, venne risucchiata dentro il varco interdimensionale.

Riaprì gli occhi di scatto.

Il tir era parcheggiato vicino un'area di sosta e Gary stava fumando una sigaretta.

Ij si stropicciò gli occhi, gettando uno sguardo allo specchietto che le restituì il proprio riflesso. Le iridi emanavano la loro tipica luce verde, ma la ragazza non sentiva né formicolii né calore in alcuna parte del corpo.

Le girava la testa in un vorticare che da giorni le sembrava essere senza fine.

Non appena l'uomo là fuori terminò di fumare, salì le scalette che conducevano nell'abitacolo e si sedette scompostamente. Un'odore acre sopraggiunse alle narici della ragazza, che non si azzardò a protestare. Era già tanto se lui la portava con sé. Gary mise in moto e per altre svariate ore il paesaggio tutto uguale tipico dell'autostrada scorse davanti agli occhi color smeraldo di Ij, il cielo che alternò poi il giorno con la notte.

Si concedettero, come le aveva detto il camionista all'inizio di quel folle viaggio, ben poche pause, per lo stretto necessario. Per il resto la tratta fu lunga e impegnativa, ma dopo un paio di giorni passati a percorrere un'autostrada che presentava sempre più frequentemente un inamovibile traffico la ragazza riconobbe il profilo delle case di quella città per lei immensamente troppo grande che l'aveva accolta nel proprio grigiore per quei pochi anni che aveva vissuto in quel mondo.

La visione le strappò un sorriso.

Come entrarono nella città Iris Jane si sentì poco più sollevata. Si separò da Gary solo quando lui le mostrò le indicazioni che portavano al magazzino verso il quale si dirigeva: la sua meta. "Io arrivo qui, dimmi dove hai bisogno di scendere." le disse al momento del suo arrivo. Fortunatamente non distava troppo dal quartiere dove vivevano lei e Alex fino a poche settimane prima.

Separarsi da Gary fu più difficile del previsto.

Era diventato una sorta di figura paterna. Le occhiaie per il lavoro massacrante, le mani di chi ha lavorato per tanto tempo in magazzino e gli occhi castano chiaro stanchi e pieni di vita al tempo stesso, che di tanto in tanto lanciavano occhiate a una foto ritraente probabilmente la sua famiglia appoggiata al parabrezza del camion. Lo avrebbe potuto definire, con tale aspetto, una specie di padre adottivo. Senza troppi convenevoli, salutò la ragazza augurandole il meglio, ragguagliandole di evitare le brutte strade che portavano alla rovina di una persona e consigliandole come prima cosa di trovarsi un lavoro stabile.