10 - Finalmente a Casa

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Iris Jane Done, col volto a terra, respirò per la prima volta dopo anni il familiare odore della sabbia rossa.

Distesa prona, con le dita tastò quel terreno così soffice al tatto e così incredibilmente scarlatto. Provò a incamerare aria nei polmoni, ma l'azione le sortì una serie interminabile di colpi di tosse. Sentiva il naso, la bocca e la gola bruciare dolorosamente mentre il panico la assaliva. Non riusciva a respirare, si sentiva soffocare. Perché non riusciva a compiere dei gesti così semplici? Iniziò a tremare, consapevole di essere forse sul punto di morire.

Dopo svariati minuti però i conati smisero di sconquassarle la cassa toracica e Ij tornò lentamente a respirare in maniera normale.

Sentiva ancora i polmoni bruciare, ma perlomeno assimilava quel poco di ossigeno presente nell'aria.

Elijah stringeva ancora la sua mano.

Era mezzo cosciente, ma quando vide i suoi occhi grigi socchiusi capì che era ancora vivo. Respirava normalmente, ma dai movimenti dedusse che faceva una certa fatica a muovere il proprio corpo. Lo sentì emettere uno sbuffo esasperato. Ij strinse allora la sua mano, come una sorta di esortazione a rimettersi in piedi e darsi una mossa, ma Elijah proprio non ne voleva sapere. Se ne stava accasciato sulla sabbia vermiglia come un sacco di patate.

Ij si staccò da lui e si sorresse nuovamente sulle proprie gambe.

La visione delle dune rosse, di quel nulla e quel silenzio assoluti le sortirono una sorta di risata liberatoria, che si trasformò ben presto in lacrime di gioia. Sollevò lo sguardo al cielo e lasciò che l'aria tossica e il terreno sottostante la avvolgessero. Era di nuovo a casa.

In quel momento per la prima volta da molto tempo, aveva chiaro il proprio obiettivo: trovare Alice e Ian. Sebbene non avesse la più pallida idea di dove potessero essere, qualunque pensiero negativo riguardo i due ragazzi adesso non la scoraggiava più. Erano d'altronde nuovamente tutti e tre sullo stesso piano dimensionale, questo importava e non la faceva desistere dal volerli trovare a tutti i costi. Ora più di prima.

Voltandosi, trovò di fronte a sé il cyborg che l'aveva accompagnata in quella folle avventura in piedi, malgrado ancora un po' barcollante. C'era la possibilità che il viaggio attraverso le due dimensioni non avesse fatto molto bene al suo corpo, che restava per metà frutto delle mani dell'essere umano. Probabilmente la componente tecnologica sopportava malvolentieri il fatto di essere teletrasportata da un chissà-quale punto del multiverso ad un altro.

Elijah indossava una felpa nera incredibilmente grande, la stessa che portava quando Iris Jane lo aveva scoperto a ficcanasare in casa sua, dove gli aveva ricostruito una buona parte del cervello danneggiato a causa degli stessi esperimenti di cui lui non conservava ricordo, con il proprio siero. Ora aveva le mani affondate nelle tasche dell'indumento e fissava Ij come se stesse cercando una risposta ad una domanda silenziosa: e adesso che hai in mente di fare?

Ij ricambiò lo sguardo.

"Devo cercare delle persone." decretò lei. Al che Elijah si fece più vicino e sempre fissandola chiese: "Sai dove si trovano perlomeno?" La ragazza negò con il capo, la testa china. "No," rispose quindi. "ma ho un'intuizione." fece poi, sollevando il viso verso il proprio interlocutore. Le era bastata una sola occhiata alla struttura abbandonata poco distante per capire dove potessero essersi potuti dirigere i due. Il laboratorio svettava maligno al di là delle dune.

La causa di ogni male di quegli ultimi anni, pensava Ij riguardo l'edificio, anche se ormai si trovava lì, da dove era provenuta. Forse si sarebbe tutto risolto da solo, sperava dal profondo del cuore, forse Alex e Giò se la sarebbero cavata anche senza di lei. Ma lo strisciante pensiero che l'altro mondo non fosse completamente libero dai problemi che lei aveva portato l'assillava, con la sensazione che probabilmente la situazione sarebbe potuta solo andare a peggiorare.

Il Mondo Invisibile - Libro 1 [In corso]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora